Europee: Salvini canta vittoria, ma ora ha il "problema Vannacci"

- di: Redazione
 
Matteo Salvini, commentando questa mattina, da via Bellerio, i risultati della Lega alle europee si è detto soddisfatto, molto soddisfatto, tantissimo soddisfatto poiché il partito è andato meglio rispetto alle politiche.
Che è un dato oggettivo, ma che non può essere visto solo in termini assoluti perché occorre analizzare i numeri da un punto di vista politico. Ed è qui che qualcosa, nei toni ottimistici del segretario leghista, sembra non essere perfettamente aderente alla realtà.
Il perché, per Salvini, ha un nome ed un cognome: Roberto Vannacci. Il generale ha raccolto, ha detto Salvini, oltre mezzo milione di voti, probabilmente quelli che hanno evitato alla Lega un brusco ridimensionamento.
Un successo di Vannacci che a Salvini ha fatto gonfiare il petto, dicendo che la sua scelta di candidare il generale dove possibile è stata azzeccata.
Ma a che prezzo, viene ora da chiedersi?

Europee: Salvini canta vittoria, ma ora ha il "problema Vannacci"

Vannacci ha corso con la Lega da indipendente e non è che, nelle sue moltissime esternazioni, si sia mostrato, per dirla con gergo militare, inquadrato e coperto, rivendicando il suo essere un addendo esterno, quindi la sua libertà di scelte, posizionamento, esternazioni. Ma i voti li ha ottenuti e ora la Lega ha anche il suo volto e non è che questo possa fare piacere sino in fondo a Salvini, che un problema se lo trova in casa.
Per tanti motivi, il più evidente dei quali è capire cosa Vannacci dirà in Europa su temi delicati, come quello dei diritti della persona, sui quali, almeno in Italia, ha fatto capire di avere idee molto chiare e non sempre in sintonia con il pensiero comune. Che ci può anche stare, ma se si comincia a categorizzare gli interlocutori in base al colore della pelle, agli orientamenti sessuali e all'approccio sul clima (sono solo i primi argomenti che ci vengono in mente del pensiero del generale), Roberto Vannacci rischia a Bruxelles di restare veramente isolato e di dividere il posto alla mensa solo con gli estremisti tedeschi di AfD.

Matteo Salvini questo lo sa benissimo, come sa che Vannacci deve muoversi in sintonia con la Lega e, comunque, mettendo da parte certe sue idee che la base del partito non condivide oggi, figurarsi domani in Europa.
Il sospetto che agita le ore immediatamente successive al voto europeo è che il generale potrebbe non riuscire a resistere al suo straripante ego e cercare, a Bruxelles, come in Italia, di crearsi un suo soggetto politico, magari non partito, ma qualcosa da potere usare come suo alter ego politico. Magari continuando a fare l'occhiolino ai nostalgici della X Mas, ma non tanto, come pure lui ama chiarire, a quella di Teseo Tesei o di Luigi Durand de la Penne, ma quella post 8 settembre.

Salvini, tra l'altro, deve anche farsi i conti in casa, cioè in Lombardia, dove i numeri lo inchiodano impietosamente alla marginalità politica.
Rispetto a cinque anni fa, la Lega ha perso una marea di voti e una enormità in percentuale, passando dal 43,389% al 13,10 %. Numeri che non hanno bisogno di commenti, come quello che, in cinque anni, ha visto passare la percentuale di Fratelli d'Italia dal 5,53% al 31,79%.
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