Covid-19: necessario un patto tra responsabili

- di: Diego Minuti
 
Una delle frasi più ripetute negli ultimi tempi, utilizzata come formula per esorcizzare la paura da Covid-19, è che alla fine del tunnel si comincia a vedere la luce. Una spruzzata di ottimismo che sembra alimentarsi, giorno dopo giorno, con il ripetersi rassicurante di dati che, rispetto al recente passato, indicano una contrazione dei numeri, tra contagiati, morti e guariti dal virus. Ma, al di là della fiducia che si deve nutrire per il futuro (guai se non fosse così), è proprio questo il momento in cui tutti devono fare appello al senso di responsabilità che deve sovrintendere ad ogni nostro comportamento, dentro e fuori l'ambito familiare. I contagi non sono spariti e, peraltro, gli ultimi focolai o che tali si possono definire sono la conseguenza di circostanze che tradiscono ogni prudenza. Che, anzi, sembrano volere sfidare il virus, come a sottolineare che alla fine la sua sconfitta è vicina. E' di poche ore fa, a conferma di ciò, la notizia che a Campobasso - il Molise è una delle regioni a più basso indice di contagi - una dozzina di persone sono risultate positive ai controlli, eseguiti dopo che, insieme ad altre, avevano partecipato ad un funerale. Si tratta - anche se questo dato non è significativo - di appartenenti alla comunità rom del capoluogo molisano. Una comunità, come ormai sempre più di frequente si registra, che da generazioni è ormai stanziale, ma che conserva intatte le proprie abitudini e la propria tradizione. Quale, appunto, lo scambio di saluti in occasione di eventi lieti o tristi. Quindi, uno sforzo significativo ed impegnativo delle autorità molisane e dello Stato per impedire al contagio di diffondersi è stato vanificato da un comportamento forse naturale e scontato, ma, in questo frangente, sconsiderato. E' accaduto a Campobasso, ma anche altrove e non in comunità chiuse, come quelle rom. Basta andare a guardare le immagini della spiaggia di Mondello, affollata come in piena estate, così come delle strade dello struscio in città del Nord, letteralmente prese d'assalto. La disperata voglia di comunicare, di relazionarsi, quindi, ha spinto molta gente a dimenticare appelli ed esortazioni, per tornare ad incontrarsi, a scambiarsi abbracci o semplici strette di mano, che un tempo sarebbero state cosa normale, ma che ora possono servire da innesco alla ripartenza del contagio. Chi lo Stato ha chiamato a combattere l'epidemia spende, quotidianamente, il suo impegno a che la prudenza prevalga, ma è difficile, per chi è stato isolato o quasi per due mesi, continuare in una condizione che lo taglia fuori da amicizie, affetti, lavoro. E', quindi, forse giunto il momento che gli italiani mettano da parte le esigenze personali per farsi carico di un problema che grava su tutti noi e che necessita di una presa di coscienza generale. E questo lo si può fare non imponendo di obbedire a editti, leggi o ordinanze, ma sottoscrivendo moralmente un patto non scritto di responsabilità con il quale ciascuno comprenda che anche un singolo comportamento può essere di nocumento per gli altri, per le nostre comunità colpite al cuore da un virus che si è dimostrato implacabile e che ha certamente colto impreparata la macchina dello Stato. Un patto di responsabili e tra responsabili che porti i cittadini ad abbracciare un codice morale di comportamento, che cancelli gli egoismi e le piccole rivalse, che lasci fuori la politica. la cui ingerenza è talmente evidente e fastidiosa da essere diventata, essa stessa, un enorme problema, nel momento in cui spinge qualche governante o che tale si ritiene ad adottare misure in controtendenza solo in base a percezioni e non a dati clinici inoppugnabili. Un patto tra uomini e donne di buona volontà, che sanno che occorre ancora avere pazienza ed aspettare, per fare sì che il virus attenui la sua forza e ci lasci in pace. Lasci in pace i semplici cittadini, ma anche chi, sul proprio sacrificio, aveva costruito migliori condizioni economiche e che ora si ritrova allo sbando. Se tutti ci ritroveremo sulla stessa sponda del fiume, forse vedremo passare il Covid-19, portato via dalle acque della nostra saggezza.
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