Nel pieno di un risiko bancario incandescente, Banco BPM naviga tra risultati da record e alleanze strategiche sullo sfondo del golden power.
(Foto: il Ceo di Banco BPM, Giuseppe Castagna).
Il settore bancario italiano sembra aver acceso i riflettori su Banco BPM, protagonista di una scena finanziaria che mescola numeri stellari e trame geopolitiche. Ecco un approfondimento vibrante, basato su dati certi e voci autorevoli.
Risultati da capogiro
Nel secondo trimestre 2025, Banco BPM ha registrato un utile netto di 704 milioni di euro, quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente e ben oltre le previsioni del mercato. Le commissioni sono salite del 9,6%, compensando il calo del margine d’interesse. Il traguardo è stato sostenuto soprattutto dalla plusvalenza sulla partecipazione del 22% in Anima Holding.
Guardando al primo semestre, il bilancio diventa ancor più impressionante: l’utile netto ha superato 1,21 miliardi di euro, un balzo del 61,9% rispetto a fine giugno 2024. Questi numeri confermano la guidance del gruppo per l’intero 2025, con uno scenario finanziario solido e crescita sostenuta.
L’offerta UniCredit: un’occasione mancata
Il 22 luglio 2025 UniCredit ha ufficialmente ritirato la sua offerta di acquisto per Banco BPM, invocando l’impossibilità di negoziare a causa delle rigide condizioni imposte dal governo mediante lo strumento del golden power. L’amministratore delegato Andrea Orcel ha espresso rammarico per un “processo di offerta deviato” e ha definito l’operazione “un’opportunità mancata” per gli investitori e per il Paese.
Il governo, dall’altro lato, ha difeso con fermezza le sue condizioni: mantenimento del rapporto prestiti-depositi per cinque anni, uscita dalla Russia entro nove mesi e divieto di smantellare il portafoglio di project financing. La linea dura è stata sostenuta ai massimi livelli politici.
Un pivottare strategico: Crédit Agricole
Mentre UniCredit alzava bandiera bianca, Banco BPM ha aperto un capitolo completamente diverso con Crédit Agricole Italia. La banca francese ha raggiunto una quota del 20,1% nel capitale di Banco BPM mediante strumenti derivati, senza però cercare il controllo diretto.
Si parla di una possibile fusione “tra pari”, destinata a valorizzare le sinergie industriali, in particolare integrando Anima Holding (di Banco BPM) con Amundi (di Crédit Agricole). Una traiettoria che, se perseguita, potrebbe ridisegnare gli equilibri del mercato domestico e migliorare l’efficienza del sistema.
Banco BPM al centro del risiko bancario di portata nazionale
Banco BPM non è solo un banco in saldo: è il centro di un risiko bancario di portata nazionale, in bilico tra la difesa della sovranità economica e la ricerca di alleanze europee. I suoi conti brillano come non mai, anche grazie ad Anima Holding, e questi risultati lo rendono irresistibile sul mercato. Anche se l’offerta di UniCredit è naufragata, la porta aperta da Crédit Agricole offre una prospettiva di consolidamento più equilibrata e potenzialmente più sostenibile.
In un settore in cui l’equilibrio tra potenza finanziaria e autonomia nazionale è fondamentale, Banco BPM sembra aver scelto la sua via: una corsa verso l’eccellenza, con radici italiane e ali europee.