Cronache dai Palazzi - Europee: i partiti a caccia di candidati ''non politici'', ma che raccolgano voti

- di: Redazione
 
Le elezioni europee si avvicinano a passo di carica e confermano un pensiero largamente diffuso: a nessuno o quasi importa il loro esito, se non a quelli che guardano, come fossero microrganismi su un vetrino, le percentuali.
Per il resto, il nulla assoluto anche perché, come da tradizione, si sa che il voto alla fine determinerà solo una tessera del più complesso mosaico della politica europea. Che è un palcoscenico anomalo perché si potrebbe dire che quel che accade a Roma a Bruxelles interessa il giusto, e lo stesso vale a fattori invertiti.

Europee: i partiti a caccia di candidati ''non politici'', ma che raccolgano voti

Ma a questa consultazione elettorale bisogna pure arrivarci, almeno cercando di avere una parvenza di interesse. Anche se resta ben difficile capire, per gli elettori del centro-destra (quelli che hanno portato la coalizione al governo, sulla base di un abbozzo di programma condiviso, anche se sempre è così) come mai, marciando assieme o quasi in Italia, in Europa si va in ordine sparso, perché Fratelli d'Italia, Forza Italia e la Lega collocheranno i loro eletti in tre distinti gruppi, accomunati dalla speranza di potere fare parte della maggioranza che determinerà la composizione della futura Commissione.

In questo quadro di oggettiva disomogeneità, resta difficile capire quel che accadrà da qui al voto e se qualcosa potrà cambiare, in termini di geopolitica, posto che comunque le posizioni sembrano ben definite.
Ora è il momento di definire le liste e, per il gioco del voto proporzionale, anche la posizione di quelli che presumibilmente hanno possibilità concrete di essere eletti.
Stiamo parlando della scelta dei candidati. Un tempo non lontano, Bruxelles era considerata alla stregua del buen retiro, dove venivano mandati quelli che, in Italia, non potevano trovare posto e che quindi erano quasi parcheggiati in Europa, con stipendi e prebende affatto marginali.

Oggi la situazione è ben diversa perché la scelta dei candidati non viene fatta dalle parti del cimitero degli elefanti o nelle stie dove si allevano i prossimi galletti da lanciare nell'agone della politica, ma cercando di capitalizzarne la notorietà, quindi con tanti saluti a chi è realmente portatore di idee e garantisce impegno.
Questo assunto è stato perso e tutti i partiti si impegnano a trovare non il candidato, ma il ''nome'' da mettere in lista. Il caso emblematico - ma non certo il solo - è quello del generale Roberto Vannacci, che Matteo Salvini e la Lega che si identifica totalmente nelle strategie del suo segretario stanno corteggiando, con l'ipotesi che possa essere messo a capeggiare le liste in più d'una, se non in tutte le circoscrizioni. Ora, senza volere entrare nel merito delle cose che Vannacci dice, certo è che la sua sembra una candidatura pensata per andare a caccia di voti nella parte del Paese che si riconosce nelle sue idee (molto divisive) e non certo in quelle della Lega che, almeno al suo nascere, non era certo quella che il generale potrebbe rappresentare a Bruxelles.

E un caso simile, sebbene partendo da basi ideologiche antitetiche, è quello di Ilaria Salis, candidata dai Verdi e dalla Sinistra, mentre è detenuta in un carcere ungherese con l'accusa di avere aggredito un militante neonazista.
Il caso di Ilaria Salis è molto delicato perché appare come un tentativo di darle la possibilità, una volta eletta, di tornare libera, ragionevolmente almeno per la durata del mandato. Non dando per scontata l'elezione, la sua candidatura appare come un atto di strategia e non politico, con il rischio di renderne più difficile la posizione processuale nel caso in cui non dovesse arrivare l'elezione (affatto scontata) e lei dovesse restare nel carcere di un Paese che la sta trattando alla stregua di una terrorista.

Ma anche in altri partiti la caccia al candidato sta assumendo contorni abbastanza grotteschi perché tutto si considera meno che la scelta non può essere fatta sulla base solo della ricerca del nome, mettendo da parte le basi politiche che dovrebbe avere. Paracadutare ''figurine'' in lista è la peggiore offesa che si possa fare ad un elettorato che, già confuso di sé, chiede solo di potere votare per persone in cui crede e non per obbedienza al partito.
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