L’Iran avrebbe avvertito il presidente americano Donald Trump, tramite un intermediario durante il recente vertice del G7 in Canada, che in caso di attacco diretto avrebbe attivato cellule dormienti presenti sul territorio degli Stati Uniti. La notizia, riportata dalla rete americana Nbc sulla base di fonti riservate, ha spinto l’amministrazione statunitense a elevare il livello di allerta in tutto il Paese. Il Dipartimento per la Sicurezza Interna ha diffuso ieri un comunicato in cui si avverte che il conflitto in corso con l’Iran “sta creando un ambiente di minaccia elevata”, alimentando il timore di azioni coordinate sul suolo americano da parte di gruppi legati a Teheran.
Cellule dormienti e attacchi militari: l’Iran minaccia gli Stati Uniti, Israele colpisce basi aeree
Intanto il conflitto tra Iran e Israele si intensifica. Nelle ultime ore l’aviazione israeliana ha colpito sei aeroporti militari iraniani, danneggiando pesantemente le strutture e distruggendo almeno quindici tra caccia ed elicotteri. Tra i velivoli colpiti ci sarebbero F-14, F-5 e AH-1. L’operazione è stata confermata dall’IDF, le Forze di Difesa Israeliane, che hanno parlato di un attacco mirato a limitare le capacità operative di Teheran. La risposta iraniana è arrivata sotto forma di lanci ripetuti di missili balistici, partiti a intervalli di pochi minuti l’uno dall’altro, e diretti verso obiettivi strategici in Israele. Secondo fonti locali, uno dei bersagli è stato un’infrastruttura energetica nel sud del Paese, che ha subito gravi danni.
La Guida Suprema Khamenei: "La punizione contro Israele continuerà"
La tensione è salita ulteriormente dopo il messaggio pubblicato dalla Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, che su X ha diffuso un’immagine simbolica raffigurante un teschio con la Stella di David su uno sfondo in fiamme. "Il nemico sionista ha commesso un grave errore, un grave crimine. Deve essere punito, lo stiamo facendo ora e la punizione continuerà", ha scritto Khamenei, rompendo il silenzio dopo gli attacchi americani contro i siti nucleari iraniani. Una presa di posizione rafforzata dalle parole del capo di stato maggiore dell’Esercito iraniano, generale Abdolrahim Mousavi: “Gli Stati Uniti, continuando a sostenere incondizionatamente il barbarico e aggressivo regime sionista, sono entrati apertamente e direttamente in guerra, violando la sovranità dell’Iran islamico”.
Tensione anche sui mercati energetici
La crisi ha avuto immediate ripercussioni anche sul fronte economico. Dopo le dichiarazioni iraniane e l’avvertimento sul possibile blocco dello Stretto di Hormuz, il mercato petrolifero ha reagito con un rialzo dei prezzi. Il WTI è aumentato dell’1,15% a 74,69 dollari al barile, mentre il Brent ha guadagnato l’1,12% raggiungendo i 77,88 dollari. Dall’inizio del conflitto, il 13 giugno, il Brent ha registrato un incremento del 13%, mentre il WTI si è attestato su un +10%. In crescita anche il prezzo del gas ad Amsterdam, dove è salito del 2% in apertura, attestandosi a 41,90 euro per megawattora.
Scenario internazionale sempre più instabile
Il moltiplicarsi di attacchi e minacce tra le due potenze regionali sta alimentando i timori di una crisi di portata più ampia. Negli Stati Uniti, la prospettiva dell’attivazione di cellule dormienti ha riportato l’attenzione delle autorità sulla sicurezza interna. Il Dipartimento per la Sicurezza Interna sta monitorando la situazione in raccordo con l’FBI e le agenzie di intelligence. La possibilità di un’estensione del conflitto anche al di fuori del Medio Oriente appare ora meno remota, in uno scenario dove le tensioni religiose, geopolitiche e militari si sovrappongono, con il rischio di innescare una nuova stagione di instabilità globale.