Telefonata Biden-Xi, tra poche certezze e troppe speranze

- di: Brian Green
 
Quando ai due capi di una linea telefonica si trovano i presidenti di Stati Uniti e Cina, quale che sia l'oggetto della discussione, è sempre qualcosa di positivo, perché conferma l'esistenza di un dialogo, allontanando quindi il pericolo che al ''non detto'' possano essere attribuiti significati distorti.
Ieri, quindi, con il primo colloquio da sette mesi a questa parte tra i capi di due delle tre potenze planetarie, si è comunque segnato un passo in avanti in relazioni che la ricerca della supremazia economica ha reso troppo spesso difficili.

Come sempre, i commenti ufficiali a contatti come quelli tra Joe Biden e Xi Jinping sono paludati, improntati al pieno rispetto del lessico diplomatico. Come conferma il modo con il quale l'emittente statale cinese CCTV ha riferito la telefonata, definendola ''chiara, approfondita" e che ha riguardato "un'ampia comunicazione strategica e scambi sulle relazioni Cina-USA e questioni di reciproco interesse". In una fase - e qui è arrivata la stoccata a Washington - resa difficile dalla politica degli Stati Uniti nei confronti della Cina che ha causato "serie difficoltà".

Non si è trattata della prima telefonata perché, non appena ufficiale l'elezione di Biden, c'è stato uno scambio di idee durato due ore. Ieri hanno parlato per 90 minuti e chissà se sono stati sufficienti a smussare le controversie nate con l'Amministrazione di Donald Trump, che all'indomani del suo insediamento ha aperto una guerra commerciale tra le due massime economie del mondo. L'amministrazione di Biden, pur sollecitando il multilateralismo e la fine dell'ideologia "America first" di Trump, non ha segnato quell'inversione di tendenza che forse la Cina si aspettava, mantenendo le tariffe commerciali instaurate da ''The Donald'' e confermano una linea dura su altre aree controverse delle relazioni con Pechino.

Un nuovo approccio nei rapporti? Difficile dirlo, ma probabilmente è ancora presto per decodificare le dichiarazioni ufficiali a commento della telefonata. Sulla quale un esponente dell'amministrazione americana ha detto, per rendere più chiaro il clima: "Accogliamo con favore una forte concorrenza, ma non vogliamo che essa viri in conflitto". In ogni caso il contatto diretto tra Biden e Xi si è reso quasi necessario visto l'esito non positivo di un primo approccio con Pechino della nuova Amministrazione, affidato al segretario di Stato, Anthony Blinke, che nello scorso maggio, ad Anchorage, in Alaska, ha incontrato degli alti funzionari cinesi.
Di fronte all'impasse, "il presidente Biden ha capito l'importanza di coinvolgere direttamente il presidente Xi", ha affermato il funzionario, sotto garanzia dell'anonimato, quasi a volere confermare l'impressione che si è avuta negli ultimi mesi sulla necessità che i contatti fossero portati prima possibile al massimo livello. La telefonata di ieri si è concentrata su questioni "ampi e strategiche", senza decisioni concrete su questioni in sospeso o l'avvio della preparazione del primo, attesissimo vertice Biden-Xi.

L'elenco dei punti di frizione tra Washington e Pechino non è certo breve. La Casa Bianca, soprattutto, addebita a Pechino "pratiche commerciali sleali e coercitive della Cina". Resta poi aperto ed attuale il dossier Taiwan, così come quello sui contenziosi avviati dalla Cina su numerose isole nel Mar Cinese Meridionale.
Washington, peraltro, non nasconde la sua rabbia per quello che dice sia il rifiuto della Cina di collaborare con un'indagine internazionale sulle origini del virus Covid-19, scoppiato a Wuhan prima di diffondersi in tutto il mondo. Ci sono comunque aree in cui le due potenze sono quasi ''costrette'' a collaborare, come il programma nucleare militare della Corea del Nord e la crisi climatica.
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