Un Pan dell’orso per Fugatti
- di: Barbara Leone
E’ proprio un’ossessione quella di Fugatti per gli orsi. Chissà, forse avrà avuto un trauma in culla con l’orsetto peluche perché davvero non si spiega. O, molto più semplicemente, appartiene a quella fetta di becera e arrogante umanità che sentendosi un Dio s’arroga ogni diritto. Anche di decidere chi deve vivere e chi no. All’inizio di questa tragica, e per certi versi illogica, storia dall’alto del suo trentintrono aveva sentenziato: JJ4 dev’esser giustiziata. In perfetto stile punirne uno per educarne cento. Del resto è risaputo che gli orsi si passano parola dopo aver letto giornali e guardato la tv. “Psss… tì l’hai sentì cosa il g’ha dìt alsera? G’ho sentì, g’ho sentì. Ce vol dar na calcàda. Mi sto già a tremar come na fòia”. Ma lui, illo… cos’è quindi che g’ha dìt? Che è pronto alla mattanza: “Se autorizzati abbatteremo 70 orsi”. Tiè! Alla faccia del Tar, della Lav e di tutti gli animalisti. E, per dirla tutta, pure alla faccia dei genitori del povero Andrea Papi che, pur straziati dal dolore, hanno detto che ammazzare mamma orsa non riporterà indietro il loro figlio dimostrando così d’aver più cuore, e buon senso, di tutti i trentini messi insieme. Le responsabilità, hanno ribadito i genitori del ragazzo, sono di ben altri soggetti. Non di certo dell’orsa. La verità è che il progetto Life Ursus è stato gestito alla cavolo di cane. Anzi, di orso. Vediamo un po’ cosa prevedeva inizialmente. Uno: la creazione di corridoi faunistici per permettere all'orso di espandersi su tutto l'arco alpino riducendone la densità e la probabilità di incontrare l'uomo. Due: il monitoraggio continuo ed approfondito con radiocollari ed in caso di esubero provvedere alla sterilizzazione di alcune femmine. Tre: munire tutti i centri abitati a ridosso dei boschi di bidoni anti-orso per evitare che questi vengano attirati dall'odore dei rifiuti. Quattro: brochure e cartelli informativi per chi va nei boschi, corsi di formazione per le scuole di ogni ordine e grado per una convivenza consapevole. Inoltre era previsto che in caso di avvicinamento di un orso ad un centro abitato venissero allertati gli abitanti. Tutto questo è stato sovvenzionato dalla Ue. E sapete cosa è stato fatto di tutto ciò che era previsto? Nu-lla! Ma lui ora vuole ammazzare, ammazzare e poi ancora ammazzare. Anzi rimuovere, manco stesse parlando di una macchina in doppia fila. Sì, perché la natura e tutte le specie viventi su questo pianeta devono stare ai nostri comodi. L’uomo ha deciso che tutto ciò che gli arreca fastidio, va eliminato. Convivere, coesistere ancora oggi sono parole sconosciute. Come anche pensare e prevedere. Le conseguenze delle proprie azioni ad esempio. E dire che in altri posti la convivenza tra uomo e orso non è poi questa tragedia greca che in Trentino fanno apparire trotterellando e trollando sui social quelli che con truce disprezzo chiamano “animalari”. E non bisogna andar troppo lontani, eh. Non in Canada, dove già da anni un sistema basato sull'intelligenza artificiale aiuta a individuare la presenza di orsi vicino all'abitato. E nemmeno in Kamchatka, nell’estremo oriente siberiano, dove gli orsi sono protetti dalla legge e vivono in totale armonia con la natura e gli abitanti. Basta andare nel vicinissimo, e mite, Abruzzo. Dove a questo meraviglioso animale, peraltro simbolo della nostra infanzia ricca di orsetti e orsacchiottoni vari ma forse Fugatti il suo se l’è magnato in culla, ha dedicato anche un buonissimo dolce. Il Pan dell’orso, appunto, inventato nel secolo scorso a Scanno dalla famiglia Di Masso e la cui storia affonda in