Ancora in frantumi la maggioranza che ha sostenuto la von der Leyen alla presidenza della Commissione UE sulla nomina a commissario vicepresidente dell’italiano Raffaele Fitto (Fratelli d’Italia, gruppo dei Conservatori di Ecr - a Bruxelles) e il portafoglio dell’ungherese Oliver Varhely.
Commissione Ue, sulla nomina di Fitto maggioranza in frantumi
Ad alzare gli scudi contro Fitto ci sono i Socialisti, il gruppo di Renew e i Verdi.
Già di prima mattina era chiaro che Ppe, Socialisti dell’S&D e Renew non avrebbero votato né con il quorum dei 2/3 della commissione parlamentare competente né con la maggioranza semplice dei membri, prevista al terzo scrutinio. Non sarebbe convenuto a nessuno. Con la maggioranza semplice Fitto sarebbe passato grazie al sì di Ecr, dei Patrioti di Orbàn e perfino dell'ultradestra di Afd, ipotesi scomodissima per von der Leyen e ora anche per il leader del Ppe Manfred Weber, alle prese con le prossime elezioni in Germania.
Tutti rinviato, quindi, con socialisti e Renew che tengono duro contro l’allargamento a destra della Commissione Ue, che evidentemente von der Leyen aveva negoziato segretamente con Giorgia Meloni ma che ora sta spaccando la maggioranza che von deer Leyen ha eletto, di cui non fanno parte i conservatori dell’Ecr.
Rabbiosa la reazione della Meloni, che punta il dito contro il Pd, che fa parte del gruppo socialista dell’S&D: “Trovo inconcepibile che alcuni esponenti del Pd chiedano adesso di togliere a Fitto la vicepresidenza esecutiva. Vorrei sapere da Elly Schlein se questa è la sua posizione ufficiale: sottrarre all'Italia una posizione apicale per mettere l'interesse del suo partito davanti all'interesse collettivo”, ha scandito la premier. Il Pd, però, ha chiarito che il problema non è la competenza di Fitto, ma il ruolo apicale affidato a un membro di Ecr.