Colpo di scena nella politica calabrese: il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha annunciato le proprie dimissioni dall’incarico, dichiarando però contestualmente l’intenzione di ricandidarsi alle prossime elezioni. Una scelta che ha spiazzato il panorama politico e che arriva nel pieno di un’inchiesta giudiziaria che lo vede indagato per corruzione.
Calabria, Occhiuto si dimette ma annuncia la ricandidatura: “Decidano i calabresi”
“Non mi farò fermare – ha dichiarato Occhiuto in conferenza stampa –. Mi dimetto per restituire la parola ai cittadini. Saranno loro a decidere se proseguire con il percorso che abbiamo avviato o se voltare pagina”. Parole che hanno aperto immediatamente un acceso dibattito sul significato politico di questa mossa e sulle possibili conseguenze per il futuro della Regione.
Le accuse e l’inchiesta
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Occhiuto sarebbe coinvolto in un’indagine legata a presunti favori e irregolarità in ambito amministrativo. Le contestazioni parlano di episodi di corruzione, ma la procura non ha ancora depositato richieste formali di rinvio a giudizio.
Il governatore ha respinto ogni addebito, sottolineando di avere “la coscienza pulita” e denunciando quello che definisce un “attacco politico e giudiziario” volto a ostacolare il suo operato. “Non accetterò che il lavoro fatto per i calabresi venga sporcato da accuse infondate”, ha ribadito.
Le reazioni politiche
La decisione ha suscitato reazioni contrastanti. Matteo Salvini, leader della Lega e alleato politico di Occhiuto, ha dichiarato che “ha fatto bene” a dimettersi e a rilanciare la sfida, convinto che il consenso popolare potrà confermare la legittimità del suo percorso politico.
Dall’opposizione, invece, arrivano critiche feroci. Esponenti del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle parlano di “operazione di facciata” e di una “strategia per trasformare un’indagine in un plebiscito personale”. Le opposizioni chiedono chiarezza sulle accuse e un confronto aperto con gli elettori, senza scorciatoie.
La posta in gioco per la Calabria
La Regione si trova a un bivio delicato. Negli ultimi anni il governo Occhiuto ha puntato su sanità, infrastrutture e fondi europei, rivendicando risultati importanti, ma la Calabria resta una delle aree più fragili del Paese, segnata da tassi di disoccupazione altissimi e da croniche difficoltà nel garantire servizi essenziali.
La scelta del governatore potrebbe trasformare le elezioni in un referendum sul suo operato. I suoi sostenitori parlano di coraggio e trasparenza, i detrattori di un atto di forza che rischia di polarizzare ulteriormente il clima politico e sociale.
Un test per la credibilità delle istituzioni
Il caso Occhiuto è destinato ad avere ripercussioni anche sul dibattito nazionale. In un’Italia attraversata da tensioni giudiziarie e politiche, la vicenda diventa un banco di prova sulla credibilità delle istituzioni locali e sul rapporto tra giustizia e politica.
Il presidente, con la sua decisione, ha ribaltato lo scenario: non resterà alla guida della Regione mentre l’indagine prosegue, ma si affiderà al giudizio degli elettori. Una strategia rischiosa, che potrebbe rafforzarlo se dovesse uscire vincitore, ma che in caso contrario potrebbe segnare la fine della sua carriera politica.
Verso nuove elezioni
L’iter per tornare alle urne sarà rapido. La Regione si prepara a organizzare il voto anticipato, con una campagna elettorale che si preannuncia accesa e segnata dall’ombra delle indagini. Occhiuto punterà sulla sua esperienza e sui progetti avviati, mentre le opposizioni cercheranno di capitalizzare la sfida etica e giudiziaria.
Il destino politico della Calabria è ora nelle mani degli elettori. La scelta di Occhiuto, sorprendente e divisiva, ha aperto una nuova pagina che potrebbe ridefinire il futuro della Regione e il ruolo dei suoi protagonisti sulla scena nazionale.