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Rottamazione selettiva, il governo apre al dialogo

- di: Bruno Coletta
 
Rottamazione selettiva, il governo apre al dialogo
Leo: “Non per tutti, ma si farà per chi è davvero in difficoltà”. Nessuna misura nel 2025, ma la legge di bilancio potrebbe riaccendere il confronto.

Il ritorno della rottamazione? Sì, ma con cautela

La parola “rottamazione” torna a circolare nei corridoi del potere, ma senza il clamore delle precedenti edizioni. Questa volta non si tratta di un annuncio né di una promessa immediata, ma di una disponibilità condizionata e rinviata, che lascia intendere un possibile ritorno dello strumento nel 2026, con molte più limitazioni rispetto al passato.

Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo (foto), intervenuto al Forum in Masseria a Manduria, ha chiarito la posizione del governo: “Non è che siamo contrari alla rottamazione, se ne parla, ma ormai è una questione per la prossima legge di bilancio, perché il perimetro finanziario del 2025 si è esaurito”.

Una presa di posizione netta, che fa da argine a ipotesi di manovre correttive estive o di provvedimenti urgenti. Ma non chiude del tutto le porte.

Non più per tutti: solo chi è in reale difficoltà

La rottamazione dei debiti fiscali ha sollevato più volte critiche per gli effetti premiali verso i contribuenti morosi rispetto a quelli in regola. Ed è proprio qui che Leo pone la sua linea rossa: “La rottamazione si può fare ma non deve essere erga omnes”, ha dichiarato, spiegando che un’eventuale nuova edizione non sarà per tutti, ma dovrà essere indirizzata esclusivamente a chi è in condizione di oggettiva difficoltà economica.

A margine dell’evento, parlando con i giornalisti, Leo ha aggiunto: “Vediamo in che misura sarà possibile andare incontro alle esigenze comprensibili di chi è in debito col Fisco, ma per chi utilizza la rottamazione in modo pretestuoso ci sarà attenzione e vigilanza da parte nostra”.

Nessuno sconto per i furbi

La sottolineatura del viceministro non è solo formale. La questione della “rottamazione pretestuosa” tocca un nervo scoperto. In passato, le misure di saldo e stralcio hanno beneficiato anche aziende e persone che, pur potendo saldare i debiti, hanno scelto strategicamente di attendere le sanatorie, confidando in uno sconto futuro.

Questa volta, però, il governo intende distinguere tra contribuenti in reale difficoltà e chi cerca scorciatoie fiscali. Il Mef sta valutando soglie Isee, limiti reddituali e indicatori patrimoniali come possibili criteri di accesso per un eventuale nuovo condono.

Non si tratterebbe dunque di una misura generalizzata, ma di un’operazione chirurgica, riservata a famiglie e imprese colpite duramente da crisi settoriali o situazioni personali complesse.

2025, bilancio già chiuso: servono risorse nuove

Lo scenario economico italiano, però, non consente manovre gratuite. “Gli spazi fiscali per il 2025 sono esauriti”, ha ribadito Leo. In altre parole, nessuna nuova misura potrà essere inserita prima della prossima legge di bilancio, il cui iter inizierà in autunno.

Il Documento di economia e finanza approvato ad aprile ha già allocato le principali risorse disponibili per coprire il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef. Ogni misura aggiuntiva richiederà coperture certe, che ad oggi non ci sono. Secondo le previsioni, la prossima manovra avrà margini molto stretti, con una crescita inferiore all’1% e un debito pubblico vicino al 140% del Pil.

Il nodo politico: Meloni e il consenso

Dietro la prudenza tecnica, si intravede il nodo politico. La premier Giorgia Meloni, che ha promesso rigore nella gestione della finanza pubblica, si trova ora tra due fuochi: da un lato le attese di un elettorato provato da inflazione e debiti fiscali, dall’altro le richieste europee di mantenere il disavanzo sotto controllo.

Una nuova rottamazione, anche se selettiva, potrebbe incrinare la credibilità internazionale del governo. Eppure, il bacino elettorale dei piccoli imprenditori, autonomi e artigiani — storicamente vicino a FdI e Lega — preme per un segnale. Il compromesso individuato da Leo è chiaro: se ci sarà rottamazione, sarà nel 2026 e solo per chi ne ha davvero bisogno.

Il precedente delle rottamazioni: benefici e ombre

Le precedenti versioni della rottamazione hanno consentito l’incasso di oltre 22 miliardi di euro in sette anni, ma con tassi di adesione e recupero molto disomogenei. In molti casi, il contribuente aderiva ma poi non versava le rate successive, generando un buco nei flussi previsti.

La Corte dei Conti ha definito “altamente aleatorio” il ritorno economico delle sanatorie, sottolineando il rischio di indebolire la fedeltà fiscale e aumentare il numero di contribuenti morosi “strategici”.

Conclusione: una rottamazione dimezzata

La nuova stagione della rottamazione, se mai verrà, non sarà quella del passato. Non ci saranno sconti generalizzati né amnesie collettive. Sarà una misura chirurgica, a rilascio controllato, probabilmente legata a documentazione stringente.

Per ora il messaggio del governo è netto: nessuna fuga in avanti, niente scorciatoie per i furbi, e tempi lunghi. Un messaggio che potrebbe deludere molti, ma che rappresenta una scommessa sulla credibilità fiscale in tempi di tempesta economica.

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