L’Italia entra nel vivo della manovra con una domanda che brucia: chi finanzia davvero il gettito Irpef e come redistribuire il peso fiscale senza frantumare il ceto medio? L’ultimo scatto dei numeri indica una forte concentrazione dell’imposta su una minoranza di contribuenti, mentre quasi un italiano su due non versa Irpef. Sul tavolo politico, intanto, si incastrano tre tasselli: ritocco delle aliquote, più fondi alla sanità e nuova rottamazione dei debiti fiscali di lungo periodo. In mezzo, il pressing delle associazioni familiari che chiedono di parametrare i benefici al numero dei figli e di ripensare l’Isee.
La fotografia dei redditi
Secondo analisi recenti sul sistema tributario, circa il 25% dei contribuenti versa quasi il 77% dell’Irpef, mentre il 43% dei residenti risulta senza reddito dichiarato. Numeri che mettono a nudo una sproporzione strutturale: meno di un terzo dei contribuenti sostiene oltre tre quarti dell’imposta, mentre la gran parte resta ai margini del prelievo. Il tema non è nuovo, ma stavolta entra a gamba tesa nel cantiere della legge di bilancio, perché alimenta la narrazione della “trappola del ceto medio”: chi paga regolarmente ha la sensazione di reggere l’impianto mentre servizi e opportunità non crescono allo stesso passo.
Il taglio dell’Irpef sul tavolo
La linea di via XX Settembre, al netto degli slogan, è prudente. Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo insiste sulla bussola dei conti: “Dobbiamo essere rigorosi e molto attenti ai conti pubblici”. L’ipotesi più concreta resta la riduzione della seconda aliquota dal 35% al 33% per i redditi tra 28mila e 50mila euro (l’estensione a 60mila resta più incerta). Un intervento “misurato e calibrato”, che mira a dare ossigeno selettivo al ceto medio senza aprire falle sul deficit. Stime circolate nelle ultime ore quantificano risparmi annui variabili lungo la forchetta della platea: un ritocco percepibile, ma non uno shock.
Sanità: più risorse e personale
Sul fronte sanitario, il ministro Orazio Schillaci ribadisce l’obiettivo di aggiungere 2-3 miliardi rispetto alle risorse già previste, con priorità a stipendi e nuove assunzioni. “Sono certo che ci saranno ulteriori risorse che si aggiungono ai 4 miliardi già previsti”, sottolinea, indicando un sentiero che punta a rafforzare il personale e ridurre le liste d’attesa. In controluce, c’è l’esigenza di blindare il Fondo sanitario in un contesto demografico che invecchia e di attrarre professionisti che oggi guardano anche a offerte estere.
Le richieste delle famiglie
Dopo l’incontro a Palazzo Chigi, le associazioni spingono per legare il beneficio fiscale alla composizione del nucleo. Il messaggio è netto: no a tagli lineari, sì a un meccanismo che premi i figli e non penalizzi la disabilità. In parallelo, si riaccende il cantiere Isee: l’idea di un “Isee famiglia” più aderente alla realtà dei nuclei (ed evitando distorsioni sulla prima casa) torna nelle interlocuzioni, insieme a detrazioni per i libri scolastici e sostegno alle cure domiciliari. In gioco non c’è solo l’equità, ma anche la natalità, vero nervo scoperto del Paese.
Rottamazione, come cambierebbero i pagamenti
La spinta sulla “rottamazione quinquies” non si è spenta. L’impianto in discussione in Parlamento prevede piani di rientro lunghi fino a 10 anni (120 rate) per i debiti affidati alla riscossione, con maglie più elastiche sui ritardi e, in alcuni schemi, pagamento del solo capitale con sanzioni e interessi alleggeriti. Il perimetro finale – tempi, soglie, anticipo per importi elevati – è ancora oggetto di limatura, ma la direzione è chiara: spalmare il carico per aumentare l’adesione e svuotare l’arretrato, riducendo il contenzioso.
Le prossime tappe della manovra
Il percorso formale corre su binari noti: entro giovedì 2 ottobre è atteso in Consiglio dei ministri il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), che sostituisce la Nadef e fornisce la cornice macro e gli obiettivi. A ruota, l’invio alle Camere e il confronto con Bruxelles; quindi il testo della legge di bilancio approderà prima al Senato e poi alla Camera per il via libera finale entro dicembre. Nel frattempo, sui tavoli tecnici si affacciano norme di proroga e aggiornamenti regolatori (energia, luce-gas), inevitabilmente condizionati dallo spazio di finanza pubblica.
Il punto
Se la fotografia dell’Irpef sembra inchiodare il ceto medio al ruolo di perno del gettito, la manovra proverà a mitigare il carico senza allentare i vincoli. Taglio selettivo delle aliquote, più risorse a sanità e personale, piani di rientro lunghi per i debiti: tre mosse per ricomporre fiducia. Ma la credibilità si gioca sui dettagli: platee, soglie, tempi e soprattutto coperture. Altrimenti, l’asimmetria resterà lì, a ricordarci che senza più crescita e più lavoro anche i ritocchi più saggi rischiano di non spostare l’ago.