Corsa di Madrid e Francoforte, rally di Stellantis, petrolio in ripresa e oro solo in lieve rialzo.
Borse europee spinte dalle scommesse sulla Fed
Le Borse europee archiviano una seduta complessivamente positiva, sostenute da una
ritrovata propensione al rischio e, soprattutto, dalle scommesse sempre più aggressive su un
taglio dei tassi della Federal Reserve già nella riunione della prossima settimana.
Il clima è da “risk-on controllato”: gli investitori alleggeriscono gradualmente i difensivi
e tornano su ciclici, industriali e auto, senza però perdere di vista il rischio di un’economia
in rallentamento, fotografato dai dati sul lavoro Usa.
Il pan-europeo Stoxx 600 chiude in lieve rialzo, attorno allo 0,1%, al terzo giorno
consecutivo di guadagni, con in testa i comparti industriali e
automobilistici, mentre sanità e beni di consumo difensivi restano in coda al
listino. :contentReference[oaicite:0]{index=0}
Tra i principali listini continentali brilla Madrid, che mette a segno un progresso
vicino al +2%, trainata dalle banche. Molto tonica anche
Francoforte, con il Dax che guadagna poco meno del +2%,
sostenuto dal rally dell’auto esposta al mercato Usa. Più misurata
Parigi, che si ferma intorno a +0,4%, e
Londra, in area +0,2%, mentre
Amsterdam chiude leggermente sotto la parità, con un calo di circa lo
0,2%.
Milano avanti piano ma con Stellantis e STMicro sugli scudi
A Piazza Affari la seduta è meno esplosiva ma comunque positiva:
il FTSE MIB avanza di circa +0,3%, intorno a
43.500 punti, prolungando una serie di rialzi che dura da tre sedute.
L’indice allargato FTSE Italia All-Share si muove sulla stessa linea, mentre
il FTSE Italia Mid Cap sale di poco più dello 0,2% e il
FTSE Italia Star mette a segno un progresso nell’ordine dell’1%. :contentReference[oaicite:1]{index=1}
Il segmento delle small cap, misurato dal FTSE Italia Small Cap,
chiude praticamente invariato, intorno a 35.900 punti, a conferma di una
rotazione ancora incompleta verso i titoli a più bassa capitalizzazione. :contentReference[oaicite:2]{index=2}
Tra le blue chip spicca il comparto industriale e auto:
Interpump guida la classifica dei rialzi con un progresso di quasi il
+4%, seguita da Stellantis che corre di oltre il
+3,5%. Sul gruppo automobilistico pesano in positivo le
aspettative di una ripresa del mercato statunitense dopo la recente proposta
della Casa Bianca di allentare gli standard sulle emissioni per i veicoli tradizionali, che
ha ridato ossigeno a tutto il settore auto europeo. :contentReference[oaicite:3]{index=3}
Molto bene anche STMicroelectronics, in rialzo di circa il
+3,5%, inserita nella scia favorevole dei tecnologici europei alla luce
delle notizie sul rafforzamento della domanda di chip, anche grazie ai piani di produttori
cinesi intenzionati a ridurre la dipendenza da Nvidia nel campo dell’intelligenza artificiale. :contentReference[oaicite:4]{index=4}
In evidenza anche Saipem, che guadagna quasi il +3%,
beneficiando del rimbalzo del petrolio e delle aspettative di nuove
commesse nell’oil&gas.
Sul fronte opposto, i ribassi più marcati colpiscono Italgas, in flessione
di circa il −1,6%, e Campari, che arretra di oltre l’1%.
Vendite anche su Banca Monte dei Paschi di Siena, in calo di poco più
dell’1% dopo le recenti tensioni legate all’inchiesta sulla scalata a
Mediobanca, e su Recordati, che cede circa l’1,2%. :contentReference[oaicite:5]{index=5}
Mid e small cap: vola Avio, sotto pressione Rcs e Juventus
Nel paniere FTSE Italia Mid Cap i riflettori sono puntati su
Avio, che mette a segno un balzo di oltre il +7%, sostenuta
dalle attese di nuovi programmi nel settore spaziale e dall’attenzione crescente degli
investitori per i campioni nazionali dell’aerospazio.
Bene anche Comer Industries, in salita di oltre il +6%,
e Fincantieri, che guadagna più del +3,5%, grazie al mix
di ordini in crescita sulla cantieristica civile e militare. Più tonica anche
GVS, in rialzo di oltre il +2%. (Dati di fine seduta basati
sulle rilevazioni di mercato italiane.)
Tra i titoli a media capitalizzazione prevalgono invece le prese di beneficio su
RCS, che scende di oltre il −2%, e su
Juventus, in calo di poco più del −2%, in un contesto in
cui il comparto media e sportivo resta esposto alla volatilità delle aspettative sui diritti
televisivi e sui risultati sportivi. Soffre anche LU-VE Group, in
flessione di circa il −2%, mentre Pirelli registra un
ribasso di poco inferiore al −2%, in un settore pneumatici che sconta
timori sulla domanda globale.
