Covid-19: fatturati al minimo, aumentano imprese a rischio default

 
Che la pandemia avesse messo in ginocchio l'economia italiana era, purtroppo, abbastanza evidente. Ma, come sempre accade, quando certe cose le leggi più che percepirle, l'effetto è ben diverso.
Così fa rumore la circostanza (riferita in uno studio di The European House-Ambrosetti, di cui La Stampa ha pubblicato degli stralci, alla vigilia dell'inaugurazione del Forum di Cernobbio) che l'Italia sta per registrare la terza peggiore contrazione economica a fare data dall'Unità.

Una condizione che si traduce in un calo dei fatturati e, conseguenzialmente, in un allargamento della platea delle imprese a rischio fallimento.
Già, perché, guardando a come le imprese stanno subendo la crisi tentando di reagire ad essa, il dato più evidente è il calo del fatturato, non considerando che questo si traduce in un picco negativo della liquidità.

Ovvero, le nostre imprese - sostanzialmente quelle medio-piccole per definizione - hanno resistito sino ad oggi, anche grazie all'attivazione di ammortizzatori sociali che non sempre servono a mantenere i livelli occupazionali. La ma situazione di crisi, erodendo le riserve, che però ormai stanno finendo, ha fatto del fallimento non un'ipotesi, ma qualcosa da evitare.
Qualcosa di positivo comunque comincia a vedere perché i consumatori italiani, come sempre accade quando i periodi bui finiscono e la fiducia torna a fare capolino, sembrano avere ripreso a spendere e per le imprese la distanza tra il ''prima'' e il ''dopo'' il lockdown si sta riducendo.

Una circostanza che dà ragione a tutti quelli che danno per scontata una ripresa nel 2021, anche se bisognerà tenere conto di alcune variabili sostanziali, come ad esempio l'ipotesi - al momento remota, ma non si sa mai - che, con il risalire della curva dei contagi, il governo decida di dare nuovamente un giro di vite alla libertà personali riconquistate, disponendo delle restrizioni agli spostamenti che farebbero ripiombare il tessuto produttivo del Paese in un clima di incertezza pernicioso.

Lo studio di Ambrosetti, che come sempre offre la possibilità di molte riflessioni, sostiene che il trenta per cento delle nostre imprese è alle prese con gravi problemi di liquidità e addirittura il 17% - una percentuale altissima - vede seriamente compromessa la sua esistenza, temendo il fallimento.

Come si sta comportando il Governo davanti a questa emergenza?
Lo studio non si esprime direttamente, ricordando comunque che lo sforzo di tutti i governi europei per contrastare gli effetti della pandemia sulle rispettive economie è di circa diecimila miliardi, elargiti in varie forme, e che alla fine graveranno comunque sul rapporto deficit/pil, ponendo un macigno sul futuro.

Giuseppe Conte, che sembra avere fatto un passo indietro rispetto alla martellante presenza dei mesi scorsi, è chiamato ora alla gestione di un momento economico (prima ancora che politico) che si deve tradurre in fatti concreti, magari evitando che le sortite di qualcuno dei suoi ministri scatenino risate e non consensi.
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