FOTO (cropped): Sasha Kargaltsev - CC BY 2.0
David Lynch, regista visionario e creatore di opere indimenticabili come The Elephant Man, Blue Velvet e la rivoluzionaria serie Twin Peaks, si è spento all'età di 78 anni. La notizia della sua scomparsa è stata diffusa dalla famiglia attraverso un post su Facebook: “C’è un grande vuoto nel mondo ora che non è più con noi. Ma, come avrebbe detto lui, guardate la ciambella e non il buco”. Una frase che riassume il pensiero filosofico e l’approccio enigmatico di un autore che ha sempre sfidato le convenzioni.
David Lynch: addio al regista che ha trasformato il cinema in un viaggio surreale tra sogno e incubo
Nato a Missoula, Montana, il 20 gennaio 1946, Lynch intraprese inizialmente studi di pittura, un’esperienza che avrebbe profondamente influenzato il suo stile cinematografico. Dopo i primi esperimenti con cortometraggi, Lynch esordì nel lungometraggio con Eraserhead (1977), un film surreale e claustrofobico che divenne rapidamente un cult. Il suo primo grande successo arrivò però con The Elephant Man (1980), un dramma biografico che racconta la storia di Joseph Merrick, un uomo affetto da gravi deformità fisiche nella Londra vittoriana. Con otto nomination agli Oscar, il film mostrò al mondo il talento di Lynch nel combinare narrazioni emotivamente potenti con un’estetica visiva unica.
Blue Velvet e l’oscuro volto dell’America
Dopo l’esperienza controversa con Dune (1984), Lynch tornò a un progetto più personale con Blue Velvet (1986), noto in Italia come Velluto Blu. Questo thriller psicologico esplorava il lato oscuro della provincia americana, combinando un’estetica patinata con una narrazione inquietante. Scene iconiche, come quelle con Dennis Hopper nei panni del sadico Frank Booth, e la performance di Isabella Rossellini resero il film un classico immediato. Blue Velvet consolidò Lynch come un maestro nel rappresentare l’inquietudine nascosta dietro la facciata della normalità.
Twin Peaks e la rivoluzione della televisione
Nel 1990, Lynch rivoluzionò il panorama televisivo con Twin Peaks. La serie, che mescolava giallo, melodramma e surrealismo, pose una semplice domanda: “Chi ha ucciso Laura Palmer?”. La risposta, tuttavia, non fu mai davvero l’obiettivo principale di Lynch. Twin Peaks esplorava invece l’inconscio collettivo e le contraddizioni della società americana, creando un fenomeno culturale senza precedenti.
David Lynch e David Bowie: due icone del mistero
Uno degli aspetti più affascinanti della carriera di Lynch fu il suo rapporto con David Bowie. Le due leggende si incrociarono nel 1992, quando Bowie partecipò al film Fuoco cammina con me (Twin Peaks: Fire Walk with Me), il prequel della serie Twin Peaks. Bowie interpretò l’enigmatico agente dell’FBI Phillip Jeffries, un personaggio surreale e sfuggente, perfettamente in linea con il mondo lynchiano.
Lynch ricordò Bowie come un artista unico e geniale, capace di immergersi completamente nei ruoli che interpretava. La loro collaborazione, sebbene breve, ebbe un impatto duraturo. Nel 2017, quando Lynch riportò in vita Twin Peaks con una nuova stagione, omaggiò Bowie includendo il personaggio di Jeffries attraverso un’affascinante reinterpretazione: un oggetto misterioso che parlava con una voce distorta, quasi a sottolineare l’assenza fisica ma la continua presenza spirituale dell’artista scomparso.
Il cinema degli anni '90 e oltre
Lynch proseguì la sua carriera con film sempre più audaci, come Cuore Selvaggio (1990), vincitore della Palma d’Oro a Cannes, e Mulholland Drive (2001), considerato uno dei migliori film del XXI secolo. Quest’ultimo, inizialmente concepito come una serie televisiva, si trasformò in un’opera cinematografica che esplorava i sogni infranti e le illusioni di Hollywood.
Negli ultimi anni, dopo il ritorno di Twin Peaks con una terza stagione nel 2017, Lynch si era ritirato dalla regia a causa di problemi di salute. Nel 2019 aveva rivelato di soffrire di enfisema, una malattia polmonare cronica che lo aveva costretto a limitare la sua attività creativa.
Un’eredità senza tempo
Nonostante quattro nomination agli Oscar, Lynch non vinse mai una statuetta competitiva, se non l’Oscar alla carriera nel 2020. Un riconoscimento simbolico per un regista che ha saputo esplorare i recessi più oscuri dell’animo umano con un linguaggio visivo unico e inconfondibile.
David Lynch lascia un’eredità artistica straordinaria. I suoi film, con il loro mix di bellezza, orrore e surrealismo, continueranno a ispirare generazioni di cineasti e spettatori. La sua scomparsa rappresenta una perdita immensa per il mondo del cinema. Ma, come diceva il protagonista di Blue Velvet:
“È un mondo strano, non è vero?”
Con Lynch se ne va non solo un regista, ma un poeta dell’inquietudine, capace di trasformare il cinema in un’esperienza sensoriale che sfida le spiegazioni razionali.