La Feduf analizza le propensioni degli italiani, tra risparmio e inflazione

- di: Redazione
 
L'assemblea annuale della Fondazione per l'Educazione Finanziaria e al Risparmio e il panel del dibattito - moderato da Daniele Manca, vicedirettore del Corriere della Sera - che la ha animata sono stati l'elemento caratterizzante di un evento che si è focalizzato, tra gli altri punti, soprattutto sulla propensione al risparmio degli italiani di fronte ad un fenomeno che non si manifestava da anni, quello dell'inflazione, che sta preoccupando anche il resto del mondo. Dagli interventi è emerso un appello a sviluppare sempre di più l’educazione finanziaria, che è poi l'obiettivo della Feduf che, ormai da tempo, opera fattivamente per formare una nuova coscienza di fronte al risparmio e a come esso possa entrare nelle dinamiche delle famiglie italiane.

La Feduf analizza le propensioni degli italiani, tra risparmio e inflazione

Gli intervenuti al dibattito (Stefano Lucchini, presidente della Fondazione, Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, Stefano Zamagni, docente di Economia Politica all’Università di Bologna e Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos, e Magda Bianco, responsabile del Dipartimento Tutela della clientela e educazione finanziaria della Banca d'Italia) hanno spiegato perché è fondamentale avere le competenze di base per ridurre i danni della congiuntura economica e, anche per questa via, migliorare il benessere sociale.

Stefano Lucchini (in foto), nella sua relazione iniziale, che ha fatto da traccia al dibattito, ha rimarcato come "nessuno di noi da solo può contrastare gli effetti della geopolitica o i movimenti dei mercati ma una educazione finanziaria più diffusa può meglio governarne gli effetti sia sui conti personali sia su quelli del Paese. Per questo - ha ribadito - è importante diffondere la comprensione dei meccanismi economici. Stiamo lavorando molto nel coinvolgimento dei più giovani, ma anche la vulnerabilità dei seniores in materia finanziaria è un tema decisivo e dobbiamo, con tutte le istituzioni finanziarie, cercare le misure appropriate per colmare le tante carenze. Il benessere sociale correlato all’educazione finanziaria è di cruciale importanza sia per il futuro delle giovani generazioni sia per la vulnerabilità alle quali sono esposte le persone più anziane: si tratta di due elementi che sfuggono a una visione utilitaristica e individuale dell’economia. Alla luce dei dati emersi oggi da un lato è evidente come sia ancora molto il lavoro da svolgere e dall’altro come il tema dell’educazione finanziaria non sia secondario nel dibattito sull’economia, grazie a valide iniziative come quella odierna o come 'Young Factor' dell’Osservatorio Giovani Editori presieduto da Andrea Ceccherini che si è tenuta nei giorni scorsi".

Antonio Patuelli, nel suo intervento, ha posto l'accento sul tema del peso fiscale che grave sull'Italia, dicendo che ''dobbiamo avere la consapevolezza che altri Stati dell'area Ue stanno competendo anche sul fronte della pressione fiscale. Se l'Italia sugli investimenti è superiore alla media europea e rispetto ad altri Paesi in Europa, il risparmio si può indirizzare con un clic senza frontiere verso mercati che tengono la pressione fiscale più bassa''.

Ha generato molto interesse, poi, nel corso del dibattito, l'esposizione, da parte di Nando Pagnoncelli, dei risultati dell’indagine Ipsos sulle competenze di economia in Italia che non sono purtroppo ancora percepite come una priorità formativa.

Dall'indagine emerge che solo il 21% degli italiani le ritiene essenziali per ''agire in modo responsabile e fare scelte consapevoli''; il 43% pensa sia fondamentale la formazione nell’ambito della salute per la prevenzione delle malattie; il 41% si focalizza sulla sostenibilità per limitare l’impatto delle attività umane sull’ambiente, il 27% si indirizza verso i temi dell’alimentazione legati alla salute e al consumo di risorse.

Questi risultati sono facilmente spiegabili con fattori evidenti, come i due anni di pandemia e la campagna europea per la transizione ecologica. Ma, dagli interventi nel dibattito, è emersa con chiarezza l'esigenza che proprio il cambiamento della congiuntura non potrà che favorire l’attenzione verso l’educazione finanziaria.

L'indagine di Ipsos ha fatto poi rilevare che il timore per l’aumento del tasso di inflazione preoccupa il 65% degli italiani, con il 77% degli intervistati che si dice consapevole degli effetti che la perdita di potere di acquisto del denaro può avere sul proprio stile di consumo. Alla domanda ''Se avesse a disposizione dei risparmi per un importo pari a diecimila euro come li investirebbe…", il 27% degli intervistati risponde che terrebbe tutto il denaro sul conto corrente, il 36% che lo investirebbe solo una minima parte, depositandone il resto sul conto corrente. Solo il 24% invece investirebbe la maggior parte del risparmio minimizzando la liquidità. Andando a indagare il sentimento degli italiani nei confronti del risparmio, la ricerca rileva alcune associazioni positive: il 35% della fascia tra 16-24 anni lo associa con futuro, 32% della fascia 45-65 anni alla tranquillità, e il 19% fascia 16-34 anni e 25-34 anni alla progettualità, e altre negative: il 26% nella fascia 16-24 anni e il 23% della fascia 35-44 anni lo correla al sacrificio.
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