Noncurante di proteste e lamenti soprattutto dei costruttori tedeschi che hanno definito la decisione “un autogol”, l’Unione Europea sancisce la guerra commerciale con Pechino: i nuovi dazi europei sulle auto elettriche cinesi sono realtà. Oggi, nove mesi dopo l’avvio dell’indagine antisovvenzioni, la Commissione Ue ha deciso di tirare dritto annunciando ufficialmente l’imposizione di dazi provvisori compensativi sulle importazioni di veicoli elettrici in arrivo da Pechino. Le nuove tariffe saranno operative da domani, 5 luglio.
Dazi europei sulle auto elettriche cinesi, al via dal 5 luglio
Sulla base dell'indagine, la Commissione ha concluso che la filiera delle auto elettriche in Cina beneficia di sovvenzioni ingiuste, che distorcono mercato e concorrenza e che rischiano di causare gravi danni economici ai produttori di veicoli elettrici europei. Rispetto alle aliquote preannunciate lo scorso 12 giugno, i dazi sono stati leggermente rivisti in base ai commenti sull’accuratezza dei calcoli presentati dalle parti interessate. Tutti i risultati dettagliati dell’inchiesta sono riportati nel regolamento di esecuzione che è ora pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue.
I dazi a tre produttori cinesi inclusi nel campione saranno Byd al 17,4%, Geely al 19,9%, Saic al 37,6%. Altri produttori che hanno collaborato all’indagine saranno soggetti a un dazio del 20,8%, mentre sarà del 37,6% per le società che non hanno collaborato. A questi va tra l’altro sommato il 10% che era già applicato. I dazi sono provvisori per quattro mesi e dovranno essere confermati entro fine ottobre con una decisione da parte degli Stati membri. Se confermati, i dazi definitivi saranno applicati per cinque anni.
Bruxelles ha, però, anche spiegato che, di fronte a una richiesta motivata, un produttore in Cina, Tesla, può vedersi assegnata un’aliquota del dazio calcolata individualmente nella fase definitiva, mentre “qualsiasi altra società che produce in Cina non selezionata nel campione finale e che desideri che la sua situazione particolare venga indagata può chiedere un riesame accelerato”, sottolinea la Commissione, “in linea con il regolamento antisovvenzioni di base, subito dopo l’istituzione delle misure definitive. Il termine per concludere tale riesame è di nove mesi dalla sua richiesta”. Un modo, si direbbe, per rabbonire le case automobilistiche europee che producono in Cina, soprattutto le tedesche.