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San Valentino, stupiscimi!

- di: Barbara Leone
 
I guai, si sa, arrivano sempre in coppia. Un po’ come i carabinieri. E come le corna. Manco il tempo di salutare Sanremo, che eccoci a un altro santo di cui faremmo volentieri a meno. Non per lui, che poverino ci fa pure tenerezza. Ma per ciò che rappresenta e comporta, appunto, proprio per le coppie di cui sopra. Lui: l’attesissimo e temutissimo San Valentino. Come ogni anno ce ne stiamo qui, imbarazzati e mesti, a lanciar irriverentemente zampilli e orde d’anatemi contro questa festa melensa, patetica e inutile creata ad hoc per spillar soldi. Il giro d’affari che come uno squalo volteggia intorno a questa ricorrenza è da capogiro: 350 milioni di euro secondo le ultime stime del Codacons. I primi a sfregarsi le mani sono i ristoratori che, stando ai dati  diffusi da Fipe (la Federazione italiana pubblici esercizi), solo nella giornata di oggi incasseranno in totale circa 270 milioni di euro. Per carità, dopo le innumerevoli difficoltà causate dalla pandemia che hanno dovuto fronteggiare siamo ben felici che gli esercenti riprendano fiato. Magari, però, non a scapito dei soliti imbocconi di turno, che puntualmente ci cascano con tutte le scarpe. Perché è proprio l’idea di fondo che ci risulta indigesta. Senza contare il fatto che, diciamo la santa verità, sono in molti a marciarci inzuppandoci il biscotto. E pure il bacio perugina con la scusa del caro energia. Un esempio? Proprio loro: i cioccolatini. Il simbolo principe e principale di San Valentino, che secondo l’Osservatorio nazionale Federconsumatori  quest’anno sono aumentati del 45%. Quasi il doppio! I fiori, invece, “solo” del 6,4%, mentre i gioielli del 7,1%. Sul fronte cena, i rincari sono più ballerini perché a discrezione del titolare, e vanno così da un +7% fino ad un +30%.

San Valentino ma quanto mi costi!

Aumenti che evidentemente non preoccupano più di tanto gli italiani, visto stasera sono più di cinque milioni quelli che organizzeranno la classica cenetta romantica a lume di candela con sviolinata al seguito. In pratica un italiano su tre porterà la propria metà a cena fuori. Senza contare tutto il resto: pupazzetti, foto incorniciate, bijou e ninnoli vari fino alle fughe romantiche in agriturismo o in qualche lussuosissima spa. La domanda è una e una sola: ma perché? Davvero non ci arrivo, fatemi un disegnino a prova di allocca! Per quale cavolo di motivo una coppia, che magari fino a ieri s’è scannata e/o cornificata, deve spendere tutti questi soldi? Magari ci sono uomini che fanno pure i buffi (tradotto dal romanesco: i debiti) per stupire la dolce metà con tappeti di petali di rose, brillocchi, caviale e champagne. Ma anche no, grazie. Stupiscimi sì, ma tutti i giorni rifacendo il letto, caricando la lavapiatti o semplicemente alzando la tavoletta del wc. Per esempio. Che se poi poco poco lo dici… “ma ripeti sempre la stessa cosa?”. Sì, chissà perché. Stupiscimi sì, con una telefonata che non sia la solita “ricordati di passare in tintoria” ma semplicemente un “amore come stai?”. Che nove volte su dieci non lo sai manco come sto, perché non te lo dico. E tu non vuoi vederlo. Stupiscimi sì, ma rispettando i miei spazi fatti di bambagiose chiacchiere con le amiche e le mie lune popolate d’inspiegabili nostalgie e pindarici voli mentre guardiamo un film. Stupiscimi comprendendo che dietro certi silenzi ci sono spesso mille parole strozzate in gola, stupiscimi aprendomi una sola volta la portiera anche se fa tanto antico, stupiscimi mettendo la mia canzone preferita in macchina o prendendomi per mano quando siamo al supermercato. Anzi no, voliamo più basso. Stupiscimi… e vai anche tu al supermercato a fare la spesa. Chiariamolo: è un ironico ed esasperato divertissment sul tema. Ma a ben pensarci non così lontano dalla realtà. Ma oggi no. Perché si festeggia l’ammmore. Quello con la A maiuscola, universale, for ever ma proprio ever ever, che ti manda in brodo di giuggiole e miciomiciomiaomiao. Sì, insomma, quella roba lì. L’ammmore firmato San Valentino. Con l’ipocrisia nell’aria, che si confonde col profumo delle rose. Che, si sa, appassiscono il giorno dopo. 
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