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Dimessa la ministra cubana: “niente mendicanti” scatena rivolta

- di: Marta Giannoni
 
Dimessa la ministra cubana: “niente mendicanti” scatena rivolta
La frase choc su “persone travestite da mendicanti” fa vacillare il governo di Díaz Canel.

Il governo castrista di Miguel Díaz Canel (foto) ha cercato di ignorare l’accaduto, ma le clamorose dimissioni della ministra del Lavoro, Marta Elena Feitó Cabrera, hanno rotto il silenzio ufficiale. Le motivazioni? Una sola frase carica di arroganza: “in Cuba non ci sono mendicanti, solo persone travestite da mendicanti”, pronunciata durante una riunione in Parlamento.

La frase che ha fatto esplodere la polemica

Feitó, in carica dal 2019, ha affermato davanti ai deputati:

“Quando guardi le loro mani, i loro vestiti, sono travestiti da mendicanti… In Cuba non ci sono mendicanti”.

Ha anche bollato i “buzos” – chi fruga nei cassonetti – come “illegali del lavoro autonomo”, e chi pulisce i vetri delle auto come portatori di ritrosia al lavoro, con finalità di “bere alcool”.

Reazione a catena: indignazione collettiva

Le dichiarazioni hanno scatenato una forte reazione: attivisti, intellettuali e cittadini hanno inviato foto e testimonianze dai quartieri popolari de L’Avana, mostrando anziani che chiedono l’elemosina e famiglie in grave precarietà economica.

La mobilitazione è stata anticipata da una petizione online e da commenti al vetriolo sui social:

  • “Una umiliazione pubblica… compagni abbandonati dallo Stato”
  • “Se ci sono persone travestite da mendicanti, ci sono anche persone travestite da ministri”

Il governo rompe il silenzio

Díaz Canel, senza nominarla, ha replicato il 15 luglio su X:

“È molto discutibile la mancanza di sensibilità verso i vulnerabili. La Rivoluzione non può lasciare nessuno indietro”.

Anche il primo ministro Manuel Marrero ha invitato alla concretezza nel riconoscere e intervenire sulle vulnerabilità sociali.

Dimissioni e “liberazione”

Il 15 luglio, il portale filogovernativo Cubadebate ha reso nota la “liberazione” dal suo incarico: Feitó ha riconosciuto l’errore, scusandosi per la “mancanza di obiettività e sensibilità”. È la prima volta che un alto funzionario cubano si dimette per pressione popolare.

Contesto sociale ed economico

L’isola attraversa una delle peggiori crisi dal crollo sovietico: il PIL è sceso dell’1,1 % nel 2024, le pensioni sono inferiori a 5 dollari al mese, l’inflazione è galoppante e mancano beni essenziali. La povertà è sempre più visibile.

Ad oggi, quasi 3 milioni di pensionati percepiscono il minimo di 1 528 pesos (circa 5 dollari) al mese. È emblematica una recente denuncia dell’economista Carmelo Mesa Lago, che ha definito il collasso sociale cubano “una tragedia dopo i successi degli anni ‘80”.

L’eco esterna

Media indipendenti e osservatori internazionali hanno sottolineato l’eccezionalità dell’evento: il regime ha rimosso la ministra che negava la povertà, facendo emergere con forza le tensioni sociali che attraversano oggi l’isola caraibica.

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