Secondo le analisi della Community Smart Building, iniziativa avviata nel 2022 da The European House – Ambrosetti insieme alle più importanti imprese di questa filiera, la conversione degli edifici in ottica smart consentirebbe di abilitare una riduzione del 20-24% dei consumi energetici e del 4-5% di quelli idrici: per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 volti allo sviluppo sostenibile fissati dall’Unione Europea e favorire il percorso di decarbonizzazione del Paese, è necessario aumentare gli investimenti sulla riconversione e sul rinnovamento degli edifici: ecco alcune delle principali evidenze emerse dalla ricerca realizzata per iniziativa di The European House – Ambrosetti finalizzata a comprendere la consapevolezza e la sensibilità dei cittadini in merito al tema della trasformazione smart degli edifici.
Community Smart Building: edifici intelligenti centrali nella transizione ecologica, ma manca consapevolezza
In Italia, questa opportunità è frenata da una scarsa conoscenza del concetto di Smart Building e dalla percezione dei cittadini sulla presenza di diversi ostacoli alla riconversione smart del patrimonio immobiliare nazionale. Il 64,1% degli italiani ritiene di avere informazioni scarse, generiche o nulle riguardo al concetto di Smart Building. Oltre 1/4 dei cittadini ha la percezione di costi elevati delle tecnologie e degli interventi (26,9%) e lamenta difficoltà di accesso agli incentivi (20,3%). Una situazione che evidenzia la necessità per Istituzioni e aziende di favorire una maggiore consapevolezza sul tema per sostenere così la transizione ecologica del Paese: “Investire negli Smart Building significa abilitare risparmi per il futuro: è essenziale creare consapevolezza nei cittadini rispetto ai benefici economici, ambientali e sociali attivati dalla riconversione smart delle abitazioni”, ha sottolineato Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Responsabile dell’Area Scenari & intelligence di The European House – Ambrosetti. “A partire da questo, occorre promuovere e valorizzare tutte le componenti che rendono smart un edificio, dall’involucro alla connettività, dal benessere all’innovazione tecnologica”.
Le risposte alla survey hanno permesso di individuare quattro macro-tematiche chiave nel rapporto tra gli italiani e le questioni relative al proprio patrimonio immobiliare e a quello del Paese. Innanzitutto, tra le principali problematiche legate alla propria area di residenza, la questione abitativa risulta una delle principali aree di interesse: infatti, tra le prime 10 preoccupazioni indicate sono ben cinque quelle riguardanti il proprio contesto abitativo, tra cui il costo della vita (42%; al primo posto), la sicurezza (29%), la pianificazione urbana (25%), il cambiamento climatico (22%) e l’abitabilità ed efficienza degli edifici (19%). Nello specifico, per quanto riguarda il costo della vita, più dell’80% degli italiani si definisce molto o decisamente preoccupato per l’aumento dei costi relativi alla gestione degli edifici.
Tuttavia, il patrimonio edilizio italiano è obsoleto, con buona parte degli edifici che risultano scarsamente ottimizzati sia in termini di efficienza energetica sia per quanto riguarda l’utilizzo di tecnologie smart. In Italia, l’81,4% degli edifici è stato costruito prima del 1990. Tuttavia, è evidente la diffusa ignoranza informativa sul tema: solo il 6,8% dei soggetti coinvolti ne è a conoscenza. La situazione è ancora meno rosea quando si parla di Smart Building, con il 64,1% degli italiani che dichiara di disporre di informazioni scarse, generiche o nulle riguardo al concetto di Edificio Intelligente.
Nella percezione comune, i benefici della riconversione smart sono limitati principalmente al contesto dell’efficientamento energetico, mentre non vengono percepiti con altrettanta importanza altri servizi connessi, quali il miglioramento della qualità della vita o i possibili incrementi degli investimenti nel settore residenziale. I benefici più evidenti per i cittadini, infatti, riguardano il risparmio di energia negli edifici (30,2%) e la riduzione delle emissioni di CO2 (26,4%). Questa visione ‘parziale’ del concetto si riflette anche nella percezione riguardo i principali settori legati alla filiera degli Smart Building che, in Italia, coinvolge 35 settori e 180 sotto-settori industriali, con un totale di 350 mila aziende attive e 626 mila occupati. Ciononostante, tra i settori maggiormente riconosciuti dagli intervistati figurano soprattutto quelli dell’impiantistica, dell’energia e dell’automazione, ma mancano settori chiave come quello dei servizi, della progettazione e del design. La scarsa conoscenza del tema si riflette quindi anche in una limitata visione dell’intero sistema della filiera dell’Edificio Intelligente.
Per quanto riguarda i principali ostacoli che limitano la riconversione del patrimonio edilizio e la diffusione di edifici intelligenti, gli intervistati lamentano i costi elevati delle tecnologie e degli interventi (26,9%), la difficoltà di accesso agli incentivi (20,3%) e la complessità e lunghezza degli iter autorizzativi e dei tempi di realizzazione (17,8%). Le risposte restituiscono quindi un quadro chiaro di quelle che sono i principali timori quando si affrontano interventi di riconversione sul proprio immobile. Timori che si confermano simili anche quando si circoscrive il dato agli operatori della Pubblica Amministrazione.