Rete unica: Solari (SLC CGIL), tavolo di lavoro non sia un diversivo

 
Smart city, internet delle cose (IoT), cloud, digitalizzazione della pubblica amministrazione, monitoraggio ambientale, gestione ottimale delle reti energetiche, telemedicina, veicoli a guida autonoma e altro ancora saranno parte del nostro futuro.

Banche dati sempre più estese, capacità di calcolo sempre più potenti, sensori sempre più miniaturizzati e a basso costo saranno interconnessi da una rete integrata di fibra e 5G, praticamente a bassissima latenza, dando vita a tante nuove applicazioni, nuove opportunità e anche a tanti nuovi problemi da affrontare.

Comunque la si pensi, questo processo è inarrestabile.

Un grande Paese come il nostro non può ridursi a essere solo un utilizzatore finale delle nuove tecnologie. Deve invece mantenere, per quanto possibile, una capacità cognitiva e industriale, deve poter partecipare con le sue aziende, con le sue università e i suoi centri di ricerca al consolidamento e allo sviluppo del settore in Europa e nel mondo.

Il mercato non garantisce questo risultato. Servono investimenti pubblici e, soprattutto, una scelta precisa di politica industriale.

La condizione necessaria, anche se non sufficiente, è innanzitutto impedire che il patrimonio attuale (poco o tanto che sia) venga disperso.

La nostra scelta di difendere l’unicità aziendale del Gruppo TIM discende, oltre che dall’ovvia tutela dell’occupazione oggi esistente e di quella che potenzialmente si potrà creare domani, dalla convinzione che da qui si possa partire per costruire un nuovo progetto industriale utile al Paese.

Naturalmente occorre pensare ad una TIM che evolve, che risolve una volta per tutte il nodo della stabilità della governance attraverso un impegno diretto, anche se non esclusivo, di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e che, oltre che assicurare l’integrità, la sicurezza e lo sviluppo della rete, sappia consolidarsi in un moderno soggetto industriale, capace di affermarsi in un mondo digitale in piena evoluzione quantitativa e qualitativa.

Se ci sarà un domani, dipenderà dalle scelte che compiremo oggi. Per questo giudichiamo decisivo il confronto che si svilupperà nelle prossime settimane.

Pertanto, mi auguro che il “tavolo di lavoro” annunciato oggi dal Governo non sia un diversivo, bensì il luogo fisico nel quale, con trasparenza, reciproco ascolto e leale confronto, si possa determinare la migliore delle scelte possibili.
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