Vendite al dettaglio in calo, Confcommercio: "Segni di fragilità della domanda"

- di: Redazione
 

Giugno è stato un mese negativo per le vendite al dettaglio: i dati preliminari dell’Istat evidenziano un calo rispetto al mese precedente pari allo 0,2% sia in valore che in volume, mentre dal confronto con lo stesso mese del 2023 emerge una diminuzione dell'1% in valore e dell'1,8% in volume. Su base trimestrale, lieve aumento in valore (+0,1%) e leggero calo in volume (-0,1%).

Vendite al dettaglio in calo, Confcommercio: "Segni di fragilità della domanda"

Le vendite di beni alimentari scendono su base mensile (-0,2% in valore e -0,3% in volume) e hanno risultati contrastanti su base annua (+ 0,1% in valore e -1,6% in volume) e su base trimestrale (+0,1% in valore e -0,1% in volume). Per quanto riguarda invece i non alimentari, scendono in valore e in volume (-0,2%) su base mensile e su base annua (-1,7% e -1,9%), mentre su base trimestrale sono stazionari in valore e registrano un leggero calo in volume (-0,1%).

Negative le variazioni tendenziali negative per quasi tutti i gruppi di prodotti, visto che fanno registrare un aumento aumento solo i Prodotti di profumeria, cura della persona (+3,3%) e Foto ottica e pellicole, supporti magnetici, strumenti musicali (+2,5%), mentre il calo più consistente coinvolge Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-5,1%) e Mobili, articoli tessili, arredamento (-5%). Rispetto a giugno 2023, il valore delle vendite al dettaglio è in aumento per la grande distribuzione (+0,5%) e in calo per le imprese operanti su piccole superfici (-2,0%), le vendite al di fuori dei negozi (-4,2%) e il commercio elettronico (-3,9%).

Mariano Bella, direttore dell'Ufficio Studi, ha così commentato: ”Il permanere di un profilo negativo della domanda delle famiglie per i beni che transitano per il sistema distributivo seppure atteso, la variazione positiva del nostro indicatore dipendeva dagli ottimi dati di giugno degli acquisti di autovetture da parte di privati oltre che dalla dinamica dei servizi, è un segnale dei molteplici elementi di fragilità che caratterizzano l’attuale fase congiunturale. I progressi sul fronte dell’occupazione il consolidarsi di dinamiche inflazionistiche contenute (il dato di luglio non modifica il quadro d’insieme) e il miglioramento della fiducia delle famiglie non riescono ancora a tradursi in comportamenti di consumo più dinamici. Situazione che penalizza principalmente la domanda verso i beni più tradizionali (abbigliamento e calzature, mobili e alimentari tra tutti) e le strutture di minore dimensione. A completare il quadro di un contesto che rimane complicato sul versante dei consumi di beni si aggiungono i segnali d’indebolimento che da qualche mese evidenziano anche gli acquisti on-line. Questa situazione non sembra destinata a modificarsi nel breve periodo in considerazione dei segnali che emergono dalla produzione industriale, che anche a giugno ha registrato andamenti negativi, sia congiunturali che nel confronto annuo, per la produzione di beni di consumo. Si chiude, dunque, una settimana ricca di dati congiunturali complessivamente meno buoni delle attese. Tutto ciò non compromette l’obiettivo di crescita attorno o poco sopra l’1% per l’anno in corso, ma lo subordina in modo stringente a un percorso da qui alla fine dell’anno del tutto privo di inciampi".

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