un’antica e suggestiva leggenda. Si narra, infatti, che questo dolce sia nato durante una fredda giornata d’autunno allorquando alcuni pastori, impegnati nella transumanza, avevano intrapreso il loro viaggio riempiendo le proprie bisacce di Panelli, un dolce tradizionale a base di mandorle e miele. Durante la notte il luogo dove dormivano i pastori fu assalito da alcuni orsi che però divorarono solamente i Panelli, risparmiando la vita dei pastori. Per questo motivo quel dolce a base di miele e cannella è oggi chiamato Pan dell’Orso. Curiosi di sapere come viene gestita la situazione orsi in Abruzzo, abbiamo raggiunto telefonicamente Angelo Di Masso, maestro pasticcere che nel 2014 si fece promotore di un singolare appello: dare all’orsa Gemma la cittadinanza onoraria di Scanno. Che all’epoca era un’ospite fissa del paese, al punto che un giorno la si vide avventurarsi in pieno giorno tra la gente a passeggio nel centro storico. La proposta non venne accolta dal sindaco, ma la passione di Angelo per i plantigradi è rimasta la stessa.
“Un animale agisce per istinto, noi agiamo per ragione - ci dice Angelo -. Siamo noi che dobbiamo essere attenti. Siamo noi che abbiamo voluto ripopolare il bosco di orsi dopo averli sterminati. Siamo noi che abbiamo invaso il loro territorio. Non sono un esperto per dire quale possa essere la soluzione più giusta. Ma se ci sono già l’anno scorso o due anni fa ci sono degli attacchi dell’orso verso l’uomo forse bisognava prendere degli accorgimenti. O, in alcune zone, non bisognava far andare le persone in tranquillità o avvisare che era una zona di pericolo. Qui gli orsi circolano sotto casa. Ma abbiamo un corpo forestale e dei guardiaparchi che sono molto ma molto attenti. Qui in Abruzzo la convivenza è molto facilitata dai guardiaparco e dai forestali che sono attenti e preparati. Ci sono delle persone che hanno studiato l’orso e hanno fatto tantissimi filmati. C’è un signore, che purtroppo ora non c’è più, che si chiamava Nunzio Petrocco e aveva fatto tutti i filmati degli orsi che poi sono stati trasmessi anche da Bruno Vespa e da altri. Qui la convivenza è sempre stata molto tranquilla, sempre tra virgolette perché poi gli orsi si sa attaccano i greggi delle pecore. Proprio come racconta la leggenda del Pan dell’orso, che aggredì non il gregge ma il pastore senza però fargli nulla perché aveva nella bisaccia questo dolce a base di mandorle e miele, di cui è goloso. Ora io dico: gli animali vanno tutelati, ma l’essere umano forse ancora di più. E’ questa la grande contrapposizione no? Ma allora che facciamo: prendiamo l’orso e l’ammazziamo? Non è una soluzione, sennò qualcuno potrebbe dire sterminiamo tutta la razza umana e facciamo prima. Ci vuole una educazione. L’orsa si era ritirata nella parte più alta della montagna per stare con i suoi cuccioli. Ogni mamma difende i suoi cuccioli. Io ripeto: gli animali agiscono per istinto, e non per ragione. Quel ragazzo poverino si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Io qui a Scanno li ho visti a dieci metri, è un’esperienza emozionante e bellissima, così come incontrare un lupo o un cervo. Noi viviamo in mezzo alla natura, agli animali. la convivenza è possibile, bisogna sempre trovare un confine giusto per riuscire a fare turismo, ad avere il giusto impatto. In determinati periodi bisogna essere un po’ più attenti e cauti così come fanno in Canada. Non è che lì hanno distrutto il grizzly. In Australia che c’è lo squalo bianco non è che non vanno più al mare. Ci vanno ma prendono delle precauzioni. Altrettanto dovrebbero fare in trentino. Poi chi è che ha deciso di re immettere l’orso