Federmeccanica: produzione nel settore metalmeccanico/meccatronico in calo nel 2024

- di: Barbara Leone
 
Nel secondo trimestre del 2024 l’attività economica e il commercio mondiali hanno continuato ad espandersi a ritmo moderato mentre le prospettive rimangono fiacche. Continuano a pesare gli effetti delle politiche monetarie ancora restrittive, l’incertezza alimentata dai conflitti in corso, la generale debolezza del ciclo manifatturiero così come le difficoltà del trasporto marittimo. E’ quanto emerge dai risultati della 171esima edizione dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica – Meccatronica italiana diffusi oggi da cui si evince che nel nostro Paese, in questa prima metà del 2024, i risultati della produzione industriale rimangono ancora in terreno negativo: -0,8% nel secondo trimestre rispetto al precedente (era già -1,3% nel primo) e -1,7% nel confronto tendenziale (dopo il -3,9% segnato nel primo trimestre). Nel settore metalmeccanico si riscontra una situazione ancora più difficile: in termini congiunturali, nel secondo trimestre il calo produttivo è stato dell’1,5%, dopo il -2,1% registrato nel primo; mentre in termini tendenziali, alla contrazione del 3,9%, segnata nei primi tre mesi dell’anno, ha fatto seguito un -3,4% nei successivi tre.

Federmeccanica: produzione nel settore metalmeccanico/meccatronico in calo nel 2024

In questo primo semestre del 2024 la produzione metalmeccanica è diminuita in maniera diffusa in tutti i comparti dell’aggregato, ma in particolar modo in quello degli Autoveicoli e rimorchi i cui volumi di produzione hanno segnato cali congiunturali sempre più accentuati nei singoli trimestri. Le dinamiche produttive sono state disomogenee nei diversi comparti e questo anche perché il settore metalmeccanico è un settore fortemente eterogeneo sia per l’inclusione di una vasta gamma di attività produttive, molto diversificate tra loro, sia per le differenti dimensioni che caratterizzano le imprese metalmeccaniche. Anche nell’Unione Europea, in questa prima metà dell’anno in corso, l’attività metalmeccanica è risultata in forte sofferenza e le dinamiche produttive, ancora negative nei principali paesi membri, risultano evolvere in maniera differenziata. In Germania la produzione si è ridotta in temini congiunturali dell’1,9% nel primo trimestre e dell’1,3% nel secondo; in Francia dopo il crollo registrato del primo trimestre (-3,5% rispetto al precedente) nel secondo il risultato è stato ancora negativo (-1,2%), mentre in Spagna dopo il +1,2% congiunturale del primo trimestre, nel secondo ha cambiato segno con un -0,7%. Nel corso dei primi sei mesi del 2024, l’export del nostro paese ha risentito della debolezza del commercio mondiale ancora condizionato dai tanti fattori di incertezza che caratterizzano il contesto internazionale. Le esportazioni metalmeccaniche, nel periodo gennaio-giugno dell’anno in corso, si confermano negative e la dinamica trimestrale nel 2024 evidenzia un nuovo aggravamento: -4,3%, rispetto al secondo del 2023, dopo il -2,0% segnato nel primo.

«Siamo in difficoltà, su tutta la linea dalla produzione industriale all’export, dal confronto con il trimestre precedente a quello con lo stesso periodo dello scorso anno - ha commentato il Vicepresidente di Federmeccanica Diego Andreis -. Gli effetti purtroppo si vedono dalla diminuzione del numero di imprese che prevedono di aumentare l’occupazione e dalla crescita sensibile della cassa integrazione, sia quella ordinaria che straordinaria. Anche il futuro non promette niente di buono, analizzando le previsioni delle imprese e i loro timori. Più del 30% delle aziende si preoccupa di possibili interruzioni dell’attività. Così come purtroppo non stupisce più vedere che è sempre più diffusa la preoccupazione di non trovare i profili professionali che servono. Timore questo che coincide con le difficoltà ormai endemiche registrate per la ricerca di personale. Ci troviamo in mezzo ad un guado e serve un lavoro di concerto, Europa tutta assieme, per uscirne senza lasciare indietro nessuno. Il nostro Settore è stretto tra tensioni esterne non controllabili e strutturali problemi di competitività. Si deve agire sui diversi ambiti e ad ogni livello per non perdere ulteriore terreno. Ognuno deve fare la sua parte diciamo sempre, noi faremo la nostra, come sempre.»

Gli fa eco il Direttore Generale di Federmeccanica Stefano Franchi, che aggiunge: «Anche oggi ci confrontiamo con la realtà e ci scontriamo con tante difficoltà. Ed è una dura realtà quella che abbiamo davanti. Lo dicono in maniera chiara tutti i dati raccolti, sia quelli di fonte ufficiale sia quelli qualitativi che le nostre imprese ci hanno fornito. Tutto torna, sono i conti che non tornano, ancora una volta. Diciamolo in maniera chiara: se il nostro Settore non va bene, tutti ne risentono. Osserviamo come le nostre performance negative abbiano condizionato anche quelle dell’Intera Industria. Si può affermare che la metalmeccanica/meccatronica è un vero e proprio interesse nazionale, e come tale va tutelato e sostenuto. Niente può essere lasciato al caso in nessun ambito. Non si possono fare passi falsi, si deve fare un salto di qualità. L’obbiettivo è tornare a crescere, ma prima occorre proteggere chi è in condizioni più critiche. Poi occorre creare le condizioni per lo sviluppo dell’intero sistema, tenendo presente che anche i dettagli fanno la differenza soprattutto in una Categoria caratterizzata da un’estrema eterogeneità. Basta veramente poco perché si generino dei danni irreparabili. Non possiamo permettercelo e non lo permetteremo».

