Carburanti: gestori impianti sull'orlo di una crisi di nervi, stato agitazione e sciopero

- di: Redazione
 
Bisogna ammetterlo: almeno in Italia, è la prima volta che una categoria commerciale indice uno sciopero (che potrebbe avere effetti parecchio fastidiosi per gli italiani) per motivi psicologici, prima ancora che economici o normativi. Lo hanno fatto le sigle che riuniscono i gestori degli impianti di distribuzione di carburanti che, dopo il decreto del governo che chiede loro trasparenza sui meccanismi di quantificazione dei prezzi, hanno annunciato la scesa in stato di agitazione e, quindi, uno sciopero. Quando si protesta le motivazioni possono essere tante e diverse, ma è abbastanza singolare che i gestori degli impianti, prima di parlare di numeri e percentuali, premettano, nell'annunciare a cosa intendano affidare la loro protesta, che si sentono offesi dalla ''ondata di fango'' contro ''una categoria di onesti lavoratori''.

Carburanti: gestori impianti sull'orlo di una crisi di nervi, stato agitazione e sciopero

Quindi, stato di agitazione e sciopero servono a ''cercare di ristabilire la verità'', cercando di sostenere le loro ragioni anche con una manifestazione davanti Montecitorio. La nota è stata firmata congiuntamente da Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio e in premessa si sostiene che ''il Governo aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui Gestori che diventano i destinatari di insulti ed improperi degli automobilisti esasperati. E' stata avviata contro la categoria una campagna mediatica vergognosa. Quindi è stato dichiarato lo stato di agitazione su tutta la rete e lo sciopero contro il comportamento del Governo''. Poi l'affondo generico contro chi governa dicendo che ''vengono beatificati i trafficanti di illegalità che operano in evasione fiscale e contributiva e che sottraggono all'Erario oltre 13 miliardi di euro l'anno''.

I gestori, attraverso chi li rappresenta, intendono avviare una ''campagna di controinformazione'', magari per spiegare perché hanno l'impressione di ''un Esecutivo a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche, senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate e ben sapendo che l'Agenzia delle Dogane, il Mimit, e l'Agenzia delle Entrate hanno, già oggi, la conoscenza e la disponibilità di dati sul movimento, sui prezzi dei carburanti e sull'affidabilità delle comunicazioni giornaliere rese dalla categoria. E' un imbroglio mediatico al quale le organizzazioni di categoria intendono dare risposte con la mobilitazione dei gestori".

La bordata finale potrebbe innescare ulteriori polemiche perché parla di "azioni politiche irresponsabili e di inusitata gravità nei confronti di una intera categoria di onesti operatori economici che basano la loro attività su un margine fisso pro litro di 3 centesimi lordi al litro, garantendo allo Stato, a proprio rischio e pericolo, in alcuni casi della vita, un introito di circa 40 miliardi l'anno di gettito". Certo è che, con queste premesse, qualsiasi tentativo di comporre la vertenza si presenta abbastanza problematico, anche perché non è facile capire come il Governo possa metabolizzare accuse così pesanti.
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