BCE, intervista a Fiona van Echelpoel

 

Servono soluzioni panaeuropee per i pagamenti istantanei


L'emergere di nuovi operatori non bancari, attratti soprattutto dalla ricca offerta di dati, ha profondamente trasformato il settore dei pagamenti elettronici. La concorrenza costringe il sistema bancario a sforzarsi di integrare i nuovi operatori in ecosistemi aperti che accrescono la capacità di innovazione. Vari studi pongono in risalto tre innovazioni capaci di alterare gli ecosistemi esistenti: la moneta elettronica, il cash back (prelievo di contante presso i punti di vendita) e i codici QR. Molti segnali ci inducono a ritenere che la trasformazione digitale renda possibile lo sviluppo di soluzioni dirompenti in questi anni cruciali. Su questi temi abbiamo intervistato Fiona van Echelpoel Vice Direttore Generale della Banca Centrale Europea (DG Market Infrastructure & Payments).

Dottoressa van Echelpoel qual è la situazione nel mercato europeo dal punto di vista della BCE?
La digitalizzazione sta rivoluzionando ogni aspetto della nostra vita. Quasi tutto diventa digitale e vediamo nascere una miriade di nuovi prodotti e servizi che rendono molte delle consuete attività più semplici e rapide. Dai consumatori proviene una crescente domanda di soluzioni di pagamento innovative, facili e veloci; ma anche se è stata realizzata l’Area unica dei pagamenti in euro o SEPA (Single Euro Payments Area), l’Europa non ha ancora soluzioni paneuropee per i pagamenti istantanei. Il divario fra le aspettative dei consumatori e l’offerta del sistema bancario tradizionale è particolarmente evidente per i pagamenti presso i punti di vendita, sia nei negozi sia nel commercio elettronico.
Per promuovere iniziative di mercato paneuropee per i pagamenti al dettaglio presso i punti di vendita, fisici o virtuali, l’Eurosistema ha proposto una strategia che fornisce una visione concettuale e indicazioni generali al mercato. Le iniziative di mercato finalizzate a offrire soluzioni paneuropee per i pagamenti istantanei al dettaglio dovranno centrare cinque obiettivi fondamentali. Innanzitutto, la clientela deve poter effettuare questo tipo di pagamenti in tutta l’Unione europea (UE) con la stessa efficienza e sicurezza di cui gode nel proprio paese. Occorre quindi una copertura paneuropea con ampia accettazione da parte degli esercenti. In secondo luogo, per raggiungere un elevato grado di accettazione da parte della clientela, una soluzione di pagamento deve essere concepita in modo da consentire operazioni flessibili, sicure e facili sia per i consumatori sia per gli esercenti. Deve anche essere abbastanza flessibile da permettere l’uso di diversi strumenti, tecnologie e canali per l’istruzione dei pagamenti. In terzo luogo, una nuova soluzione europea per i pagamenti deve soddisfare tutti i requisiti normativi e regolamentari vigenti. Per ottenere la fiducia degli utilizzatori, deve assicurare il massimo livello di prevenzione delle frodi e la tutela dei consumatori con solide procedure di reclamo e rimborso. In quarto luogo, deve mirare a promuovere l’identità europea attraverso un marchio e un logo comuni. Una struttura di governance europea consentirebbe ai portatori di interesse europei del settore dei pagamenti di influire direttamente sulla direzione strategica e sui modelli di business. Infine, per rafforzare le economie di scala e l’adozione all’interno dell’UE e per tenere il passo con altre soluzioni globali, una nuova soluzione europea deve essere accessibile anche a esercenti situati all’esterno dell’UE.