Complessivamente nei primi sei mesi dell’anno in corso l’export settoriale è mediamente diminuito del 3,2%, rispetto al primo semestre del 2023, l’import si è ridotto del 6,5% mentre il saldo dell’interscambio è stato pari a circa 25,5 miliardi di euro, superiore ai 22,2 conseguiti nell’analogo periodo dello scorso anno. Con riferimento alle aree di destinazione, in questa prima metà dell’anno, più marcata è stata la contrazione registrata dalle esportazioni dirette verso l’Unione Europea (-5,5% su base annua), rispetto a quelle indirizzate verso i mercati esterni all’area (-0,5%), e il calo, pur avendo interessato tutti i nostri principali partner commerciali, è stato condizionato in particolar modo dal crollo rilevato sul mercato tedesco (-11,1% rispetto ai primi sei mesi del 2023). I risultati della nostra indagine congiunturale confermano il proseguimento della difficile fase nella quale versa il settore, oramai da molti trimestri, e che non trova conforto nemmeno negli indicatori previsivi che, nel breve periodo, permangono negativi.

Il 34% delle imprese intervistate dichiara un portafoglio ordini in peggioramento e sale al 39% (dal 32% della scorsa rilevazione) la quota di imprese che si ritiene insoddisfatta delle consistenze in essere; il 32% delle imprese (in forte aumento rispetto al precedente 21%) prospetta una contrazione nei livelli di produzione totale; la percentuale di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale aumenta dal 6% della scorsa indagine all’attuale 7%. Si espande poi la quota di imprese che prevede una riduzione dei livelli occupazionali (14% in salita dal precedente 11%). Inoltre, i dati INPS mostrano un incremento del ricorso all’istituto della Cassa Integrazione: +38,4% nel periodo gennaio-luglio 2024 rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. In particolare, le ore autorizzate di CIGO sono aumentate del 70,1%, mentre quelle di CIGS del 3,5%.

La difficile fase economica che stiamo vivendo oramai da diversi anni, ma soprattutto l’incertezza sulla sua evoluzione futura, sta condizionando significativamente la produzione del settore metalmeccanico; inoltre, le tensioni geopolitiche in atto in aree strategiche, soprattutto per quel che riguarda le catene di approvvigionamento, rendono sempre più difficile il contesto nel quale devono operare le nostre imprese metalmeccaniche, con pesanti ricadute anche sulla capacità di competere delle stesse.

Relativamente ai traffici marittimi nel Mar Rosso, nel secondo trimestre 2024 la percentuale di imprese che risente delle conseguenze derivanti da tali difficoltà cresce, passando dal 40% scorso all’attuale 42%. Nell’ambito della tipologia delle ripercussioni, il 46% delle rispondenti ne soffre in termini di allungamento dei tempi, per il 40% comporta un incremento dei costi, mentre il 9% ritiene di perdere competitività e il restante 4% di avere maggiori difficoltà di accesso ai mercati. Per fronteggiare una situazione così complessa, tra gli accorgimenti che le imprese hanno adottato o stanno adottando, l’incremento delle scorte è valutato nel 36% dei casi, modalità alternative di trasporto merci (treno, aereo, ecc.) nel 30%, il reperimento di nuovi fornitori in Europa e/o in aree non interessate da tali difficoltà nel 29%, mentre nel restante 5% le imprese adotteranno altre soluzioni.

Relativamente ai possibili rischi nel prossimo futuro, con riferimento a Materie prime ed Energia, in termini di carenza, fluttuazione dei prezzi, ecc., il rischio è considerato importante nel 72% dei casi. Circa i cambiamenti dello scenario macroeconomico globale, che si tratti di frammentazione dei mercati, di conflitti, dazi, politiche di austerity o altro, il pericolo è giudicato importante per il 67% delle relative risposte. Per quanto riguarda la carenza di forza lavoro qualificata la problematica è considerata importante nel 62% dei casi. In relazione alla possibilità dell’interruzione di attività il rischio è giudicato importante nel 38% delle risposte inerenti.

Relativamente al reperimento di manodopera, la quota di imprese che ha dichiarato di incontrare difficoltà nel reperire i profili professionali essenziali per lo svolgimento dell’attività aziendale è stata pari al 69%. Con riferimento alla tipologia di competenze ricercate, diventa sempre più difficile reperire quelle tecniche di base/tradizionali (48% delle aziende, quota più elevata degli ultimi quattro anni), mentre quelle tecnologiche avanzate/digitali hanno raccolto il 27% delle risposte. La ricerca delle competenze trasversali (intese come la capacità di risolvere problemi, di prendere decisioni, di lavorare in gruppo, di comunicazione, di autonomia) è stata ardua per il 19% delle imprese (percentuale più bassa dal 2021), mentre il restante 6% è alla ricerca di figure professionali con altre specifiche caratteristiche.

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