Eccellenza Vista Golfo: percorso all’interno dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, tra storia e futuro

- di: Andrea Colucci
 

A Napoli, salendo dal mare verso il Vomero trovi un’università che non ti aspetti.

L’università degli Studi Suor Orsola Benincasa è la più antica università libera d’Italia. È un Ateneo laico, non ha obiettivi di lucro e persegue solo fini pubblici. La sede è mozzafiato e risiede nel complesso monumentale della Cittadella Monastica fondata nel 1582 da Orsola Benincasa, la mistica di cui porta il nome. Un’area di 33.000 mq che comprende sette corpi di fabbrica uniti da terrazze e giardini sempre accessibili agli studenti che hanno il privilegio di un affaccio unico sulla città e sul golfo.

Eccellenza Vista Golfo: percorso all’interno dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, tra storia e futuro

L’UNISOB – questo il suo nome in acronimo- pone al centro della sua missione didattica lo studente, i suoi interessi e le sue aspettative per il futuro, a partire dall’orientamento alla scelta del Corso di studi, passando per il tutorato individuale negli anni di frequenza, fino all’inserimento nel mondo del lavoro, un fiore all’occhiello in rapido sviluppo negli ultimi anni.

L’università ha tre dipartimenti: Scienze formative, psicologiche e della comunicazione, Scienze giuridiche ed economiche e Scienze umanistiche.

Agli ambiti tradizionali dell’educazione, della formazione dei formatori, del restauro e della valorizzazione del patrimonio artistico-culturale, si sono affiancati, nel tempo, percorsi di studio e di ricerca nei campi del diritto, delle lingue moderne, della psicologia, della comunicazione e dell’economia.

È un Ateneo relativamente piccolo (seppur con una popolazione studentesca superiore alle 10mila unità), ma con risultati d’eccellenza, testimoniati dai più che lusinghieri dati di Almalaurea del 2023, come ad esempio il tasso di soddisfazione degli studenti per il rapporto con i docenti che ha una percentuale del 95,5%.

Insieme al Magnifico Rettore Lucio d’Alessandro, che ha concesso ad Italia Informa un’intervista esclusiva, abbiamo approfondito gli obiettivi e le linee strategiche e didattiche dell’università analizzando le chiavi del successo con gli studenti.

Professor D’Alessandro se guardiamo ai dati di Almalaurea per il 2023 e al posizionamento di UNISOB all’interno dei maggiori ranking c’è da essere fieri del lavoro fatto. Quali sono per lei le chiavi di questo successo?

Penso che la chiave dei buoni risultati che emergono dai dati Almalaurea sia nel lavoro ‘sartoriale’ che cerchiamo di fare nel nostro Ateneo: ogni studente è al centro di un’attenzione individualizzata da parte di una rete che comprende docenti, tutor, orientamento, Job Placement e servizi di segreteria. La nostra sede è inoltre un campus diurno, una comunità in cui si forma e ci si incontra, in cui le occasioni formative sono molteplici. Anche la bellezza dei luoghi, la loro stratificazione storica, il continuo aggiornamento contribuiscono ai risultati che i nostri studenti ottengono, durante la loro formazione e in seguito nel mondo del lavoro

L’anno accademico 2023-2024 si è aperto da pochi mesi: quali sono le direttrici su cui punta il suo Ateneo per questi 12 mesi?

Anzitutto, noi puntiamo su un aggiornamento quasi quotidiano dei saperi, anche di natura pratica, affinché possano nutrire un progetto formativo che guarda alla persona nel suo complesso. La continua attenzione alla sede, con la ricerca di una sempre maggiore residenzialità intorno al suo nucleo storico, ha inoltre contribuito a fare di questo Ateneo un punto di riferimento per l’Italia meridionale. Abbiamo poi un’attenzione costante al tema del Digitale, che ormai è sempre più pervasivo: oltre ad un dottorato in Technologies and Humanities, abbiamo istituito un corso di laurea magistrale in Digital Humanities (con un doppio indirizzo per le materie letterarie o per i beni culturali) e ospitiamo un ciclo di conferenze di alto livello intitolato Capire il Digitale. Storie, libri, film.

Ricerca, partenariato con le imprese e job orientering: possono essere gli elementi di una strategia vincente con gli studenti?

Da molti anni sono solito dire che il nostro Ateneo ha una ‘quarta missione’, oltre alle tre istituzionali (didattica, ricerca, social engagement). Questa quarta missione è il futuro professionale delle nostre studentesse e dei nostri studenti. Di questo vi è traccia evidente nei Comitati di indirizzo dei nostri corsi di laurea (dove siedono rappresentanti qualificati del mondo del lavoro e delle professioni) e nei board dei nostri molteplici Master, dove sono presenti figure professionali e istituzionali di alto profilo, le eccellenze della società civile. Anche in questo caso prestiamo grande attenzione al rapporto tra scienze umane e tecnologie. Il ruolo che ho l’onore di ricoprire, quello di Vice-Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, mi ha permesso di vedere quanto importante sia la tematica delle “alleanze”, tra le varie università (ovviamente anche a livello internazionale) e le università e le realtà aziendali. Nel nostro Ateneo abbiamo sempre cercato, al di là delle suddivisioni in Dipartimenti, di mettere a punto unità multidisciplinari, gruppi di ricerca ibridati, in vista di progetti finalizzati. Siamo presenti, da questo punto di vista, in vari Progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN) e internazionale. La nostra “buona salute” di università non statale del Mezzogiorno dipende anche dalle capacità di vincere progetti di ricerca internazionali.

Le migliori università in Italia come all’estero hanno sposato ormai da tempo il modello “college” di stampo anglosassone. Quali sono gli elementi di attrattività e cosa differenzia la comunità di Suor Orsola Benincasa e la fa preferire ad altri atenei?

Come dicevo poco fa, il nostro è un campus diurno. Nella cornice della nostra cittadella (un complesso architettonico di grandissimo pregio, che affaccia sul Golfo di Napoli), nelle sedi di Santa Caterina e San Francesco al Monte, studentesse e studenti hanno modo di coniugare formazione e socialità. Il tutto in una cornice di efficienza nei servizi, ma di formazione direi ‘artigianale’, in cui ogni attività è curata in modo individualizzato. Disponiamo anche di una residenza universitaria e stiamo lavorando per aumentare la nostra possibilità di accoglienza.

Una domanda di carattere personale: quali sono le doti di un buon Rettore in generale? In particolare, invece, quale ritiene la sua miglior caratteristica?

Penso che la chiave per svolgere bene un lavoro come questo sia passione per le cose che si fanno, l’umiltà, la capacità di ascoltare, di mettere a sistema le diverse competenze e abilità, di conoscere bene la realtà interna dell’Ateneo e quella esterna. Prima del momento della decisione, è fondamentale ascoltare con attenzione, sapersi valere dell’insieme molto vario di conoscenze che ci sono in un Ateneo. Insomma, fare in modo che le diverse parti trovino il giusto incastro e una coerenza complessiva, come in un umanissimo puzzle.

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