Sul fronte delle small cap, l’indice dedicato chiude sostanzialmente
invariato: i rialzi di alcuni titoli industriali e tecnologici vengono compensati da prese
di beneficio su società a più bassa liquidità, senza un vero tema settoriale dominante.
Trustpilot crolla, vola Pierre et Vacances, tonfo per Philips
Sul fronte dei singoli titoli europei, la storia di giornata è il tracollo di
Trustpilot. Il gruppo danese delle recensioni online, quotato a Londra,
ha visto le proprie azioni precipitare di circa il −32% dopo la
pubblicazione di un report da parte del fondo ribassista Grizzly Research,
che accusa la società di gestire veri e propri “schemi di estorsione in stile
mafioso” nei confronti delle aziende non clienti: profili creati senza consenso,
valanghe di recensioni negative e, come soluzione, la proposta di abbonamenti a pagamento
per “ripulire” la reputazione. :contentReference[oaicite:6]{index=6}
Trustpilot ha respinto con forza le accuse, definendole “selettive e fuorvianti” e
sostenendo che il report travisi il funzionamento della piattaforma. La replica però non
ha evitato la frana in Borsa, con il titolo sceso sui minimi di quasi due anni e oltre
200 milioni di sterline di capitalizzazione bruciati in poche ore. :contentReference[oaicite:7]{index=7}
A Parigi giornata di segno opposto per
Pierre et Vacances – Center Parcs, che decolla di circa l’+8%.
Il gruppo del turismo residenziale e dei villaggi vacanze ha confermato per il 2025
una crescita dei ricavi turistici di quasi il +4% rispetto all’esercizio
precedente e ha ribadito un obiettivo di adjusted EBITDA superiore a
180 milioni di euro, quarto anno consecutivo di miglioramento. Il management
ha inoltre fissato per il 2030 un obiettivo di EBITDA a 270 milioni, facendo
leva sul piano “ReInvention” e su una struttura finanziaria alleggerita dopo il riassetto
post-Covid che ha portato nel capitale nuovi investitori istituzionali. :contentReference[oaicite:8]{index=8}
Seduta molto pesante per Philips ad Amsterdam. Il titolo
del gruppo olandese della tecnologia sanitaria cede fra il −6% e il
−7%, dopo che il ceo Roy Jakobs, intervenuto alla
Global Healthcare Conference di Citi, ha indicato per il 2026 un
miglioramento solo moderato della crescita organica dei ricavi rispetto al circa
+2% atteso per il 2025, ma ha giudicato “poco probabile” che il ritmo
possa raddoppiare verso il +4,5% prospettato dal consenso degli analisti. :contentReference[oaicite:9]{index=9}
Il gruppo ha confermato l’obiettivo di migliorare i margini entro il 2026 ma ha messo in
guardia su tariffe doganali in aumento e su un contesto ancora debole in
Cina, nonostante la domanda resti solida negli Stati Uniti e in Europa.
Dopo conti trimestrali recentemente superiori alle attese, gli investitori si aspettavano
un messaggio più aggressivo sulla crescita e hanno reagito con vendite massicce.
Valute, oro e petrolio: risk-on ma senza euforia
Sul mercato dei cambi, l’euro si muove poco sotto i massimi dell’anno,
attorno a 1,16–1,17 dollari, dopo i dati sulle
vendite al dettaglio dell’Eurozona, rimaste stabili su base mensile a
ottobre ma in crescita di circa l’1,5% su base annua, segnale di consumi
in lenta ripresa. :contentReference[oaicite:10]{index=10}
Il sterlina si mantiene tonica verso il biglietto verde, sostenuta da dati
leggermente migliori sull’attività economica e dalla lettura positiva del mercato sul
recente bilancio del governo britannico. Lo yen si rafforza dopo indiscrezioni
su un imminente rialzo dei tassi da parte della Bank of Japan, che potrebbe
portare il tasso di riferimento allo 0,75%, con le piazze asiatiche e
i cambi della regione che si adeguano a uno scenario di politica monetaria meno ultra-espansiva. :contentReference[oaicite:11]{index=11}
Sul fronte delle materie prime, l’oro consolida a ridosso
dei massimi storici: il prezzo spot oscilla poco sotto i
4.200 dollari l’oncia, con un lieve calo nell’ordine dello
0,3–0,4%, mentre i futures di febbraio viaggiano poco
sopra i 4.220 dollari. Le prese di beneficio sono contenute: il metallo
giallo continua a essere la grande assicurazione di portafoglio contro l’incertezza
geopolitica e il rischio di un allentamento monetario più aggressivo negli Stati Uniti. :contentReference[oaicite:12]{index=12}
Il petrolio recupera terreno: il Brent si attesta intorno
ai 62,9 dollari al barile, in rialzo di circa lo 0,4%,
mentre il WTI viaggia intorno ai 59,3 dollari, con un
guadagno di circa lo 0,6%. A sostenere i corsi sono le tensioni sul fronte
energetico russo e le aspettative di tagli dei tassi Fed, che potrebbero dare fiato alla
domanda globale, mentre gli operatori continuano a soppesare i rischi legati a eventuali
accordi di pace che riporterebbero sul mercato più greggio russo. :contentReference[oaicite:13]{index=13}
Il gas naturale europeo, misurato dal future olandese TTF,
arretra di circa il 4% e torna in area 27 euro/MWh, complice
uno scenario di stoccaggi ancora elevati e temperature stagionali miti nel Vecchio
Continente. :contentReference[oaicite:14]{index=14}
Spread Btp-Bund stabile, occhi sui dati macro
Sul mercato obbligazionario, lo spread Btp-Bund a dieci anni si muove
in area 79 punti base, in lieve allargamento di un paio di punti rispetto
alla vigilia, con il rendimento del Btp decennale che si attesta intorno
al 3,46%. Un livello che testimonia una fase di relativa calma per il
debito italiano, in un contesto in cui il mercato resta convinto che la BCE
manterrà i tassi fermi ancora per qualche riunione, limitandosi a monitorare la dinamica
dell’inflazione e dell’attività economica.
