Bank of Japan, la banca centrale del Giappone, mantiene invariati allo 0,25% i tassi di riferimento, in attesa di un miglioramento delle prospettive salariali nel paese asiatico e aspettando di capire cosa avverrà negli Stati Uniti con l'insediamento della nuova amministrazione Trump.
Banca del Giappone, tassi invariati allo 0,25%
La decisione giunge al termine della riunione di due giorni del comitato guidato dal governatore Kazuo Ueda, che ha seguito di poche ore la terza riduzione consecutiva dei tassi operata dalla Federal Reserve americana, che li ha portati tra il 4,25% e il 4,50%.
Da quando ha assunto la guida dell'istituto, nell'aprile 2023, Ueda ha posto fine al massiccio programma di allentamento monetario della banca abbandonando lo scorso marzo la politica dei tassi negativi, in essere in Giappone dal 2016, con un ulteriore ritocco di un quarto di punto in luglio, nel tentativo di attuare una graduale "normalizzazione" della politica super espansiva, in attesa di ulteriori segnali di ripresa dai consumi. Sebbene i salari siano cresciuti a un ritmo annuo compreso tra il 2,5% e il 3%, e l'inflazione si sia mantenuta al di sopra dell'obiettivo del 2% fissato dalla banca centrale nipponica negli ultimi due anni, la spesa delle famiglie è in calo da tre mesi consecutivi, e la produzione manifatturiera mostra ancora segni di debolezza.
La seconda lettura del Pil tra luglio e settembre, pubblicata la scorsa settimana, ha mostrato un'espansione dell'economia dello 0,3%, maggiore del previsto; tuttavia i consumi privati sono stati rivisti al ribasso allo 0,7%, a dimostrazione della fragilità della ripresa economica. Secondo gli analisti, tra i fattori che hanno fatto slittare la decisione del rialzo del costo del denaro - con ogni probabilità al gennaio 2025, sono il prolungamento dell'incertezza politica, a fronte dell'attuale debolezza del premier Shigeru Ishiba, dopo la perdita della maggioranza alla Camera Bassa nelle elezioni generali di fine ottobre.