La direttiva dell’UE del 2007 sui servizi di pagamento o PSD (Payments Services Directive) ha creato condizioni di parità concorrenziale, favorendo la realizzazione di un mercato interno dell’UE per i pagamenti. La revisione del 2015, la PSD2, cambia il mondo dei servizi finanziari e apre le porte a nuovi soggetti come le fintech. È una sfida, ma anche un’opportunità di crescita per tutto il sistema. Come valuta la BCE lo stato di attuazione della PSD2, anche alla luce del fatto che segmenti importanti del mercato dei pagamenti al dettaglio, soprattutto mediante carte di credito e di debito e nuovi strumenti (basati su Internet e tecnologie mobili), sono tuttora frammentati lungo i confini nazionali?
La PSD nella sua formulazione originaria e poi la PSD2 hanno reso possibile il mercato interno dei servizi di pagamento e hanno favorito la concorrenza fra le banche già presenti nel mercato unico. La PSD prevedeva gli “istituti di pagamento” come nuova categoria di prestatori di servizi di pagamento, mentre la PSD2 ha introdotto i servizi di disposizione di ordine di pagamento e i servizi di informazione sui conti, due nuovi servizi che aprono ad altri prestatori l’accesso ai conti di pagamento. In pratica queste opportunità devono ancora essere sfruttate, dato che il termine finale per l’attuazione delle disposizioni connesse alla PSD2 era solo settembre 2019.
La BCE e il Comitato per i pagamenti al dettaglio in euro (un organismo strategico ad alto livello istituito dalla BCE con il compito di promuovere l’integrazione, l’innovazione e la competitività dei pagamenti al dettaglio in euro nell’UE) hanno chiamato a raccolta le banche e le fintech per studiare la via migliore da percorrere. Appare sempre più evidente che i diritti e gli obblighi essenziali della PSD2 (ossia che l’utente può ricorrere a terzi per accedere al proprio conto di pagamento) non implicano automaticamente un vero e proprio servizio di pagamento. Occorre cooperazione per definire meglio i requisiti e le procedure sul piano operativo (come il trattamento dei reclami) e anche per mettere a punto specifiche tecniche standardizzate. Siamo convinti che, per poter cogliere appieno i benefici della PSD2, serva un approccio vantaggioso da entrambi i lati.

Venti banche europee, con il sostegno politico della BCE, stanno lavorando a un progetto per l’elaborazione e la creazione di un nuovo sistema di pagamento elettronico. Un sistema che coprirebbe tutto il vecchio continente, un tentativo esplicito di competere con i colossi statunitensi che operano qui da noi e di sostituirli. Si tratta dell’EPI, l’iniziativa europea per i pagamenti. Quale importanza strategica attribuisce la BCE a questo progetto?
Nel panorama europeo si avverte soprattutto la mancanza di una soluzione paneuropea per i pagamenti presso i punti di vendita (fisici e online) che soddisfi le esigenze dei portatori di interesse europei. Gli esercenti e i loro clienti chiedono soluzioni di pagamento semplici, veloci e sicure. Con la realizzazione del bonifico istantaneo SEPA il settore europeo dei pagamenti ha gettato le basi per soluzioni innovative. La BCE sostiene attivamente le iniziative promosse dal mercato (si noti il plurale) per colmare questa lacuna. L’EPI è stata la prima iniziativa proposta ed è vista con favore perché ha il potenziale per centrare gli obiettivi dell’Eurosistema per quanto riguarda una soluzione paneuropea per i pagamenti al dettaglio. Seguiremo con attenzione i progressi di questo progetto.

Il fenomeno fintech investe ogni segmento del mercato bancario e dei servizi finanziari, cambia la sua struttura con l’ingresso di start-up tecnologiche, i colossi dell’informatica e dei social media, in particolare i cosiddetti Gafaa (Google, Apple, Facebook, Amazon, Alibaba). Una realtà completamente esterna all’Europa. Quando si tratta di big tech, piattaforma e infrastruttura front-end dei pagamenti, l’Europa appare piccola. Esiste un rischio reale di colonizzazione europea da parte delle attuali big tech? E quali sono i rischi dato che la gestione delle infrastrutture digitali dei pagamenti ha anche una chiara dimensione geopolitica?
In Europa le big tech collaborano al momento con le banche e forniscono soprattutto servizi front-end sfruttando l’infrastruttura esistente per le carte di pagamento. La maggior parte delle big tech ha filiazioni consolidate nell’UE e ha ottenuto l’autorizzazione a esercitare l’attività di istituto di pagamento e/o di istituto di moneta elettronica. In futuro le big tech potrebbero espandere ulteriormente la propria presenza nel mercato europeo dei pagamenti al dettaglio. Potrebbero ad esempio prendere in mano tutto il front-end, fungendo da fornitori terzi nel quadro della PSD2. In tal caso le banche e gli altri fornitori di sistemi di pagamento dovrebbero soltanto assicurare l’esecuzione dei pagamenti, cioè il funzionamento del back-end. In alternativa, le big tech potrebbero fornire soluzioni end-to-end creando circuiti di pagamento paralleli alla SEPA e le relative infrastrutture tecniche.
In una fase iniziale queste soluzioni dei colossi tecnologici potrebbero stimolare la concorrenza nel mercato europeo dei pagamenti, ma a più lungo termine è piuttosto probabile che l’esito sia un mercato dei pagamenti più concentrato. Se le big tech dominassero il mercato, l’Europa sarebbe ancora più dipendente dagli operatori esteri e ciò potrebbe mettere a rischio l’efficacia delle attuali strutture di governance. L’autonomia strategica nei pagamenti è quindi parte integrante della nostra strategia europea per i pagamenti al dettaglio.