In Eurozona il quadro macro resta misto: le vendite al dettaglio stabili
a ottobre e gli indicatori anticipatori (come il Leading Economic Index dell’area euro)
che mostrano un rallentamento meno marcato rispetto ai mesi precedenti suggeriscono
un contesto di crescita debole ma non recessivo, mentre le tensioni legate ai
dazi Usa continuano a pesare sui Paesi più orientati all’export, come
Germania e Italia. :contentReference[oaicite:15]{index=15}
Wall Street oscilla sui massimi in attesa della Fed
A Wall Street, a metà della seduta europea, i listini americani oscillano
poco sotto i massimi storici. Verso metà giornata di New York l’S&P 500
si muove attorno alla parità, il Dow Jones segna un guadagno frazionale
di pochi punti e il Nasdaq cede intorno allo 0,1%. Il
mercato alterna micro-rotazioni settoriali, ma il quadro di fondo resta quello di un’America
che scommette su un taglio dei tassi Fed già nel meeting del 9–10 dicembre,
dopo una serie di dati macro più morbidi del previsto. :contentReference[oaicite:16]{index=16}
Il report della società di outplacement Challenger, Gray & Christmas
ha mostrato a novembre 71.321 licenziamenti annunciati, in calo di oltre
il 50% rispetto all’ottobre “shock” ma comunque il dato più alto per un
mese di novembre dal 2022, segno di un mercato del lavoro che sta lentamente perdendo
spinta. Da inizio anno le aziende statunitensi hanno annunciato oltre 1,17 milioni
di tagli, il livello più elevato dalla pandemia del 2020. :contentReference[oaicite:17]{index=17}
Al tempo stesso, le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione
restano vicine ai minimi degli ultimi tre anni, contribuendo al quadro di un’economia che
rallenta ma senza frenata brusca. Questo mix di dati – meno occupazione programmata ma
occupati ancora relativamente stabili – rafforza l’idea di una “soft landing”
e alimenta l’ottimismo di chi ritiene che la Fed possa permettersi una prima sforbiciata
ai tassi senza mettere a rischio la credibilità anti-inflazione. :contentReference[oaicite:18]{index=18}
In questo contesto, il mercato prezza ormai con una probabilità vicina al 90%
un taglio nel meeting di dicembre, secondo le stime basate sui future sui Fed funds,
mentre gli indici azionari globali beneficiano della combinazione di
dollaro più debole, rendimenti in calo e flussi in ritorno
sugli asset rischiosi. :contentReference[oaicite:19]{index=19}
Il quadro d’insieme: rally di fine anno con qualche insidia
La fotografia di fine giornata è chiara: Borse europee in rialzo, con
Madrid e Francoforte a fare da traino, una
Milano che continua a recuperare terreno pur senza strappi, uno
spread italiano sotto controllo e un dollaro in lieve
indebolimento che favorisce oro e materie prime energetiche.
Il rally è alimentato da due pilastri: da un lato la fiducia in un cambiamento di
passo della Fed, dall’altro la sensazione che la congiuntura globale stia
rallentando senza però avvitarsi in una recessione profonda. Restano, tuttavia,
alcune incognite pesanti: l’ondata di licenziamenti negli Stati Uniti,
la fragilità della domanda cinese per i beni di investimento e la persistenza delle
tensioni commerciali e tariffarie.
Per ora, però, gli investitori guardano il bicchiere mezzo pieno: auto e industriali
guidano la riscossa, le banche restano ben intonate in un contesto di rendimenti ancora
interessanti e la componente più speculativa del mercato torna a cercare opportunità
anche tra mid e small cap. La partita di fine anno si giocherà sulle
prossime letture di inflazione e occupazione Usa e sulla conferma – o meno – della
narrativa di una Fed pronta ad accompagnare l’atterraggio morbido dell’economia americana.