Aprile in calo per la fiducia di consumatori e imprese

- di: Redazione
 

Il mese di aprile, secondo le rilevazioni Istat, ha visto un peggioramento relativo al clima di fiducia dei consumatori e delle imprese, col primo indice che cala da 96,5 a 95,2 (valore più basso dal novembre scorso) e il secondo che scende da 97 a 95,8. 

Aprile in calo per la fiducia di consumatori e imprese

Per quanto riguarda i consumatori, peggiorano il clima economico (da 101,9 a 99,4), quello personale (da 94,6 a 93,7) e, soprattutto, quello futuro (l'indice cala da 97,2 a 93,9), con quello corrente che migliora fino a 96,2.

Per le imprese invece, la fiducia cala in tutti e quattro i comparti economici: se la discesa della manifattura è contenuta (da 88,4 a 87,6),  costruzioni, commercio al dettaglio e servizi di mercato vedono rispettivamente cali da 105,7 a 103,4, da 104,5 a 103 e da 100,7 a 99,5).

Nei servizi di mercato peggiorano i giudizi sugli ordini (le attese sugli stessi ordini), mentre migliorano le opinioni sull'andamento degli affari. Nel commercio al dettaglio le vendite sono giudicate in miglioramento mentre diminuiscono le attese relative e si stima un accumulo delle scorte di magazzino.

Il direttore dell'Ufficio Studi, Mariano Bella, ha commentato: "Alla luce di quanto emerge dalle risultanze dell’indagine sul clima di fiducia di famiglie e imprese nel mese di aprile si può affermare che l’incertezza sia l’elemento che caratterizza questo periodo". "Incertezza che genera, poi, anche qualche atteggiamento contraddittorio, per esempio tra attese di ordini in crescita e di vendite in declino, in un contesto in cui, in generale, sembra in aumento la propensione agli investimenti. Il deterioramento del sentiment di tutti gli operatori economici sembra riflettere, infatti, più che un reale peggioramento dello stato di salute del sistema Italia, una paura diffusa di possibili eventi negativi". "Se il problema di un aumento dei prezzi lungo tutta la filiera sembra essere superato, cominciano a emergere segnali di preoccupazione che riguardano le prospettive del Paese nel suo complesso, con gli inevitabili riflessi negativi sulle famiglie, occupazione in primis, e sulle condizioni di operatività delle imprese".

Confesercenti ha così commentato in una nota: "Il fattore incertezza condiziona fortemente l’opinione di imprese e consumatori nel mese di aprile. Il clima di fiducia delle famiglie è peggiorato ad aprile per il secondo mese consecutivo e con un’intensità (-1,3 punti) ben superiore a quanto registrato a marzo (-0,5 punti). Dati che evidenziano come le famiglie, dopo aver contrastato l’inflazione riducendo la quota destinata ai risparmi, si trovino ora prive di ulteriori leve con cui conservare i livelli di spesa. Anche le imprese registrano una flessione di 1,2 punti percentuali del loro sentiment, abbastanza omogenea tra i diversi settori: il commercio in particolare registra un -1,5%, mentre i servizi di mercato -1,2 punti. Anche il settore turistico – la cui fiducia cala per il quarto mese consecutivo – mostra segnali di fragilità, nonostante la tenuta dei flussi di visitatori dall’estero. A pesare è la frenata della domanda italiana, avvertita soprattutto nelle località che non sono destinazione del turismo internazionale e dovuta alle minori disponibilità delle famiglie e all’aumento dei costi dei trasporti. Considerando che peggioramenti sono stati registrati anche nel clima di fiducia delle imprese manifatturiere e delle costruzioni, la prospettiva che si apre è che l’economia italiana venga a ritrovarsi in una situazione in cui nessun settore fornisce più un sostegno alla tenuta del ciclo economico. Ciò proprio mentre si pone la necessità di programmare il rientro dal deficit più alto d’Europa. Per quanto ci riguarda preoccupa fortemente una possibile contrazione della propensione di spesa. La presentazione di un DEF per forza di cose ‘transitorio’, che non permette ancora di delineare le prospettive future e le dichiarazioni, poi ridimensionate, per interventi sulle tredicesime non aiutano".

"Le stesse preoccupazioni" - prosegue la nota - "su un ritorno alla crescita dell’inflazione e di un possibile rinvio della riduzione dei tassi di interesse raffreddano il clima di fiducia in perfetta sintonia con l’andamento climatico di questi giorni. A tal riguardo, Confesercenti ha già avvertito del rischio che, in caso di mancata conferma degli sgravi contributivi, la crescita dei consumi delle famiglie possa segnare un drastico rallentamento nel 2025, con un incremento pari ad appena lo 0,2%, dall’1% atteso per l’anno in corso. L’annuncio sulla mancanza di coperture per il “bonus tredicesime”, rivela quanto sia fondata questa preoccupazione. Di per sé il bonus avrebbe un impatto limitato sui consumi delle famiglie, con una spesa addizionale che valutiamo non superiore allo 0,1% rispetto alle tendenze in essere, ma le difficoltà nel reperire le limitate risorse necessarie anticipano i vincoli ben più rilevanti con cui ci si confronterà in sede di predisposizione della legge di bilancio, quando occorrerà completare il finanziamento del taglio delle aliquote già operato e verificare la possibilità di ampliare l’alleggerimento fiscale".

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