Nelle ultime ore i Cinque Stelle hanno vissuto un nuovo sussulto interno: Chiara Appendino, vicepresidente del Movimento, starebbe meditando le dimissioni in dissenso con la linea di Giuseppe Conte e alla luce dei risultati deludenti delle regionali. Le indiscrezioni sono circolate durante l’assemblea dei parlamentari e non hanno trovato smentite formali dalla diretta interessata, che per ora sceglie il silenzio. Un silenzio interpretato da molti come pausa di riflessione.
Appendino valuta l’addio, Conte ridimensiona: “Nessuna lettera”
Il leader M5S, interpellato dai cronisti, frena: “Non c’è stato nessun annuncio e io non ho ricevuto nulla. In questo contesto non avrebbe alcuna logica: le cariche sono tutte in scadenza e decadono automaticamente, anche quelle dei vicepresidenti”. Nessun allarme, dunque, nella lettura di Conte, che prova a togliere ossigeno al caso e a riportare la vicenda sul terreno delle procedure.
Il nodo politico: autonomia e alleanze
Conte ribadisce l’identità definita dal processo costituente: i Cinque Stelle come forza “progressista indipendente”, disponibile a camminare con altri solo “se ci sono programmi chiari e concordati per iscritto, con obiettivi strategici condivisi”. È qui che si colloca il dissenso di Appendino, secondo i boatos: non una questione personale, ma l’ennesimo braccio di ferro sulla rotta del Movimento tra autonomia identitaria e pragmatismo delle alleanze.
L’ex sindaca in bilico, il Movimento in ascolto
Il fatto che Appendino non parli pesa più di molte dichiarazioni. La sua figura, spendibile mediaticamente e radicata nel Nord, rende il segnale ancora più sensibile. Tra i parlamentari trapela inquietudine, ma anche l’idea che il confronto resti nelle stanze interne. Conte, per parte sua, sceglie la linea del minimalismo: nessuna drammatizzazione, nessuna corsa ai ripari plateale.
L’altra agenda di Conte: stipendi, povertà, tasse
A margine di un convegno a Villa Nazareth, il leader sposta l’attenzione sulla manovra economica. “Gli italiani soffrono per gli stipendi da fame: ci sono 5,7 milioni di poveri, e un record di bambini in povertà rispetto all’ultimo decennio”, afferma. La ricetta: incremento dell’assegno unico per le famiglie con figli e taglio fiscale robusto per i redditi medio-bassi. Un’agenda sociale che vuole marcare la differenza con il governo e recuperare centralità nel dibattito pubblico.
Scenari: fratture, ricomposizioni, tempi stretti
Se Appendino trasformasse il silenzio in passo formale, il segnale politico sarebbe forte, anche se Conte richiama al calendario: organigrammi in scadenza, rimescolamenti già all’orizzonte. Il punto, però, non è solo la forma delle cariche: è la direzione. Il Movimento è alla ricerca di una formula che tenga insieme identità originaria, cultura di governo e risultati elettorali che ultimamente latitano.
Il test della leadership
Nella gestione di una crisi che il capo definisce inesistente ma che tutti osservano, si misura la leadership di Conte: raffreddare i toni, tenere unito il gruppo, evitare che un malumore diventi scissione. Per riuscirci, serviranno non soltanto regole e scadenze, ma una proposta politica capace di convincere militanti e opinione pubblica che i Cinque Stelle hanno ancora qualcosa di distinto da dire — e di fare.