Il rapporto Contratti Enea con la Commissione Europea, dal quale emerge che lo scorso anno Enea ha partecipato a 162 progetti europei, tra vecchi e nuovi, per un valore totale di 48,5 milioni di euro, segnala che nel 2023 Enea ha acquisito 29 nuovi progetti dalla Commissione europea per un finanziamento di quasi 8 milioni di euro di cui oltre il 60% dal programma Horizon Europe.A questi si aggiungono più di 6 milioni di euro dal consorzio EUROfusion per un totale complessivo di circa 14 milioni di euro. Lo studio rileva inoltre che rispetto ai 298 progetti presentati nel periodo di programmazione 2021-2027 il tasso medio di successo dell’Enea è stato pari al 33%, di ben 12 punti percentuali superiore al periodo 2014-2020 (21%).
Enea: acquisiti 14 milioni da progetti di ricerca Ue nel 2023
“Questi dati confermano l’ottimo risultato ottenuto nelle prime tre annualità della programmazione 2021-2027, consolidato anche dalle prime evidenze per l’anno 2024 in cui si registrano già 20 contratti stipulati, di cui quattro a coordinamento Enea, una performance che ci colloca nella fascia medio-alta rispetto a tutti i partecipanti e in linea con gli altri enti di ricerca simili - sottolinea Alessandro Coppola, responsabile della Direzione Enea di Trasferimento tecnologico -. Le numerose proposte presentate lo scorso anno in risposta ai nuovi bandi hanno coinvolto circa 1.500 partner internazionali di 58 diversi Paesi, a riprova del livello di competitività che abbiamo raggiunto”.
La maggior parte dei progetti che hanno avuto accesso ai finanziamenti europei rientra nell’area “energia” (44%), al cui interno prevalgono quelli relativi a “fonti rinnovabili” (35%), seguiti da “fissione e fusione nucleare” (34%) ed “efficienza energetica” (22%). Dopo “energia”, il maggior numero di progetti finanziati ricade nell’area “scienze della vita” (12 %) e “ambiente” (10%).
L’Enea, inoltre, svolge il ruolo di coordinatore in oltre il 10% dei 162 progetti in corso nel 2023, mentre negli altri in cui è partner, il coordinamento è affidato a organizzazioni di ricerca (circa 57%), università e istituti di alta formazione (circa 18%) e industrie (6%).