Un vibrante mercato che non conosce crisi

- di: Barbara Leone
 
Commetti il più vecchio dei peccati nel più nuovo dei modi, scrisse William Shakespeare. Leggenda narra che fu Cleopatra la prima donna nella storia ad utilizzare un vibratore. A quanto pare, la bella e bizzosa regina d’Egitto un bel giorno nel suo dolce far niente pensò bene di svuotare una zucca e riempirla d’allegre api ronzanti. Gli insetti, chiusi in uno spazio ristretto, cominciarono ovviamente a muoversi all’impazzata, provocando così un’intensa vibrazione dell’oggetto. Il resto è immaginabile. Un’idea alquanto insolita (ma non la imitate, perché potrebbero esser dolori), anche se probabilmente legata più alla mitologia che alla realtà. Ad oggi, infatti, non sono state trovate testimonianze materiali di siffatta, regalissima pratica. Ciò non toglie, però, che sia non poco affascinante l’idea che una donna come Cleopatra abbia avuto un suo ruolo nella nascita ed evoluzione dei sex toys. La cui storia ufficiale comincia, però, solo nella metà del Settecento. Allorquando alcuni medici inglesi ebbero la brillante idea di inventarsi un aggeggio meccanico per curare la cosiddetta isteria. Che non esiste, sia chiaro. Ma nell’ignoranza dell’epoca era ritenuta la malattia tipica delle donne. Hai mal di testa, mal di pancia, ti senti stanca, hai voglia di piangere o di prendere a cazzotti il cuscino? Sei isterica. A ben pensarci, per certi versi non è che sia cambiato chissà che da allora. Ma tant’è… Allora, molto più di oggi, venivano considerate esseri inferiori agli uomini, sia sul piano fisico che emotivo. Per cui la maggior parte delle patologie di cui soffrivano veniva ricondotta a qualche forma di malfunzionamento degli organi genitali o dell’utero. Per curare questo “male” qualche volta veniva dato l’oppio. Molto più spesso veniva consigliato il matrimonio o, se già maritate, di fare più sesso. In alternativa il medico di turno praticava un massaggio pelvico, che essendo privo di penetrazione non veniva in alcun modo associato a una pratica sessuale, benché l’obiettivo fosse quello di portare la paziente al “parossismo isterico”, definizione vittoriana dell’orgasmo. Siccome però, poverini, si stancavano troppo a massaggiare s’inventarono il primo vibratore della storia: il tremoussoir, il nome già dice tutto, che funzionava con uno strano meccanismo a molla. Da lì, non ce ne meravigliamo affatto, la strada dei sex toys fu tutta in discesa. Con la scusa dell’isteria, che isteria non era, le donne scoprirono un mondo proibito e sublime: il mondo del piacere. A tal proposito non si può non citare il delizioso film dal titolo, appunto, “Hysteria” con un inarrivabile Rupert Everett, ove si vede la regina Vittoria, che era una che la sapeva lunga, sollazzarsela con un vibrature modello deluxe. Non stupisce, dunque, che dopo secoli e secoli il mercato dei giocattoli erotici sia uno dei pochi che non conosce mai crisi.

Rubati vibratori d'oro del valore di 80.000 euro

E che, anzi, goda (è proprio il caso di dire) di ottima salute. Basti pensare che, forse complice la pandemia, nel 2020 il mercato dei sex toys femminili sia cresciuto nel mondo del 14,7 per cento. Non solo. Perché, come ha rivelato una recente ricerca di Technavio, entro il 2026 vi sarà un’ulteriore crescita in volume pari a 7,48 miliardi di dollari. Il che vuol dire, secondo i dati dell’Osservatorio Global Sexual Wellness Market, un valore globale complessivo di 125,1 miliardi di dollari. Solo in Italia, stando alle stime dell’Osservatorio Dafne, il mercato italiano del piacere ha un valore complessivo di 600 milioni di euro. In questo tourbillon di vibrante danaro non ci stupisce, dunque, che esistano sex toys come quelli rubati qualche sera fa a Siviglia nel più grande distributore di giocattoli erotici della Spagna. Sette vibratori in oro e acciaio, i cui prezzi di vendita oscillano tra i 16.000 ei 17.000 euro per i più grandi in oro rivestiti in oro 24 carati, e tra i 2.000 ei 3.000 euro per quelli in acciaio. Esemplari assai rari, assicura l’Amministratore delegato dell’azienda Mario Romero Molina e che, sostiene, sarà molto difficile rivendere non tanto per il costo quanto perché facilmente identificabili. Da cosa, non si sa. E non lo vogliamo nemmeno sapere. Quel che è certo è che la Dream Love, questo il nome dell’azienda, ha subìto un danno di oltre 80mila euro. Bruscolini, in confronto al suo fatturato annuo di 18 milioni di euro. E non è di certo un caso isolato, visto che esistono giocattolini voluttuosi molto ma molto più cari. Come ad esempio quello creato da Colin Burn, venduto addirittura in una galleria d’arte, dal ridondante nome “The pearl royale vibrator”, il cui prezzo supera abbondantemente il milione di dollari. Pensate che non lo abbia comprato nessuno? Sbagliato, perché neanche il tempo di metterlo in vendita che era già sold out. Oppure quelli della designer Shirin Zinn in materiali preziosi o semipreziosi, pietre dure e cristalli, amatissimi dalle star del cinema d’oltreoceano che gliele ordinano addirittura in esclusiva. E su misura. Rigorosamente top secret… e spiritual chic!
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