Una lettera formale inviata il 7 luglio dalla Direzione mercato interno della Commissione europea ha riaperto il confronto tra Bruxelles e Roma sul tema delle concessioni demaniali marittime. Al centro della contestazione comunitaria vi è lo schema di decreto ministeriale attuativo del decreto-legge 131/2024, che modifica l’articolo 4 della legge 118/2022. Secondo quanto reso noto da Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari (SIB) aderente a FIPE/Confcommercio, l’Europa giudica non conforme lo schema di decreto rispetto agli impegni assunti dal Governo. La critica riguarda in particolare la disciplina dell’indennizzo previsto in caso di subentro di nuovi concessionari, considerato da Bruxelles eccessivamente tutelante per gli operatori attuali.
Balneazione attrezzata, il SIB lancia l’allarme: “Commissione Ue cieca e sorda, il Governo difenda il comparto”
“Le osservazioni mosse dalla Commissione sono contraddittorie e infondate”, afferma Capacchione. Secondo il presidente del SIB, l’istituzione europea sembrerebbe mettere in discussione un assetto normativo che essa stessa avrebbe precedentemente condiviso con l’Esecutivo italiano. La legge 131/2024, sostiene il sindacato, non introduce elementi incompatibili con i principi comunitari, né contiene le limitazioni che la Commissione ora chiede di inserire. Il riferimento è alla determinazione dell’indennizzo, che secondo la normativa italiana dovrebbe tener conto non solo dei beni materiali, ma anche degli investimenti, del valore aziendale e dei beni immateriali.
La discontinuità rispetto al passato
Particolarmente rilevante, secondo il SIB, è il fatto che Bruxelles non avesse sollevato obiezioni sulla precedente versione dell’articolo 4 della legge 118/2022, varata dal Governo Draghi, che già riconosceva il principio di un indennizzo strutturato. “Sconcerta che solo ora si contesti quanto prima era considerato legittimo”, sottolinea Capacchione, evidenziando una possibile incoerenza di fondo nell’azione comunitaria. L’ipotesi che a determinare un cambio di atteggiamento possa essere stata la natura politica del Governo attualmente in carica viene evocata con prudenza, ma resta sottotraccia in tutte le dichiarazioni.
L’impatto sul sistema delle concessioni
Il tema delle concessioni balneari resta uno dei più delicati nel dialogo tra Italia e Ue. Da un lato vi è la necessità di garantire l’applicazione della direttiva Bolkestein e dei principi di concorrenza del mercato unico; dall’altro vi è la tutela di un comparto economico consolidato, che rappresenta una fetta significativa dell’economia costiera italiana, con migliaia di imprese, spesso a conduzione familiare, che hanno investito negli anni sotto la garanzia di un quadro normativo stabile. Per il SIB, la richiesta europea di un indennizzo limitato rappresenterebbe una vera e propria espropriazione, con la cancellazione di un tessuto imprenditoriale senza una compensazione adeguata.
L’appello al Governo
In questo contesto, Capacchione chiede un’azione decisa dell’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni: “È dovere del Governo italiano tutelare la balneazione attrezzata e le imprese che vi operano legittimamente da decenni”. L’obiettivo è quello di evitare che un’applicazione rigida delle norme europee si traduca in un danno irreparabile per le economie locali e per il modello turistico italiano. La richiesta è quella di mantenere nel decreto attuativo criteri di indennizzo equilibrati e rispettosi degli investimenti pregressi, opponendosi a qualunque logica di azzeramento senza ristoro. Sullo sfondo resta il rischio di un contenzioso aperto tra Roma e Bruxelles, che potrebbe allungare ulteriormente i tempi di una riforma già complessa e politicamente sensibile.