Coldiretti: ad aprile 1,5 miliardi di euro di cibi invenduti

- di: Giuseppe Castellini
 
“La chiusura per tutto aprile del servizio al tavolo e al bancone di tutti i 360mila tra bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy con vini, birre e cibi invenduti per un valore stimato in 1,5 miliardi nell’arco del mese”.

Sono i dati che espone Coldiretti sottolineando l’importanza dell’iniziativa delle Regioni che chiedono di valutare la possibilità di riaperture a partire dal 20 aprile. Coldiretti evidenzia che a soffrire insieme ai ristoratori ci sono decine di migliaia di agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e casari impegnati spesso da generazioni per garantire produzioni alimentari di alta qualità. La drastica riduzione dell’attività pesa infatti sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato ma ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma dal vino ai salumi fino ai formaggi.

“Al danno economico ed occupazionale" – continua Coldiretti – "si aggiunge il rischio di estinzione per oltre 5mila specialità dell’enogastronomia locale, dai formaggi ai salumi fino ai dolci, per la mancanza di sbocchi di mercato per l’assenza di turisti e la chiusura di ristoranti e agriturismi dove le tradizioni, dai campi alla tavola, sono tramandate da secoli. In pericolo con la pandemia c’è anche il primato nazionale della biodiversità conquistato dall’Italia in Europa”. Duramente colpiti i 24mila agriturismi nazionali con l’arrivo della primavera, che è particolarmente apprezzata dagli amanti della campagna per assistere al risveglio della natura con piante, fiori e uccelli migratori, ma anche delle attività agricole con i lavori di preparazione dei terreni, la semina e la raccolta delle primizie da portare in tavola. L’organizzazione degli agricoltori evidenzia poi che “gli agriturismi, peraltro, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche”.
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