Covid-19: troppa gente per strada, mentre nel mondo si continua a morire

- di: Diego Minuti
 
Le immagini delle strade delle grandi città italiane affollate e quelle dell'assalto ai centri commerciali segnalano, più che mille argomentazioni scientifiche, come venga sottovalutata l'aggressività del Covid-19 che continua a fare centinaia di vittime in Italia e nel mondo. Mentre tutti aspettano fiduciosi l'arrivo dei vaccini, la gente continua a morire tra indicibili sofferenze, a dispetto di quella strana aggregazione umana che sinteticamente viene definita come negazionista, ma che in alcuni casi ha ben altri fini che non quelli di salvaguardare la salute pubblica.

Ma questa consapevolezza sembra non fare breccia nella testa di coloro che, pur davanti a mille avvertimenti e segnali, va in strada, passeggia, si assembra, spesso non rispettando le più elementari forme di prevenzione.
Come se conoscere il proprio nemico significa averlo già sconfitto.

Non lo dico io, ma qualcuno che di battaglie e guerre ne capiva parecchio, come Sun Tzu che, 500 anni prima di Cristo, diceva: "Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso, ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia''.
Si potrebbe dire che Sun Tzu era un generale, ma anche un filosofo che giocava con le parole ed i concetti. Ma il suo messaggio resta efficace anche a distanza di molti secoli: mai sottovalutare il nemico anche se si pensa di conoscerlo.

Ma non è solo un problema italiano perché in molti parti del mondo la cautela lascia troppo spesso il posto al rischio. Come si teme in queste ore negli Stati Uniti, che nel fine settimana hanno visto spostarsi, da una parte all'altra del Paese milioni di persone (molte delle quali in auto, sfuggendo quindi da una contabilizzazione statistica), che hanno inteso la celebrazione della festività più sentita dagli americani, il Ringraziamento, come una forma di affrancamento dalla paura della malattia. Ed ora, proprio per queste migrazioni familiari, negli Stati Uniti si pensa già al Ringraziamento come ad una nuova possibile, forse addirittura certa, fonte di nuovi focolai.

La pandemia ha già ha ucciso in tutto il mondo, dalla fine di dicembre, partendo dalla Cina, più di 1,45 milioni di persone. Gli Stati Uniti hanno il bilancio più alto di vittime (oltre 266.000), davanti a Brasile (oltre 172.500), India (oltre 136.500), Messico (oltre 105.000) e Regno Unito. Uni (oltre 58.000). E il bilancio delle vittime della pandemia negli Stati Uniti potrebbe registrare un nuovo picco come conseguenza dei ricongiungimenti familiari per il Ringraziamento.
Come ha ammesso Anthony Fauci, direttore dell'American Institute of Infectious Diseases: dopo un fine settimana di festeggiamenti familiari, ha detto, "potremmo vedere un nuovo focolaio che si aggiunge all'attuale epidemia".

Un timore che si fonda su dati oggettivi: almeno un milione e centomila persone hanno viaggiato in aereo in occasione del Giorno del Ringraziamento, un numero record (secondo l'agenzia nazionale dei controlli di sicurezza aeroportuali) da quando la pandemia è iniziata nel Paese a marzo. I timori di Fauci sono confermati anche dal Chief Medical Officer degli Stati Uniti, Jerome Adams: "Voglio essere chiaro con gli americani, la situazione peggiorerà nelle prossime settimane". Debora Birx, coordinatrice dell'unità di crisi sul coronavirus della Casa Bianca, in considerazione che già dopo il lungo week end, a fine maggio, del Memorial Day (che onora le forze armate), si ebbe un picco di contagi, è arrivata a dire: "Ci stiamo preparando a vivere questa ondata del dopo Ringraziamento, con tre, quattro, dieci volte più malati in tutto il Paese" rispetto a maggio.

Alcuni Stati stanno cercando di correre ai ripari. Come la California: è stato dichiarato il coprifuoco a San Francisco, mentre a Los Angeles sono stati vietati, a partire da oggi, la maggior parte di incontri pubblici e privati. La percezione del pericolo non è omogenea, come dimostrano le manifestazioni di "segno opposto" in Europa, dove in strada sono scesi sia coloro che protestavano contro le restrizioni anti-contagio che quelli che sostengono il comparto sanitario, sotto enorme pressione per la pandemia.

Ieri diverse migliaia di operatori sanitari colpiti dalla pandemia hanno marciato a Madrid a sostegno del sistema sanitario, sventolando cartelli che chiedevano "100% salute pubblica".
In Belgio , circa 20 persone sono state arrestate dopo una marcia a Liegi contro il coprifuoco notturno, che si estende in Vallonia dalle 22 alle 6. Le autorità belghe hanno annunciato il proseguimento del confinamento parziale messo in atto a fine ottobre, autorizzando la riapertura dei negozi a partire da domani. In Gran Bretagna centinaia di persone hanno preso parte a proteste contro le restrizioni sanitarie a Londra, con una sessantina di arresti.

Il Libano comincia oggi un calendario di parziali riaperture, dopo due settimane di chiusura quasi totale del Paese, a fronte di un numero crescente di casi. I ristoranti riapriranno al 50%” della loro capienza, mentre i bar e le discoteche rimarranno chiusi. Vietati anche i festeggiamenti per i matrimoni. In Bolivia, il governo ha annunciato che presto autorizzerà la ripresa delle attività sportive, culturali, religiose e politiche, sospese da marzo a causa dell'epidemia.

E in Cina, dove tutto è cominciato?
Ieri circa novemila atleti (che hanno dovuto sottoporsi ad uno screening prima della gara, durante la quale molti hanno corpo indossando la mascherina) hanno partecipato alla maratona internazionale di Shanghai. Il paradosso è che quest'anno le più prestigiose maratone di New York, Berlino, Boston e Chicago sono state annullate, mentre quelle di Londra e Tokyo erano state riservate ai corridori d'élite.
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