Il caso di Juan Bernabé, ex falconiere della Lazio, ha riacceso i riflettori su un tema delicato e spesso banalizzato: la disfunzione erettile. Bernabé, nel raccontare il suo uso quotidiano di Cialis “per aumentare la potenza sessuale”, ha sollevato critiche tra gli esperti per il messaggio fuorviante trasmesso. Una questione che merita di essere approfondita, considerando i numeri record del mercato dei farmaci per la disfunzione erettile in Italia.
Disfunzione erettile: il caso Bernabé e il boom delle ‘pillole del sesso’ in Italia
In Italia, i farmaci per la disfunzione erettile non conoscono crisi. Dalla storica pillola blu alle sue varianti, il consumo sfiora i 17 milioni di compresse all’anno, un dato significativo diffuso dalla Società Italiana di Andrologia (SIA). Questo dato sottolinea l’importanza che gli italiani attribuiscono alla salute sessuale, considerata sempre più parte integrante del benessere personale.
Un allarme dagli esperti: no all’uso voluttuario
Alessandro Palmieri, presidente della SIA, mette in guardia sull’uso improprio di questi farmaci. “Questi medicinali sono stati sviluppati per curare una patologia, non per potenziare le performance sessuali. Trattarli con leggerezza è un errore sia medico che culturale”, spiega Palmieri. La disfunzione erettile, infatti, è spesso sintomo di problematiche più complesse, come malattie cardiovascolari o metaboliche, e richiede una gestione terapeutica attenta e personalizzata. “Come accade per il diabete o l’ipertensione, anche la disfunzione erettile va affrontata con terapie regolari, non con l’assunzione sporadica dei farmaci per fini voluttuari”, aggiunge.
Protesi peniene: non un lusso, ma una necessità per casi gravi
Un altro aspetto che richiede attenzione riguarda l’uso delle protesi peniene. Questi interventi, spesso fraintesi, rappresentano una soluzione per chi soffre di gravi disfunzioni erettili non trattabili con i farmaci, come nel caso di pazienti oncologici. “Le protesi non sono un vezzo, ma un diritto – sottolinea Palmieri –. Da anni chiediamo che vengano inserite nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), per garantire accesso a chi ne ha realmente bisogno”.
Palmieri avverte che episodi come quello di Bernabé rischiano di vanificare i progressi compiuti negli ultimi trent’anni nel campo dell’andrologia, un settore che ha lavorato per offrire soluzioni mediche rispettose ed efficaci per i pazienti.
Educare alla salute sessuale: una questione culturale
I numeri e le tendenze dimostrano una crescente attenzione degli italiani alla propria salute sessuale. Tuttavia, serve una maggiore consapevolezza e una migliore educazione sanitaria per distinguere tra reale necessità e uso superfluo di farmaci e trattamenti. “La salute sessuale va trattata con lo stesso rispetto riservato a qualsiasi altra condizione cronica, evitando scorciatoie o derive pericolose”, conclude Palmieri.
In un’epoca in cui l’apparenza e la performance sembrano prevalere sulla sostanza, il caso Bernabé ci ricorda che la salute è una questione seria. La sfida è culturale oltre che medica: prendersi cura del proprio corpo e della propria intimità significa adottare un approccio responsabile, che metta al centro il benessere complessivo, senza inseguire soluzioni illusorie.