Ma Berlusconi avrebbe voluto che gli si intitolasse un aeroporto?

- di: Redazione
 
Quel "Mi consenta" che Silvio Berlusconi usava quando il suo interlocutore diceva qualcosa che lui non gradiva, ripetendolo sino a quando non gli veniva data nuovamente la parola, è stato per lui quasi un marchio di fabbrica, soprattutto quando lo scandiva sotto le luci di uno studio televisivo.
Due semplici parole che davano l'impronta esatta di un modo di pensare e rapportarsi con gli altri che Berlusconi aveva elevato a strumento di comunicazione, poggiandolo sull'enorme considerazione di sé stesso che aveva e che alimentava quotidianamente.
Bastava sentirgli dire "mi consenta" per sapere già che la sua strabordante oratoria era lì lì per scatenarsi nuovamente, mentre gli altri, privati della possibilità di frenare i suoi interventi, erano ridotti a semplici comprimari.

Ma Berlusconi avrebbe voluto che gli si intitolasse un aeroporto?

Personaggio divisivo, istrionico, amante della ribalta, semmai negli ultimi trent'anni ce n'è stato uno nel Paese, Silvio Berlusconi incarnava per gli avversari politici qualcosa da spazzare via, mentre per i suoi sostenitori era qualcosa a metà tra un santo taumaturgo (e quanti personaggi mediocri sono stati beneficiati dai suoi miracoli..) e il Verbo divenuto persona.
Fatto sta che, un anno fa, alla sua morte si è scatenata un'onda di sperticata agiografia che ha avuto anche momenti imbarazzanti, quasi che lui, sebbene dipartito, fosse ancora tra di noi, a impartire saggezza e buon governo.

E niente ha fermato il processo della sua immediata beatificazione, nemmeno il fatto che avesse avuto qualche problema giudiziario e senza che gli fossero attribuiti miracoli riconosciuti (ma qui torna il discorso fatto sopra, sui tanti che, grazie a lui, da decenni calcano il palcoscenico della politica, godendone dei benefici).
Gli stessi funerali di Stato, concessi per il suo essere stato presidente del Consiglio, hanno sottolineato il profilo di una persona che ha avuto grandi meriti politici (come quello di avere allargato il campo del centro-destra, portandolo sin dentro le stanze del potere vero), ma è incorsa anche in qualche malaugurato inciampo.

Eppure c'è da stare sicuri che il Politico, prima ancora dell'Uomo (che amava ostentare la sua ricchezza, allo stesso modo in cui celava i suoi enormi atti di generosità elargiti non solo ai suoi amici, ma anche a moltissimi sfortunati che conosceva appena, spesso indirettamente) non sarebbe stato contento del fatto che qualcuno abbia deciso di intitolargli uno degli aeroporti della sua Milano.
Non che la cosa non gli avrebbe fatto piacere (ah, la vanità!!) , ma il Berlusconi politico sapeva bene che certe esposizioni mediatiche, come quelle di scrivere a carattere cubitali i suo nome e il suo cognome sulla facciata di un aeroporto, sarebbero stare ritenute inopportune dalla gente, e non necessariamente da quella che, politicamente, frequenta la parte avversa. Quindi, non dalla "sua", ma di quella che, non condividendone le idee politiche, avrebbe, per come avrà sicuramente, da ridire su una intitolazione di un'opera pubblica di tale importanza.

Forse Berlusconi - violentando anche l'enorme stima che aveva di sé stesso -, semmai avesse potuto dire la sua, avrebbe opposto un "no" e magari avrebbe suggerito alternative che lo celebrassero, ma soprattutto come campione del liberalismo. Ma, nell'impossibilità di reagire oggi alla pioggia di peana che si levano a sua celebrazione, con effetti talmente paradossali da sfiorare l'involontaria comicità, Berlusconi da lassù (o, comunque, da dove si trovi) potrebbe consigliare prudenza nelle scelte e continenza nella dichiarazioni.
Gli si potrebbe intitolare un istituto di studi, un centro congressi o magari uno stadio.
Ma un aeroporto forse è veramente troppo, considerato che di "Grandi Lombardi" la Storia ne ha avuti parecchi, anche se sarebbe difficile e anche ingeneroso stilare una classifica di chi meriterebbe questo tributo.

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