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Finanziamenti, non si arresta la corsa delle rate dei mutui a tasso variabile: +212,43 euro al mese rispetto al 2022

- di: Barbara Bizzarri
 
Finanziamenti, non si arresta la corsa delle rate dei mutui a tasso variabile: +212,43 euro al mese rispetto al 2022

L’O.N.F., Osservatorio Nazionale Federconsumatori, che da anni monitora i costi dei mutui, a tasso variabile e a tasso fisso, ha rilevato preoccupanti tendenze al rialzo, che hanno messo in ginocchio molte famiglie: infatti, il continuo rialzo dei tassi operato dalla BCE nel tentativo di fermare la corsa dell’inflazione ha determinato ripercussioni estremamente gravi per i cittadini, specialmente chi ha contratto mutui a tasso variabile. Gli effetti principali si notano sul rialzo delle rate di prestiti e finanziamenti, ma soprattutto su quelle ben più onerose dei mutui.

Finanziamenti, non si arresta la corsa delle rate dei mutui a tasso variabile: +212,43 euro al mese rispetto al 2022

La situazione peggiore riguarda chi ha stipulato un contratto di mutuo a tasso variabile, magari approfittando delle condizioni vantaggiose degli ultimi anni. Nel caso di un mutuo a tasso variabile di 115.000 euro per 25 anni, la rata mensile ha subito un aumento medio del +44% rispetto al 2022 e del +64% rispetto al 2021. Questo si traduce, nel confronto con l’anno precedente, in un aggravio di +212,43 euro al mese, ovvero +2.549,16 euro annui. Si tratta di aumenti insostenibili per molte famiglie, anche alla luce del rincaro generalizzato dei prezzi, dall’energia al settore alimentare, che ha fatto lievitare a dismisura il costo della vita.

Non va meglio sul fronte dei mutui a tasso fisso: ma in questo caso è bene considerare che l’aggravio nel confronto rispetto al 2022 è solo ipotetico, in quanto considera la stipula effettuata a diverse condizioni contrattuali in momenti diversi. Nel dettaglio, stipulando un mutuo a tasso fisso oggi, si avrebbe una rata più onerosa mediamente del 6% rispetto a quella di un mutuo a tasso fisso stipulato nel 2022, ma ancor più impressionante è il divario con la rata del 2021, che segna il +31%. Il costo di un mutuo a tasso fisso di 115.000 euro per 25 anni stipulato nel 2023, per esempio, mediamente è più alto di 9.916,20 euro rispetto al 2022. Ma l’aumento più allarmante si evidenza estendendo il confronto al 2021, ovvero prima che i tassi iniziassero la loro scalata: dal raffronto 2023/2021 emerge un divario del costo complessivo per stipulare un mutuo a tasso fisso di 41.682,60 euro.

Quella dei mutui si sta configurando come una vera e propria emergenza, sono sempre di più le famiglie in difficoltà con il pagamento delle rate che si rivolgono a Federconsumatori per chiedere supporto e individuare la soluzione migliore per far fronte ai pagamenti. In tal senso, risulta ancora inadeguata l’opzione messa in campo dal Governo, che permette di rinegoziare il mutuo a un tasso fisso, ma solo a determinate condizioni: la prima è quella di non risultare morosi. Soluzione che, tra l’altro, come segnalato in molti, non tutti gli Istituti di Credito sono disposti ad applicare.

È necessario uno sforzo più consistente in una fase delicata e complessa come quella attuale: è indispensabile, innanzitutto, prevedere un ampliamento del fondo di solidarietà Gasparrini per i mutui sulla prima casa, concedendo l’accesso anche a chi è in mora da oltre 90 giorni; bisogna consentire la rinegoziazione del mutuo con rate sostenibili, per esempio differendo il pagamento di una quota degli interessi aggiuntivi maturati, aggiungendo rate in coda al piano di ammortamento, rese così infruttifere di ulteriori interessi (per divieto di anatocismo); consentire la rinegoziazione o la surroga a tasso fisso (quella prevista dal Governo in Legge di Bilancio) anche ai morosi e ampliare la soglia Isee e il limite massimo del mutuo per fruire di tale opzione. Il tasso fisso dovrà essere definito e aggiornato dal Governo sulla base delle decisioni assunte dalla BCE.

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