Pupe, secchioni e nulla cosmico

- di: Barbara Leone
 
Finalmente una buona notizia: gli ascolti de “La pupa e il secchione” sono in caduta libera: solo il 9% di share, pari a poco più di un milione di spettatori per la seconda puntata. E siamo solo alla seconda puntata. Ergo… i telespettatori italiani non sono poi così imbecilli come spesso si pensa, e forse tomo tomo cacchio cacchio stanno uscendo dal letargo cerebrale che li contraddistingue da fin troppo tempo. Del resto lo show condotto dalla Barbarella nazionale è veramente da pelle d’oca. Nel senso che ti si accappona la pelle per quanto è brutto. I personaggi, poi, sono triti e ritriti. Così come i giudici. Praticamente un prolungamento di Gf, reality vari e del pomeriggio di dursiana memoria. Tutta roba chic, insomma. Programmi che lasciano il tempo che trovano, certo, ma che non sono poi così innocui come si pensa. Perché sono striscianti, subdoli, s’insinuano nel dna traghettando blocco per blocco messaggi deleteri, fuorvianti ed impregnati di luoghi comuni. 

Gli ascolti de “La pupa e il secchione” sono in caduta libera

A cominciare dal titolo: la pupa e il secchione. Il sottotesto è: bella e scema, colto e sfigato. Perché la connotazione negativa per entrambe le categorie è fin troppo evidente. E così le belle ragazze devono essere per forza stupide ed ignoranti, mentre quelli che studiano sono sempre bruttini e con poco, o niente, sex appeal. Ancora a pensare che gli intellettuali sono imbranati per costituzione e che bellezza fa rima con sciocchezza? Che noia che barba, che barba che noia! Il programma sarebbe davvero avanti se ribaltasse quest’osceno luogo comune, presentando magari un affascinante filologo francese che conquista la pulzella di turno recitando versi di Baudelaire. O un’avvenente matematica che seduce un pulzello con i frattali di Mandelbrot senza mostrare cosce, natiche e latteria varia. Allora sì che avrebbe un senso, perché farebbe capire ai ragazzi che con la testa piena si cucca di più, e meglio. E che teste vuote, anche se bellissime, dopo un po’ vengono a noia come le rotelle di liquirizia a forma d’orsetto. 

Così è un copione già visto, con gente già vista che venderebbe pure la mamma a un nano pur di fare programmi spazzatura… già visti! Quest’edizione, poi, è la sagra del ridicolo. Con le pupe che sono pupissime ochissime giulivissime, ed i secchioni che sembrano ancora più sfigati e per di più usciti dall’università di topolinia. E così c’è l’immancabile cubista che si dimena mostrando tutte, ma proprio tutte tutte, le sue grazie, il quarantenne intellettualoide che vive ancora con mammà e non ha mai fatto l’amore e, siccome stavamo scarsi a corna, l’ennesimo triangolo amoroso (si fa per dire) targato Alex Belli. Che veramente ancora dobbiamo capire da dove sia stato paracadutato. I genitori, se possibile, sono pure peggio. Perché c’è pure quello che è stato iscritto alla trasmissione da mammà (sempre lei) che era preoccupata perché il povero cocco stava troppo sui libri. Vogliamo parlare delle prove?

Il ZuccaTestSprint. Esatto, è un test d’intelligenza. Ma per lobotomizzati

Il ZuccaTestSprint. Esatto, è un test d’intelligenza. Ma per lobotomizzati. Ora vabbè che i tempi sono quelli che sono, che vogliamo ridere, ci vogliamo divertire, evviva la leggerezza e tutte ste menate simili. Ma questo vuol dire trattare i telespettatori da minus habens. E’ vero, c’è il telecomando e tremilaquattrocento canali. Ma la zia Peppina da Indiprete, non foss’altro che per pigrizia o abitudine, magari vede sempre gli stessi. Vogliamo dire che la zia Peppina è deficiente? Diciamolo, dillo Barbarella! Perché tu nel caffeuccio ci inzuppi il biscotto eccome. Abbiamo bisogno di leggerezza, non del nulla cosmico. E poi basta guardare Alberto Angela per capire che si può essere colti, intelligenti e pure strafighi. 
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