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Lo strascichetto inutile

- di: Barbara Leone
 
Evviva evviva! Valerio Scanu ha detto sì. Dopo tre anni di felice fidanzamento, il cantante sardo “amico” di Maria che passerà alla storia per aver fatto l’amore “in tutti i luoghi in tutti i laghi in tutto il mondo” è convolato a nozze, o giù di lì, col suo compagno Luigi Calcara. Solo pochi mesi fa, la romantica proposta di matrimonio che commosse tutto il web perché condivisa (e come ti sbagli) su Instagram con Scanu che per un attimo si trasforma in Morandi “in ginocchio da te”. E con quel video il fanciullo prese due piccioni con una fava: perché da una parte chiese la mano al suo lui, e dall’altra spiattellò a tutti la sua omosessualità. Il famoso, trito e ritrito coming out che però, almeno nella fattispecie, era il segreto di Pulcinella perché che Scanu fosse gaio lo sapeva pure topo Gigio. Alt, fermi tutti: perché lo so cosa state pensando. Manco per niente. Non solo non sono per nulla omofoba, anzi siamo perché in questo caso mi permetto di parlare a nome del giornale tutto per cui mi fregio di scrivere.

Valerio Scanu ha sposato Luigi Calcara

Ma, per quanto mi riguarda, sono per l’arcobaleno senza se e senza ma. Per l’amore universale, rotondo, abbacinante e avvolgente. L’amore che include, e mai esclude per intenderci. Matrimonio compreso. E però poi c’è una cosa che si chiama buon gusto. Che peraltro vale tanto per gli etero quanto per i non etero. Perché a veder le foto del suddetto matrimonio, per l’esattezza rito civile, celebrato in Sala Rossa al Campidoglio cascano un po’ le braccia eh. Scanu s’è presentato di bianco vestito, e fin lì ok. Ma lo strascico era proprio necessario? Passi l’abito bianco, tanto oramai non esistono più spose vergini manco a cercarle col lanternino. Passi pure per l’acconciatura cotonata e boccolosa, infondo a un artista (mo’, artista!) tutto è concesso. Passi finanche per la serenata della sera prima in perfetto e pacchianissimo stile “Castello delle cerimonie”, che almeno rispetto ai chiassosi sposi di Donna Imma questi qua sono intonati e dotati d’un certo stile. Ma quello strascico (anzi strascichetto perché si vede che è andato al risparmio) anche no, eddai. Pare, ed è, un tantinello sopra le righe. Forse una provocazione per far parlare di sé ed omologarsi in tutto e per tutto alle altre spose. Ma diciamoci la verità: non è per nulla chic. E’ una pagliacciata. Come quelle che poi ci fanno stare sulle scatole i vari Gay pride dai condividibilissimi principi. Ok, la forma non è sostanza. Ma la classe, che oramai scarseggia sempre di più, fa e farà sempre la differenza. Per tutto il resto c’è Mastercard, e sempre viva l’ammmore. In tutti i luoghi, in tutti i laghi, in tutto il mondo…
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