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AI, il 2025 che ha cambiato tutto: dal boom agli interrogativi globali

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
AI, il 2025 che ha cambiato tutto: dal boom agli interrogativi globali
Il 2025 verrà ricordato come l’anno in cui l’AI ha definitivamente smesso di essere una tecnologia “emergente” ed è diventata una struttura portante dell’economia globale. Non più solo algoritmi sperimentali o soluzioni di nicchia, ma una presenza costante nei processi produttivi, nelle decisioni aziendali, nelle politiche pubbliche e perfino nella diplomazia internazionale. Un anno che ha segnato un prima e un dopo, attraversato da entusiasmo, investimenti colossali e domande ancora senza risposta.

AI, il 2025 che ha cambiato tutto: dal boom agli interrogativi globali

Nei primi mesi dell’anno il dibattito si concentra sui sistemi cosiddetti agentici: applicazioni di intelligenza artificiale capaci di agire in autonomia, coordinare compiti complessi, interagire con altri software e prendere decisioni operative. Sempre più imprese li sperimentano in ambiti come supply chain, customer service, finanza e gestione delle risorse umane. Il passaggio dalla prova al modello industriale, però, si rivela più complesso del previsto. Secondo McKinsey, solo una minoranza delle aziende riesce a trasformare la sperimentazione in valore stabile, mettendo in luce un divario crescente tra aspettative e realtà operativa.

La corsa agli investimenti
L’estate del 2025 segna un punto di non ritorno sul fronte finanziario. Gli investimenti globali in intelligenza artificiale superano quota 300 miliardi di dollari, spinti dalla necessità di potenza di calcolo, data center e semiconduttori avanzati. Le grandi piattaforme tecnologiche accelerano, mentre i governi iniziano a considerare l’AI una questione di sicurezza nazionale. Negli Stati Uniti, Google annuncia un piano pluriennale da 40 miliardi di dollari per nuovi centri dati, confermando che la competizione sull’AI si gioca anche sul terreno dell’energia e delle infrastrutture fisiche.

Il timore di una bolla
Proprio l’entità degli investimenti accende i primi campanelli d’allarme. Tra luglio e agosto, Fondo Monetario Internazionale e Bank of England mettono in guardia dal rischio di sovracapitalizzazione. I costi per sostenere l’ecosistema dell’AI sono elevatissimi e richiederanno ricavi strutturali ancora incerti. Il confronto con le grandi bolle tecnologiche del passato diventa inevitabile, mentre gli investitori iniziano a chiedersi quali modelli di business saranno davvero sostenibili nel lungo periodo.

Lavoro e produttività
Con l’autunno emergono i primi effetti sociali. In diversi settori, soprattutto quelli ad alta intensità amministrativa, l’automazione guidata dall’AI porta a riduzioni occupazionali mirate. Negli Stati Uniti si stimano oltre diecimila posti di lavoro persi direttamente o indirettamente a causa dell’automazione avanzata. Al tempo stesso, aumentano le richieste di nuove competenze e di programmi di riqualificazione. Il 2025 segna così l’inizio di un confronto politico e sindacale su come redistribuire i benefici di produttività generati dall’intelligenza artificiale.

Sicurezza, fiducia e informazione
Parallelamente cresce l’attenzione sui rischi. L’uso dell’AI per la creazione di contenuti realistici, audio e video, apre scenari inediti sul fronte della disinformazione. Agenzie come ENISA e NIST pubblicano linee guida per contrastare deepfake, cyber-attacchi potenziati dall’AI e utilizzi impropri dei modelli avanzati. La fiducia diventa una variabile centrale: senza regole condivise, l’innovazione rischia di trasformarsi in fattore di instabilità.

Il riconoscimento simbolico
A dicembre arriva la consacrazione culturale. Time sceglie l’intelligenza artificiale come Persona dell’anno. Una decisione che va oltre il gesto mediatico: certifica l’ingresso dell’AI nell’immaginario collettivo come forza capace di influenzare economia, politica e società al pari dei grandi protagonisti della storia recente.

AI come infrastruttura globale
Il passaggio finale avviene sul piano internazionale. Alla COP30 di Belém, l’intelligenza artificiale entra ufficialmente nel dibattito climatico come strumento per la previsione dei rischi ambientali, l’adattamento urbano e la gestione delle emergenze. L’AI viene riconosciuta come leva strategica anche nella cooperazione tra Stati, segnando il suo definitivo passaggio da tecnologia abilitante a infrastruttura globale.
Il 2025 chiude così un ciclo storico: l’anno del grande balzo in avanti, ma anche delle prime crepe. L’AI promette crescita, efficienza e nuove opportunità, ma impone scelte politiche, economiche e sociali che non possono più essere rimandate. Le domande aperte restano molte. Ed è proprio da queste domande che prende forma il futuro.

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