Grillini sull'orlo di una crisi di nervi e di una scissione

- di: Redazione
 
Forse mai, nella storia politica del Paese, si è assistito ad una situazione come quella che sta vivendo il movimento dei Cinque Stelle, in cui il fondatore (nonché garante, nonché titolare di una lucrosa consulenza, di cui si parlerà più avanti in sedi che potrebbero essere anche giudiziarie) minaccia e il presidente, a sua volta, risponde per le rime. Potrebbe sembrare una bega tutta dentro il duopolio che vivono i Cinque Stelle, ma è piuttosto una resa dei conti tra due persone che, togliendo i sorrisi, gli abbracci e gli ammiccamenti dei momenti in cui si sono trovati uno accanto all'altro, si sono sempre sopportati con grande difficoltà.
Perché Beppe Grillo ha sempre ritenuto che la sua storia ''politica'' lo accreditasse di un ruolo perpetuo di guida morale, ma anche materiale, di un movimento da continuare a plasmare a suo piacimento, come ha sempre fatto, mentre Giuseppe Conte, una volta consolidata la sua leadership - prima da presidente del consiglio poi nel partito - ha ritenuto di potersi affrancare dall'ingombrante presenza dell'Eccelso.

Grillini sull'orlo di una crisi di nervi e di una scissione

La cosa era rimasta a livello di schermaglia fino alle elezioni europee, con Grillo che, nei risultati sconfortanti del partito, ha visto la chiara responsabilità di Conte e, soprattutto, delle sue scelte, soprattutto quelle dentro il movimento, in termini di organizzazione e strutture di vertice.
Quando la contrapposizione si è manifestata in tutta la sua evidenza è arrivato il momento in cui gli stracci sono cominciati a volare, mostrando plasticamente le divisioni interne, sulle cui braci hanno soffiato, strumentalmente, quelli che le idee di Conte hanno messo all'angolo, privandoli di quella visibilità (ovvero, potere) di cui avevano goduto per anni. Giusto quelli che hanno coperto i due mandati e che ora, allontanati dal barattolo di marmellata, spinge coloro che si sentono penalizzati a brigare in modo forse anche scomposto, senza magari pensare al controverso loro lascito politico.

Ma c'è modo e modo di affrontare i contrasti, magari cercando una soluzione che non punisca solo uno dei contendenti. Una soluzione che sembra non esserci perché, alle continue stilettate di Grillo, Conte ha deciso di replicare, questa volta pubblicamente, con una lettera che, oltre a contestare, regolamento alla mano (e con un occhio anche al codice civile), le intemperanze verbali del fondatore, ha toccato un nervo scoperto per tutti, quindi anche per il garante del movimento, la vil moneta.

Giuseppe Conte, che proprio non vuole fare la fine toccata ai figli di Urano, s'è evidentemente imbufalito quando ha letto, nella diffida vergata da Grillo, che ''nessuna consultazione tra gli iscritti potrà avere ad oggetto eventuali modifiche del nome del Movimento 5 Stelle, delle modifiche o dell’uso del simbolo e della regola dei due mandati''.
La risposta del presidente dei Cinque Stelle si divide in due parti, la prima delle quali rintuzza, dal punto di vista dello statuto, le asserzioni di Grillo che rivendica a sé, con quello di garante, anche il ruolo di ''padrone''.
La parte più pesante è nella chiusa della lettera, quella in cui Conte fa capire che la misura è ormai colma e di questo potrebbero risentire i rapporti economici in essere tra il movimento e Grillo, cui è stata attribuita una consulenza da qualche centinaio di migliaia di euro all'anno.

''Questa tua condotta, che sta alimentando il dibattito pubblico con connessi accenni a futuri contenzioni legali e a potenziali scissioni, rischia - ha scritto Conte rivolto a Grillo - di appannare le energie e l’entusiasmo che questo processo costituente sta liberando, con il risultato di compromettere gli sforzi che una intera Comunità sta portando avanti per rilanciare - con forza e decisione - l’azione politica del Movimento, coinvolgendo anche i simpatizzanti non ancora iscritti. Ti aggiungo che queste esternazioni sono del tutto incompatibili con gli obblighi da te specificamente assunti nei confronti del Movimento con riferimento sia alla malleveria sia ai contratti di pubblicità e comunicazione: ciò mi obbliga a valutare possibili iniziative dirette a sospendere l’esecuzione delle prestazioni a carico del Movimento derivanti dalla malleveria, e il recesso dai contratti di pubblicità e comunicazione''.
Una stoccata niente male.
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