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Clima, l’allarme degli scienziati sui punti di non ritorno: costi altissimi per i sistemi economici

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Clima, l’allarme degli scienziati sui punti di non ritorno: costi altissimi per i sistemi economici

Gli esperti parlano di un conto alla rovescia già avviato. La foresta amazzonica e la calotta glaciale della Groenlandia mostrano segnali sempre più evidenti di stress: deforestazione, incendi e siccità da un lato, scioglimento accelerato dei ghiacci dall’altro. Due ecosistemi vitali che, se supereranno i cosiddetti punti di non ritorno, smetteranno di svolgere le funzioni di assorbimento di CO₂ e di regolazione climatica. Con conseguenze che non sono soltanto ambientali ma direttamente economiche: innalzamento del livello dei mari, perdita di terre agricole, crisi delle risorse idriche.

Clima, l’allarme degli scienziati sui punti di non ritorno: costi altissimi per i sistemi economici

Il rapporto diffuso in vista della COP30 sottolinea come i costi dell’inazione siano destinati a pesare su infrastrutture, assicurazioni e filiere produttive. Per l’Europa significherebbe dover investire decine di miliardi in opere di difesa costiera e adattamento urbano. Per il settore agricolo, in particolare in Italia, i rischi di desertificazione e perdita di raccolti sono stimati in crescita costante, con un impatto diretto sui prezzi alimentari e sulla competitività delle imprese. Le compagnie assicurative già parlano di premi più alti per coprire eventi estremi, mentre l’industria energetica deve fare i conti con sistemi idroelettrici meno affidabili.

Un nodo di finanza pubblica
Le istituzioni internazionali avvertono che contenere il surriscaldamento entro 1,5 °C non è solo un obiettivo climatico, ma una misura di stabilità finanziaria. Ogni decimo di grado in più comporta un’escalation di spesa pubblica per emergenze, ricostruzioni e sussidi ai settori in crisi. Per l’Italia, dove già ora il dissesto idrogeologico costa circa 3 miliardi l’anno, un ulteriore aggravio potrebbe mettere sotto pressione i conti dello Stato e gli investimenti per la crescita.

L’appello ai governi e al mercato
Gli scienziati chiedono che la COP30 segni una svolta concreta, con regole più severe su deforestazione, fondi dedicati all’adattamento e strumenti finanziari innovativi. La transizione verde diventa anche occasione per nuovi mercati: bioeconomia, tecnologie di cattura della CO₂, energie rinnovabili. Per le imprese si apre un bivio: investire subito per ridurre i rischi futuri o subire i costi di scenari sempre più instabili. “Ogni euro speso oggi in prevenzione – dicono gli studiosi – può evitare di spenderne cinque in ricostruzione domani”.

Opportunità e criticità
Se i tipping point venissero superati, la perdita di valore sarebbe immediata: calo della produttività agricola, danni al turismo costiero, aumento dei costi energetici e sanitari. Ma l’urgenza climatica può trasformarsi anche in spinta per politiche industriali capaci di rilanciare settori strategici. Per questo economisti e climatologi insistono: il rischio climatico va trattato come un rischio sistemico per l’economia globale, e non più come un tema di nicchia ambientale.

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