lì? Ma c’erano degli step da fare. Un cinghiale è molto più pericoloso di un orso. Chi va in montagna, almeno qui, ci va sempre con una grande attenzione con la speranza che non succeda mai nulla di brutto. ma una cosa me la chiedo: una donna è libera di andare di notte alla stazione termini da sola? Visto che parlano di libertà. Non lo è libera. E allora che facciamo sterminiamo tutti quelli che stanno là fuori? Invece in una società evoluta una donna si deve sentire libera di poter camminare 24 ore al giorno in qualunque situazione. Non è forse più grave il caso di un ubriaco che si mette sopra la macchina e va a 200 all’ora ammazzando i pedoni? Ma di cosa stiamo parlando? La soluzione abbattiamo l’orso non dovrebbe nemmeno esser pensata. Con l’orso bisogna conviverci e bisogna trovare delle soluzioni con delle persone esperte. Probabilmente ci sarà bisogno di mettere più personale che segnala la posizione dell’orso così ci possono essere anche più posti di lavoro e si riesce a segnalare in maniera più repentina dove si trova l’orso e dove in quel periodo è meglio non passare. Questa potrebbe essere una delle soluzioni. Noi ci viviamo e ci conviviamo e io mi auguro che ogni anno ci sia un incremento di questo bellissimo animale. Io quando ho fatto la proposta della cittadinanza onoraria all’orsa Gemma volevo invitare tutti gli altri presidenti degli altri parchi a condividere quali sono le problematiche e come si può anche, tra virgolette, sfruttare la natura portando i turisti ad amarla ma in libertà. L’orso è abitato a percorrere chilometri e chilometri nell’arco di 24 ore. Gli animali devono vivere in totale libertà. Riuscire a condividere con altri questo percorso con tutte le sue problematiche sarebbe interessante per risolvere al meglio la situazione. La mia proposta era: facciamo diventare Scanno il paese degli animali. In maniera simbolica per diffondere questo messaggio: venite nel parco dove potete ammirare nella loro totale libertà gli animali, che sono gli orsi ma anche dei lupi molto belli le aquile eccetera. Però così si può condividere una problematica, e trovare delle soluzioni percorribili. Io penso che la convivenza ci debba essere perché comunque viviamo in montagna e siamo noi umani con la ragione ad aver scelto di riqualificare una zona e farla abitare da tanti orsi. Vent’anni fa in Trentino c’erano massimo cinque orsi. Pure qua in Abruzzo è successo che in passato gli orsi sono stati ammazzati. Ma il Parco nazionale d’Abruzzo e Molise è enorme. Se ci vogliono più persone per controllare delle zone mettetele. E’ come quando d’estate i piromani danno fuoco ai boschi nel periodo estivo distruggendo flora e fauna. A quelli che gli dovremmo fare? L’orsa ha agito per istinto, se lei ha attaccato è perché si è sentita minacciata e purtroppo una zampa di un orso fa male. E infatti io quando li vedo sto a dovuta distanza, anche per rispetto alla loro indole. Quando si va in montagna, così come quando si va al mare, bisogna prendere tutte le dovute precauzioni”.
Addolciamo il finale: come è nato realmente in Pan dell’orso?
“Mio padre ha inventato il Pam dell’orso e io coi miei fratelli stiamo proseguendo il lavoro. Lui voleva dedicare un dolce a mia nonna chiamandolo dolce Angela poi un poeta di Scanno gli ha detto visto che qui ci sono tanti orsi chiamalo il pane dell’orso e da lì è nato tutto. E’ dal 1970 che noi siamo a livello commerciale e portiamo un po’ in Italia e un po’ all’estero questa tradizione”.
Magari potresti fare un’imbarcata di Pan dell’orso in Trentino e regalarnequalcuno a Fugatti per addolcirlo un po’…
“E’ una buona idea, ci penserò!”.