L'inchiesta sugli ultras di Inter e Milan? La scoperta dell'acqua calda

- di: Redazione
 
Il grande risalto che i media stanno dando all'inchiesta sulle frange estreme del tifo di Inter e Milan e che ha portato ad una serie di arresti in un certo senso è comprensibile, vista l'ampiezza e la gravità dei fatti oggetto dell'indagine, ma allo stesso tempo è forse l'indice di una palese ipocrisia, quella che permea il mondo del football che, sport preferito da gran parte degli italiani, viene criticato, ma solo per quel che accade in campo.
Oggi titoli di giornali e di servizi televisivi riferiscono dell'inchiesta con toni quasi sorpresi, come se non si sapesse nell'ambiente, e forse anche fuori, che, intorno al tifo organizzato, ruotano interessi spesso illegali o, comunque, esercitati con la forza e la violenza.
Meravigliarsi (o fare finta di farlo) significa ignorare una realtà che si è già manifestata ripetutamente e che non è solo quella, seppure censurabile, del tifo violento, quello dello scontro fisico e anche, purtroppo, di tragiche morti.

L'inchiesta sugli ultras di Inter e Milan? La scoperta dell'acqua calda

È una realtà che parla di gruppi di presunti tifosi che hanno fatto della passione (sempre che così si possa definire) il punto di partenza per imprese criminali. Ma, tanto per uscire dall'ipocrisia imperante, ci sono cose che non si possono fare senza connivenze o non meno colpevoli inanità.
È forse ancora presto per capire se tutto quello che oggi leggiamo in relazione all'inchiesta abbia profili illegali. Presto, perché bisognerà depurare, dalla realtà dei fatti, le frasi dette per millantare questo o quel potere, questa o quell'amicizia o sudditanza.

Questo, per così dire, è il profilo penale, ma è su quello morale che si deve ragionare, tutti, anche quelli che di calcio non si interessano, ma fanno parte della società.
Dobbiamo avere il coraggio di pretendere che il movimento calcistico trovi dentro di sé la forza per allontanare i violenti, perché se li si accetta come interlocutori se ne diventa complici. Morali, ma pur sempre complici.
Se l'inchiesta della Procura dovesse accertare responsabilità penali degli indagati e le tesi dei pm sostanziate da un robusto castello probatorio, ben vengano le condanne, quale che sia la loro lunghezza e sempre che siano meritate. Ma in ogni caso questo non cancella le responsabilità delle società, morali innanzitutto, prima ancora che materiali.

Perché se hanno accettato di dialogare con i capi del tifo organizzato, sapendo che esercitavano un potere malefico sulle curve, ne sono stati complici, conniventi e, comunque, non hanno avuto la forza di tagliere ogni rapporto con loro. E non ci si venga a parlare del timore della contestazione delle curve, come se questo potesse intimorire le società. Anche se non emergessero profili illegali nel comportamento di tesserati, le società dovrebbero allontanare chi a loro ha portato solo problemi. Magari ringraziandoli per quanto fatto da calciatori e dirigenti, ma indicando loro la porta.
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