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Il caso Almasri e l’ombra lunga sulle relazioni Italia-Libia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il caso Almasri e l’ombra lunga sulle relazioni Italia-Libia

Il generale libico Osama Almasri è stato arrestato il 19 gennaio a Torino. Un blitz rapido, poche ore di fermo, poi la decisione di espellerlo in Libia il 21 gennaio. Un caso che sarebbe dovuto rimanere nelle pieghe delle procedure di sicurezza internazionale si è trasformato in una bomba politica e diplomatica. E ora, la denuncia di una delle vittime delle sue torture ha portato l’accusa fino ai vertici del governo italiano.

Il caso Almasri e l’ombra lunga sulle relazioni Italia-Libia

Lam Magok Biel Ruei ha 32 anni e viene dal Sudan del Sud. È uno dei tanti migranti passati per i centri di detenzione libici, luoghi che l’ONU ha più volte descritto come “inferni sulla terra”. È lì che dice di aver subito torture per mano di Osama Almasri, il generale che avrebbe gestito direttamente la repressione nei lager per migranti. Dopo la notizia del suo arresto e successivo rimpatrio in Libia, Ruei ha sporto denuncia contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per "favoreggiamento".

La questione è diretta: perché l’Italia ha espulso Almasri invece di consegnarlo alla Corte Penale Internazionale?

La denuncia di Ruei arriva a scuotere non solo la Procura di Roma, ma anche l’Unione Europea, che osserva da vicino lo sviluppo del caso. Secondo il testimone, il governo italiano, con la sua decisione, ha permesso ad Almasri di sfuggire alla giustizia internazionale.

Esposto contro il procuratore Lo Voi: la magistratura nel mirino

Mentre le opposizioni parlamentari chiedono chiarimenti ufficiali e convocazioni urgenti in Aula, il fronte giudiziario si complica. L’avvocato Luigi Mele ha presentato un esposto contro il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, e l’avvocato Luigi Li Gotti, il legale che ha seguito la denuncia contro il governo.

La Procura di Perugia ha aperto un fascicolo, un cosiddetto "modello 45", ovvero senza indagati né ipotesi di reato. Un atto che tecnicamente non rappresenta un’inchiesta formale, ma che assume un significato politico evidente: la vicenda Almasri si sta trasformando in una battaglia tra istituzioni, con magistratura e governo su sponde opposte.

Meloni risponde: “Non sono ricattabile”
Il governo difende la scelta di espellere il generale come un’operazione necessaria per la sicurezza nazionale. Giorgia Meloni, in un'intervista, ha dichiarato di aver ricevuto un avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta, ma ha respinto ogni accusa: “Non sono ricattabile e non mi faccio intimidire”.

A Palazzo Chigi la tensione è palpabile. Da un lato, si insiste sulla legittimità dell’espulsione di Almasri come misura precauzionale per evitare problemi di sicurezza. Dall’altro, la denuncia di Ruei e l’intervento della magistratura rischiano di aprire un nuovo fronte di scontro tra politica e giustizia, con il rischio di ripercussioni nei rapporti tra Italia e Libia.

Almasri e gli accordi Roma-Tripoli
Il generale libico non è solo una figura militare. Il suo nome è legato ai centri di detenzione per migranti in Libia e ai rapporti con le milizie locali. Il suo arresto e la successiva espulsione sollevano interrogativi sulla gestione degli accordi tra Italia e Libia.

L’Italia, infatti, ha da tempo stretto intese con Tripoli per il contenimento dei flussi migratori. Almasri potrebbe essere stato un ingranaggio scomodo in questo equilibrio delicato, e la sua presenza in Italia – e soprattutto la possibilità che parlasse con i magistrati – avrebbe potuto mettere in crisi quei rapporti.

Il caso Almasri in Europa
La vicenda sta attirando l’attenzione della comunità internazionale. La Corte Penale Internazionale, che ha già sotto osservazione i crimini nei lager libici, potrebbe richiedere chiarimenti all'Italia sulla gestione del caso.

Le opposizioni italiane chiedono che il governo riferisca immediatamente in Aula. Bruxelles segue da vicino lo sviluppo della vicenda, mentre a Roma lo scontro tra politica e magistratura si fa sempre più acceso.

Uno scandalo destinato a durare
La storia di Osama Almasri non si chiuderà in pochi giorni. Il governo è sotto pressione, la magistratura sta scavando, Ruei ha acceso un faro internazionale sulla questione.

La domanda resta: l’Italia ha protetto un criminale di guerra? Oppure ha agito per difendere la propria sicurezza nazionale?

Intanto, mentre le istituzioni si rimpallano le responsabilità, nel silenzio della politica e dei tribunali, la voce dei sopravvissuti ai lager libici chiede giustizia.

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