La lotta al contante è un pericolo per la società?

- di: Redazione
 
La Chiesa cattolica, un monolite dogmatico fino a qualche decennio fa, anche grazie ad una apertura a tesi che non sempre coincidono con quelle del Vaticano, ha sempre di più, nel tempo, assunto un profilo che non è solo quello legato alla religione. Per questo bisogna sempre tenere da conto le posizioni che, se non sono ufficiali, quanto meno riflettono il pensiero cattolico, che mai come in questo periodo (in cui la comunicazione corre veloce e talvolta sfugge anche ai controlli che, si presume, qualcuno deve pure esercitare) si esprime su temi apparentemente lontani da quelli dottrinali. E se la ''voce'' è quella di Civiltà Cattolica l'attenzione deve salire ulteriormente, perché la pubblicazione non è solo l'emanazione pubblicistica della Compagnia di Gesù, quanto ha tra le sue file degli editorialisti le cui parole lasciano sempre il segno, in un verso o nell'altro.
Etienne Perrot è definito ''sacerdote e teologo francese'' e ''gesuita ed economista'', con una impressionante produzione di testi all'attivo. L'ultimo, in ordine di tempo, degli argomenti che ha toccato riguarda la ''battaglia'' che da più parti è stata dichiarata all'uso del contante, una di quelle cose che ciascuno di noi fa, quotidianamente, e che rientra nelle abitudini.

La lotta al contante è un pericolo per la società?

Per Perrot, a dire il vero, non è ''solo'' questo. Ovvero l'uso del contante, ma soprattutto l'obiettivo di cancellarlo si traduce in un pericolo evidente, di natura antropologica e politica, per la società. Un punto di vista che, come tutti, merita attenzione e rispetto, soprattutto perché la rivoluzione che si sostiene a favore di una società che non ha più bisogno di fare ricorso al contante andrebbe ad intaccare abitudini e consuetudini, incidendo direttamente nella vita dei singoli.

L'economista e religioso compendia il problema in poche righe che chiariscono: ''Nel capitalismo moderno, la triplice esigenza contraddittoria di razionalità, performance e sicurezza favorisce una tendenza apparentemente irresistibile. Questa corrente conduce il sistema verso la scomparsa del denaro contante. Si tratta di eliminare banconote e moneta di piccolo taglio in metallo (detta «moneta divisionale»), che gonfiano i portafogli e appesantiscono le tasche''. Alla base di questa politica c'è il manifesto obiettivo, eliminando il contante, di semplificare i pagamenti, aiutando una lotta più efficace contro frodi e criminalità organizzata.
Ma tutto questo ha un costo in termini morali più che materiali che non tiene costo del fatto che certe ''rivoluzioni'' o presunte tali non possono essere conseguenza di una imposizione e di tempi brevissimi, perché, vista la loro importanza, hanno la necessità di essere metabolizzate e non solo acriticamente accettate. Il senso ''tattile'' del denaro non si cancella per decreto.

E poi si deve tenere conto anche del fatto che la gente può accettare di stravolgere i propri canoni di comportamento quotidiano, a patto di comprenderne la genesi. Ma per chi oggi non ha accesso all'aspetto digitale della circolazione del denaro si troverà davanti ad un percorso obbligato che, per il fatto stesso di avere alla base una imposizione, rischia di determinare un corto circuito sociale. Come giustamente sottolinea Etienne Perrot, l’ideale tecnocratico non necessariamente coincide con il bene comune.

Certo, potere tracciare sempre e comune il denaro, attraverso le autostrade telematiche, sarebbe un enorme passo in avanti nella garanzia di sicurezza e legalità delle transazioni. Ma è un modello applicabile senza contraccolpi sociali, seppure piccoli e comunque limitati alla sfera personale dei cittadini? Sono però, comunque, sempre piccole alterazioni ma che toccano il percorso quotidiano della gente. Quindi, a chi immagina un mondo in cui il denaro - monete e banconote - sparirà, forse potrebbe essere utile calarsi nei panni di chi magari non ha mai avuto in tasca soldi appena sufficienti per aprire un conto corrente.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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