FOTO: Local Team
Studenti in piazza a Roma, Torino, Milano, Genova, Padova, Napoli, Palermo, Cagliari e ancora decine di altre città. La protesta era stata indetta dall’Unione degli Studenti, sindacato studentesco di sinistra radicale delle scuole superiori che si riconosce nei principi di uguaglianza sociale solidarietà e antifascismo militante e più in generale nei valori della sinistra.
Studenti in piazza, scontri e la pratica terzomondista di bruciare i fantocci
Fino a qui, tutto bene. Il diritto di dissentire e manifestare è sacrosanto. Purtroppo, però in alcune città, in particolare a Torino, sono scoppiati incidenti con le forze dell’ordine e sono stati dati a fuoco fantocci che rappresentavano ministri italiani. Un metodo, quella di dare fuoco a fantocci, ripresa da pratiche di esasperazione da terzo mondo e certamente da condannare senza se e senza ma, anche se condanne esplicite al momento sono arrivate solo dal centrodestra.
Il tentativo degli studenti dell’Unione è evidente: alzare il livello della tensione, cercare lo scontro, offrire l’immagine di un Paese indignato contro il Governo, accusato di tante cose ma in primis di essere guerrafondaio e di non essere abbastanza duro con Israele (tante, infatti, le bandiere palestinesi in questi cortei).
Ma la verità, chiarissima, è che si tratta dell’espressione d’antan di un disagio giovanile che è ricorrente vista l’età, ma che viene strumentalizzato da “pupari” ben precisi che sanno piangere con un occhio solo, perché tanto clamore studentesco non si è visto dopo il 7 ottobre 2023, quando in una serie di attacchi di gruppi armati, provenienti dalla striscia di Gaza, furono uccisi 1.200 civili e militari israeliani, e nel rapimento di circa 250 di questi, moltissimi dei quali giovani e giovanissimi. Il tutto è avvenuto nel territorio di Israele, pianificato e operato da Hamas, con il supporto di altri gruppi armati palestinesi.
Il sangue, insomma, per alcuni si piange solo quando è anti occidentale.
Però, alla fin fine, si tratta di fumo senza arrosto. A differenza di un lontano passato, queste manifestazioni non godono di un reale e diffuso consenso, sono isolate. E il rumore che cercano di fare è di uscire da questo isolamento e scarsa considerazione. Una storia già vista, che non funziona più. E che, anzi è un boomerang. Certamente per la sinistra, che dovrebbe prenderne le distanze con nettezza, evitando di ripetere errori del passato, quando certamente le distanze alla fine furono prese, ma forse troppo tardi.