Enrico Al Mureden è professore ordinario di diritto civile dell’Università di Bologna ed è specializzato in un settore particolare, il diritto dell’automotive, per quale ha anche scritto un testo per Il Mulino. Come si legge nel volume (di interessante lettura, non solo per gli amanti del genere), “in un contesto che nei cento anni di presenza massiva di veicoli è passato dalla totale assenza di discipline alla creazione di un reticolato di norme caratterizzate da un’elevata complessità (…), emerge l’esigenza di osservare il diritto dell’automotive in una prospettiva che valorizzi adeguatamente le sue peculiarità”.
Professor Al Mureden, quindi l’automotive in qualche modo innova, non solo dal punto di vista della tecnologia, ma anche dal punto di vista del diritto. Però forse il diritto è un po’ arretrato, lei che ne pensa?
Il diritto, per definizione, è abituato a correre dietro al progresso. Questo è stato fatto sempre, storicamente. Il diritto ha sempre avuto quello che noi oggi chiamiamo un approccio reattivo, cioè ha aspettato che i problemi si manifestassero per poi regolarli. Oggi invece avrebbe un’ambizione un po’ diversa, soprattutto in questo settore: e cioè avere un approccio proattivo, soprattutto in un momento in cui la mobilità sta cambiando in modo così profondo e così rapido. Il diritto avrebbe l’ambizione di seguirlo in un modo un po’ meno lento e di anticipare qualche cambiamento e magari anche di agevolarlo, creando quello che vorremmo definire un ambiente giuridico favorevole ad accogliere le novità che il settore della mobilità sta preparando per questo futuro.
In particolare di cosa si parla quando si parla di diritto dell’automotive?
Si parla in realtà di tantissimi argomenti. Il mio testo ha un sottotitolo che dice “dalla fabbrica al consumo” : significa che si parla di tutta quella economia che sta prima della fabbricazione del veicolo, ovvero le materie prime, i fornitori della componentistica, e poi la progettazione, la fase della commercializzazione e l’utilizzo, soprattutto. Quindi si parla anche dell’impatto che l’automobile ha sulla società, sull’economia, dell’utilizzo che i privati ne fanno, dei rapporti tra produttore e consumatore, ma anche di come l’auto diventa anche un fenomeno da guardare dal punto di vista della responsabilità, della gestione dell’infortunistica, dell’impatto ambientale. E questo non solo mentre l’auto è in attività, ma anche al momento dello smaltimento. Insomma, questa materia si occupa veramente di tutto il ciclo vitale dell’auto e dell’enorme impatto che l’auto ha su ogni attività, non solo quelle dove è direttamente coinvolta, ma anche quelle in cui è indirettamente coinvolta. Pensiamo a cosa sarebbe l’industria senza la mobilità, a cosa sarebbe la distribuzione commerciale senza la mobilità. Anche chi crede di fare a meno dell’automobile, in realtà sfrutta tanti servizi che dipendono dalla mobilità. Questa materia si occupa veramente di avere una visione a tutto tondo del mondo della mobilità che naturalmente parte dall’automobile ma guarda anche a tutta la rete di rapporti in cui essa è inserita.
Ma l’utente, il cittadino comune non rischia di perdersi su un po’ in mezzo a questa selva di leggi e interpretazioni del diritto?
Questo è un tema affascinantissimo, perché proprio il codice della strada è stato il primo passo per rendere facili delle norme complicate, rendendole percepibili subito, attraverso i cartelli, la segnaletica e tutto il resto. Noi per questo studiamo per la patente, passiamo un esame e subiamo dei controlli. In realtà, le cose sono diventate molto più complicate: infatti la funzione di queste iniziative è anche quella di educare non solo chi guida, ma anche chi fa il pedone, il ciclista o semplicemente chi sfrutta la per mettere ciascuno nelle condizioni di fare al meglio la sua parte. Tutte queste discipline, però sono un po’ complicate, ed hanno bisogno di essere tradotte in precetti semplici e anche di essere comunicate in un modo semplice, intuitivo, per permettere a ognuno di essere nella condizione di fare al meglio la propria parte.
Parliamo di ambiente, di transizione ecologica, di decarbonizzazione, ma anche di quanto le emissioni inquinanti e lo smaltimento anche delle auto. Secondo lei come è la situazione normativa?
E’ un discorso molto, molto complesso, che provo a riassumere in poche battute. Innanzitutto la situazione è molto variegata a livello globale: ci sono aree geografiche in cui si guarda molto a questi aspetti, altre dove l’attenzione è minore. Concentrando l’attenzione sulla nostra area, noi abbiamo scelto un modello di mobilità sostenibile, in cui stiamo vivendo una forte transizione. Principalmente i due grandi pilastri di questa transizione sono la corsa verso modelli alternativi ai combustibili fossili, ma anche materiali sostenibili in tutta la filiera di costruzione. Poi naturalmente c’è anche il tema della assistenza e automazione della guida per ridurre a zero le vittime, ed anche questo è un grande aspetto di sostenibilità. Tutto questo è molto bello, ma c’è anche un punto importante: bisogna anche avere una sostenibilità economica. Bisogna avere le risorse pubbliche e private per fare in modo che questa transizione si realizzi davvero. Bisogna trovare il giusto e equilibrio e in questo il diritto deve fare una parte molto importante per coniugare questi obiettivi così ambiziosi con una sostenibilità economica.