Miss, mia cara Miss
- di: Barbara Bizzarri
Da quando essere belli è una colpa? Miss Italia si è svolta praticamente in sordina sui suoi canali social dato che l’implacabile mammarai ha chiuso le porte allo storico concorso che ha lanciato alcune fra le bellezze più sfolgoranti del nostro cinema, da Lucia Bosè a Silvana Mangano, e i soliti eroi da tastiera si sono già scatenati contro Lavinia Abate, la bella diciottenne romana eletta Miss Italia 2022, rea, secondo loro, di essere troppo magra (che darei per vedere chi la critica: un’idea già ce l’ho, e in ogni caso raccomando forti dosi di maalox). A quanto pare, perché così dicono quelle che le donne le difendono, l’idea stessa del concorso è scandalosa, e si deve dimostrare di non essere soltanto belle, e via svolazzando di banalità in banalità. Insomma, ci si deve pure giustificare di essere figa, dunque è bene, secondo un senso dalla razionalità sfuggente, che si piazzi Falcone in prima linea in un concorso di bellezza, tanto per far capire che oltre le gambe c’è di più. Ancora, quelle che difendono le donne dicono che mettersi in costume per un concorso di bellezza sia un atto di sottomissione: che ingenua sono stata a pensare che la sottomissione fosse essere prese a bastonate per aver espresso un'opinione come accade in Iran, Paese funestato da repressioni feroci che qui ritengono di poter combattere tagliandosi le doppie punte in pubblico. A proposito del concorso di bellezza, si dice anche che sia ora di badare all'intelligenza, come se le miss del passato fossero state delle pirla, dalla Leone alla Loren che ha dimostrato invece, oltre alla bellezza innegabile, un'intelligenza e una determinazione che ben pochi possono vantare. Per non parlare delle ragazze “buttate in pasto alla giuria” (chi le ha obbligate con una pistola alla schiena? Direi nessuno.
Lavinia Abate è Miss Italia 2022
E dunque una sarà pure libera di fare ciò che vuole con il suo corpo, oppure la regola aurea my body my choice vale solo per l’aborto e per tutto il resto la scelta è altrui?). Quindi, grazie a una pletora di rosiconi implacabili ma che pure loro vogliono provare l’ebbrezza da beltade si è sdoganato tutto, perché gente che ha palesemente covato frustrazioni inconfessabili ha imposto il suo modo di vivere, le sue ansie, ipocondrie e idiosincrasie: quindi, una bella che va a un concorso di bellezza, ebbene che parli di Iacopone da Todi per far capire di non essere sfruttata, le altre possono essere dei bidoni, conservare tutti i peli su un’altezza di due mele o poco più, dato che essere unici è già bello di per sé (come no). Ora, a parte una categoria a se stante che non è bene una signora nomini e che potrebbe persino approvare questo obbrobrio, sappiamo tutti che non è così e che queste chiacchiere sono carognate aberranti. La tanto strombazzata idea di inclusività sta facendo più danni della pandemia, vogliono farci credere che qualsiasi faccia, taglia e difetto siano accettabili e meravigliosi, e poi le modelle sono sempre più scheletriche e i social traboccano di culi ritoccati al vento. La verità è che il bello è universale, e che tutti cerchiamo la bellezza: il resto è solo una misera consolazione, prova ne è la fortuna dei chirurghi plastici, triplicata durante la pandemia a causa di chi si vedeva brutto su zoom et similia, ovvero quasi tutti. La dura realtà è che se pesate seicento chili, avete patologie imbarazzanti, l’alluce valgo e la faccia di Nocciola la strega, allora no, non siete belli, e sì, lo sapete, tanto per parafrasare American Beauty, tutto il resto è aria fritta propulsiva, la maggior parte delle volte, a vendere: null’altro. E a tutti quelli che pigolano dal loro abisso di scontento perché la miss deve essere colta e intelligente e citare Seneca quando invece, se decide di partecipare a un concorso di bellezza è sufficiente che sia bella, altrimenti faceva i campionati di fisica quantistica (oltretutto chi esclude che non possa gareggiare in entrambi? Però non si capisce perché lo debba dimostrare a gente che sembra don chuck castoro), e che tutto questo hypocritically correct si scateni proprio laddove le attrici se non sono gnocche non lavorano (in Italia una come la Streep non sarebbe mai esistita), ebbene, a voi può rispondere soltanto un autentico cultore della bellezza. Ricordatevi, signori (senza asterisco) miei, che “la bellezza è superiore al genio, perché non richiede spiegazioni”.