Assocalzaturifici: fatturato ed export in calo nel primo trimestre 2024

- di: Barbara Bizzarri
 

Nel primo trimestre del 2024 è stata rilevata una brusca frenata per l’industria calzaturiera italiana, che non solo arranca a livello di fatturato registrando una flessione del 10,1%, ma appare in difficoltà anche nelle esportazioni, con un -9,7% in valore e un -10,3% nelle paia. Dopo un 2023 archiviato in sostanziale tenuta, con 14,58 miliardi di ricavi (+0,6%) e un export stabile, seppur con volumi già in sofferenza, il quadro delineato dal Centro studi Confindustria moda per Assocalzaturifici evidenzia un avvio dell’anno con sensibili arretramenti in tutti gli indicatori congiunturali: “In avvio 2024 è proseguito per il calzaturiero il rallentamento iniziato nella seconda metà dello scorso anno, divenuto ora ancor più marcato, con una forte riduzione degli ordinativi e dell’attività produttiva. L’indice Istat della produzione industriale segna nei primi tre mesi un -20,5% - spiega la presidente di Assocalzaturifici, Giovanna Ceolini -. La consueta indagine condotta a maggio tra i nostri associati ha evidenziato un calo del fatturato per il 68% del campione, con una fetta non trascurabile pari al 18% che ha riportato una contrazione addirittura superiore al -20%. Inoltre, il sentiment degli imprenditori non mostra fiducia. Solo l’11% confida in un miglioramento dell’evoluzione congiunturale nel secondo trimestre, che secondo le previsioni degli intervistati è destinato a chiudersi con un calo del fatturato attorno al -7,4% su aprile-giugno 2023. Oltre l’80% prevede un’inversione di rotta non prima del 2025”.

Assocalzaturifici: fatturato ed export in calo nel primo trimestre 2024

Dal report emerge inoltre come, per quanto riguarda le esportazioni, cui viene destinato l’85% della produzione nazionale, nel primo trimestre 2024 siano state vendute 51,9 milioni di paia, ovvero 6 milioni in meno rispetto agli stessi mesi dello scorso anno, per 3,17 miliardi di euro. Dopo un gennaio di tenuta almeno in termini di valore (+1,4%), la dinamica si è fatta più penalizzante a febbraio (-6,2%), fino a registrare in marzo un crollo nell’ordine del -20%, sia a valore che nelle paia. L’analisi per tipologia merceologica mostra poi flessioni sia in quantità che a valore, per tutti i comparti. In particolare, quello delle calzature con tomaio in pelle, primo per importanza con un’incidenza del 65% sulle vendite estere in valore, segna un -8,6% in volume con un -7% in valore sui primi tre mesi 2023.

Tra le destinazioni delle esportazioni, come già nel 2023, i mercati dell’Unione Europea presentano andamenti meno sfavorevoli (-4,1% in valore) di quelli extra-Ue, scesi nel complesso del -15%. Francia e Spagna, malgrado cedano in quantità, crescono a valore rispettivamente del +1,7% e del +8,5%. La Francia, le cui cifre comprendono anche i flussi di rientro delle produzioni effettuate in Italia conto terzi per le griffe transalpine del lusso, si è confermata al primo posto tra le destinazioni, sia per valore che per volumi (-4,3%). Arretramenti di oltre il -10% per l’export verso la Germania e del -20% in valore, con un -37,6% in quantità, per il Belgio.

Al di fuori dell’area Ue, spicca anzitutto un altro dimezzamento (-53,4%, con un -36,7% in volume) dei flussi diretti in Svizzera, da sempre tradizionale snodo logistico-distributivo delle multinazionali fashion, scesa al quarto posto delle destinazioni in valore. Gran parte del transito negli hub elvetici è stato sostituito da spedizioni dirette ai mercati finali. La crescita dell’export in valore verso il Far East (+4,3%) e il Medio Oriente (+14,1%), dove più forte è tradizionalmente la presenza delle griffe, uniche macroaree a sperimentare un incremento rispetto al 2023, va letta anche alla luce di queste dinamiche. In Estremo Oriente, in particolare, bene Cina (+10,8% in valore e +17,8% in quantità) e Hong Kong (+26% in valore e +4,9% in volume, che resta però distante dalle paia 2019 pre-Covid). Tiene il Giappone (-0,9%, con un +3,1% in quantità), mentre la Corea del Sud registra brusche flessioni nell’ordine del -30%.

In Medio Oriente, gli Emirati Arabi crescono del 34,4% in valore, pur cedendo il -4,5% in volume. Nel continente americano, riduzioni simili in valore hanno interessato sia gli Stati Uniti (-8,8%) che il Canada (-7,2%). Ancora performance poco premianti nel Regno Unito (-6,1% in valore).

In merito ai Paesi dell’ex blocco sovietico, si registra un calo delle vendite in Russia (-22,4% in valore e -17,8% in paia), mentre l’Ucraina recupera sì in valore (+21%), ma a fronte di un arretramento del -11% in volume. Prosegue, invece, l’andamento favorevole in Kazakistan (+4,8% in valore e +12,2% in quantità).

I dati relativi alle esportazioni di calzature e parti per regione presentano segni negativi per tutte le principali aree, con rare eccezioni. Nella lettura di tali cifre vanno comunque considerate le distorsioni legate alla possibile discrepanza tra provincia/regione di produzione e quella di spedizione. Nel primo trimestre evidenziano un andamento positivo solo Emilia-Romagna e Piemonte. Piuttosto in linea con la media nazionale la flessione dell’export dalla Lombardia (-10,8% sui primi tre mesi 2023), che guida la graduatoria per regione davanti al Veneto (-14,8%, che copre da sola ben il 40% dei flussi verso la Francia, in calo del -6,9% ma sempre prima destinazione regionale) e alla Toscana (-19,7%, che ha registrato un crollo del -82% dei flussi diretti in Svizzera). Al quarto posto le Marche (-8,9% nel complesso, con -7,7% a Fermo, -5% a Macerata e un arretramento decisamente più pesante per Ascoli Piceno, che ha perso il -21,7%) mentre Puglia e Campania mostrano a loro volta dei decrementi, anche se abbastanza contenuti.

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