Qual è la posizione della BCE riguardo alle cripto-attività? Quali le opportunità e quali i rischi? Facendo riferimento a un caso specifico, Facebook ha annunciato la creazione della propria criptovaluta, Libra, che sarà lanciata insieme a un vasto ecosistema finanziario con l’obiettivo di trasformarla in una valuta mondiale. Un’opportunità o (addirittura) un pericolo?
Le cripto-attività, come i bitcoin, sono una nuova tipologia di attività in forma digitale. La loro unicità non dipende soltanto dal fatto che si basano sulla crittografia. Non rappresentano un’attività o una passività finanziaria nei confronti di alcun soggetto identificabile. Non esiste ad esempio un emittente identificabile di bitcoin nei cui confronti il possessore possa far valere un credito.
Al momento il loro utilizzo non è così ampio da avere implicazioni per la politica monetaria; né pongono rischi per la stabilità finanziaria, le infrastrutture di mercato e i pagamenti. Ma questa valutazione potrà cambiare in base a come evolveranno i mercati delle cripto-attività e le connessioni fra il settore finanziario e l’economia in generale.
Libra invece non è una cripto-attività secondo la descrizione del fenomeno che ne dà la BCE. Potrebbe infatti avere alcune caratteristiche in comune con determinate cripto-attività - ad esempio utilizza la tecnologia del “libro mastro decentrato” (distributed ledger technology, DLT) - e, almeno nella sua proposta iniziale, ha l’ambizione di fungere da moneta globale. A differenza del bitcoin, tuttavia, Libra ha un emittente identificabile, su cui il possessore può far valere un credito. Libra e altri cosiddetti “stablecoin” utilizzano meccanismi di stabilizzazione per ridurre al minimo le proprie oscillazioni di prezzo rispetto a una moneta fiduciaria o a un paniere di monete.
Le iniziative di stablecoin su scala mondiale potrebbero offrire l’opportunità di migliorare i pagamenti transfrontalieri lenti e inefficienti. Pongono tuttavia sfide significative per le politiche pubbliche. Per produrre benefici devono essere concepite in modo adeguato, nel rispetto dei requisiti regolamentari e di vigilanza.

La Presidente della BCE Christine Lagarde ha dichiarato che “la BCE continuerà a valutare i costi e i benefici dell’emissione di una moneta digitale di banca centrale (CBDC) che garantirebbe al pubblico la possibilità di utilizzare moneta di banca centrale anche se diminuisse l’uso del contante”. Si tratta veramente di un progetto sostenibile? Quali effetti positivi potrebbe avere?
È troppo presto per trarre conclusioni in termini di “sostenibilità”. Una task force dell’Eurosistema è impegnata in una valutazione della moneta digitale di banca centrale disponibile per i cittadini, la cosiddetta CBDC al dettaglio. Al tempo stesso studia modalità innovative per migliorare i pagamenti fra le istituzioni finanziarie, ossia la cosiddetta CBDC all’ingrosso. In particolare esamina possibili motivazioni per utilizzare la CBDC, come potrebbe essere impiegata in modo coerente con il mandato dell’Eurosistema. Inoltre studia caratteristiche della CBDC potenzialmente utili per conseguire obiettivi specifici o attenuare possibili rischi. A questo fine si avvale anche di prove sperimentali e ricerche condotte dalla BCE e dalle banche centrali nazionali.
La task force dovrebbe produrre i suoi risultati nella seconda metà del 2020. L’Eurosistema prenderebbe in considerazione l’emissione di CBDC soltanto se servisse per una chiara finalità nell’interesse pubblico e fosse conforme agli obiettivi dell’Eurosistema.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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