Borse: i timori di una recessione in Usa affossano i mercati

- di: Redazione
 
I timori di recessione per l'economia statunitense, che da giorni aleggiavano, si sono drammaticamente confermati oggi, con i mercati azionari che sono crollati in Asia, con le obbligazioni che, invece, hanno mostrato segni di ripresa.
Già venerdì gli investitori avevamo mostrato nervosismo, con i futures a pagarne le conseguenze (quelli del Nasdaq hanno perso il 2,27%, quelli dell'S&P 500 l'1,41%, quelli dell'EUROSTOXX 50 lo 0,6% e quelli del FTSE lo 0,2%).
Il prezzo più alto è pagato dalla borsa di Tokyo che è arrivata a perdere anche l'8 %. l'indice più importante, il Nikkei 225, ha perso ben il 5,5%, raggiungendo i minimi degli ultimi sette mesi e segnando la perdita più grande in tre sessioni dalla crisi finanziaria del 2011.

Borse: i timori di una recessione in Usa affossano i mercati

I rendimenti dei titoli di Stato giapponesi a 10 anni sono crollati di ben 17 punti base, attestandosi al minimo da aprile allo 0,785%. La domanda di titoli del Tesoro è stata elevata, con rendimenti a 10 anni che hanno raggiunto il 3,723%, il livello più basso da metà del 2023.
Le grandi società di trading come Mitsubishi, Mitsui e Sumimoto tutti sono crollati di circa il 10%.
A determinare l'ondava di vendite è stato il debole debole sulle buste paga di luglio negli Stati Uniti, con gli analisti che hanno aumentato le previsioni di recessione nei prossimi 13 mesi di 10 punti percentuali, portandole al 25%. La previsioni più pessimistiche sono state fatte dagli analisti della JPMorgan, che stimano nel 50% lr probabilità che negli Stati Uniti si manifesti la recessione.
Oggi ì il dollaro ha perso un altro 1,0% sullo yen giapponese, attestandosi a 144,99, mentre l'euro si è mantenuto stabile a 1,0920 dollari. Il franco svizzero è stato uno dei principali beneficiari della corsa al rischio, con il dollaro vicino ai minimi degli ultimi sei mesi a 0,8533 franchi.

Nei mercati delle materie prime, l'oro è sceso a 2.434 dollari l'oncia.
I prezzi del petrolio sono rimbalzati a causa delle preoccupazioni circa l'ampliamento del conflitto in Medio Oriente, anche se la scorsa settimana i timori sulla domanda hanno fatto sì che il prezzo scendesse ai minimi degli ultimi otto mesi. Il Brent è aumentato di 27 centesimi, arrivando a 77,08 dollari al barile, il greggio statunitense di 23 centesimi, arrivando a 73,75 dollari al barile.
Per quanto riguarda l'andamento delle borse asiatiche, l'indice di riferimento di Taiwan, il Taiwan Weighted Index, è sceso di quasi l′8%, mentre l’indice australiano S&P/ASX 200 ha perso lo 3,05%.
In forte arretramento, nella Corea del Sud, il Kospi (- 6,66%) e il il Kosdaq (-6,78%).

La perdita più contenuta è stata quella dell'indice Hang Seng di Hong Kong, che è scesa 0,22%, mentre il CSI 300 della Cina continentale è salito dello 0,24%, l'unico importante in territorio positivo.
Venerdì negli Stati Uniti le azioni sono crollate bruscamente, poiché un rapporto sull’occupazione di luglio molto più debole del previsto ha alimentato i timori che l’economia possa entrare in recessione.
Il Nasdaq è stato il primo dei tre principali indici di riferimento a entrare in territorio di correzione, in calo di oltre il 10% rispetto al suo massimo storico. L’S&P 500 e il Dow erano rispettivamente del 5,7% e del 3,9% al di sotto dei loro massimi storici.
ILS&P 500 è sceso dell′1,84%, mentre il Nasdaq Composite ha perso il 2,43%. Il Dow Jones Industrial Average è sceso di 610,71 punti, ovvero dell′1,51%.
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