Morire di morosità

- di: Barbara Leone
 
Si può morire di freddo nel 2023? E no, non stiamo parlando di un povero clochard che dorme su di una gelida panchina, né di un escursionista disperso tra le gole di una montagna innevata. A morire di freddo è stato, pochi giorni fa, un anziano che se ne stava tranquillo in casa sua. Siamo a Roma, quartiere Balduina. Non esattamente il terzo mondo, quindi. L’uomo è stato trovato senza vita dopo che i responsabili del residence dove viveva, non vedendolo da parecchi giorni, hanno allertato le Forze dell’ordine. Il corpo era già in stato di decomposizione, quindi si presume che il decesso fosse avvenuto qualche settimana prima. Sul caso sono in corso ancora una serie di accertamenti, ma l’ipotesi più probabile è che il settantatreenne, il quale evidentemente non godeva certo di ottima salute, sia morto di freddo e stenti. Le utenze di gas e luce, infatti, gli erano state staccate per morosità. Non aveva pagato le bollette. Era povero. Un povero invisibile. Uno dei tanti poveri della porta accanto, di quelli spesso nascosti dietro un’apparente normalità fatta di una casa in quartiere bene, della spesa al mercato e di quattro chiacchiere al bar. Quella di Antonio, così si chiamava, è innanzitutto una storia di nera solitudine. Nessun familiare, amico o vicino lo ha cercato. Quest’uomo non aveva nessuno che gli chiedesse semplicemente come stai? Hai bisogno di qualcosa? E già questo è aberrante. Perché è impossibile che non avesse uno straccio di nipote, cognato, cugino anche alla lontana. Ma mettiamo pure che fosse solo al mondo: possibile che a settantatre anni non avesse un amico? Sicuramente sì, ma evidentemente non era amico abbastanza.

Un povero invisibile. Uno dei tanti poveri della porta accanto

La verità è che siamo assuefatti, anestetizzati dall’indifferenza e dall’egoismo. Soprattutto nelle grandi città. Dove i vicini di casa nove volte su dieci, o poco meno, manco il buongiorno e buonasera ti danno. Ma per insultarti se cade l’acqua mentre innaffi o il cane abbaia o lasci l’ombrello ad asciugare sul pianerottolo, vedi come lo conoscono bene il tuo nome. Tralasciando questo tristissimo aspetto, che è figlio d’una società oramai inaridita e imbarbarita all’ennesima potenza (perché no: non ne siamo usciti migliori, tutt’altro), c’è poi un’altra questione. Ed è quella che riguarda l’ottusa cecità delle compagnie di luce e gas. Cui non interessa un bel fico secco chi sei, e che dietro quel contatore c’è una persona, una storia, una vita. Non capiscono, o non vogliono capire perché non gliene importa niente, che non tutte le morosità sono uguali. Esistono casi e casi. Quelli che se ne fregano e fino a che mi va bene non pago. E poi ci sono quelli che molto più semplicemente non hanno i soldi per pagare. Magari Antonio era uno che viveva con una pensione di quattro spicci, e che faceva i salti mortali anche per mettere insieme il pranzo con la cena visti i rincari paurosi degli ultimi tempi. E comunque al giorno d’oggi la povertà non è solo quella più tangibile di chi non riesce a mettere un piatto in tavola. Esistono tanti e tanti tipi di povertà. E quella energetica è una di queste.

Dunque, di grazia, perché prima di staccare luce e gas, per di più nel pieno del rigido inverno, le compagnie non si degnano di fare una telefonata e chiedere: perché non stai pagando? Hanno tanti call center, pronti a frantumarci gli zebedei per acquisire nuovi clienti o per appiopparci l’ultima convenientissima offerta a cui non potrà dire di no… Ti chiamano ad ogni ora del giorno e della notte, festivi compresi. Ma non si possono prendere il fastidio di chiamare per sapere che problema hai. Ma soprattutto perché prima di staccarti luce e gas non si scomodano a comunicarlo, in tempi congrui s’intende, ai servizi sociali o chi per loro? Ci sembra il minimo sindacale in un Paese civile, che dovrebbe sempre e comunque difendere la dignità (oltre che naturalmente la vita) dei cittadini. Sul caso di Antonio sono intervenute anche le Associazioni di Consumatori della Regione Lazio, che hanno chiesto “con forza l’abolizione del procedimento di distacco delle utenze di luce e gas nei casi di difficoltà e di impedimenti economici da parte degli utenti e delle famiglie, impossibilitate a pagare le bollette o rientrare dei debiti maturati a causa delle condizioni economiche precarie. Ricordiamo agli utenti - prosegue la nota delle Associazioni di Consumatori aderenti al Crcu -  che a Roma è attivo il servizio S.A.I.S.A, che è rivolto agli anziani che si trovano in condizione di temporanea o permanente limitazione della propria autonomia e che necessitano di un sostegno a domicilio per rispondere ai bisogni di cura, igiene personale, gestione delle incombenze quotidiane e socializzazione. Il sostegno viene erogato sulla base della valutazione del bisogno socio-assistenziale della persona e prevede l’elaborazione di un Piano d’Intervento Individuale volto allo sviluppo e al mantenimento dell’autosufficienza, dell’autonomia e dell’integrazione sociale. Per superare la crisi economica - concludono le Associazioni di Consumatori - in alcuni casi è necessario l’impegno e il coinvolgimento di tutte le Istituzioni”. Care Istituzioni, dunque, datevi una mossa. No. Non si può sentire che un uomo muoia di freddo a casa sua perché non ha pagato le bollette. Fa male al cuore. 
Seguici su:
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli